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RECENSIONI

Elisa Giobbi

La rete

Stampa alternativa, Pag. 166 Euro 15,00
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Nico ed Emma, un’amicizia lunga una vita. Un’amicizia vera, profonda, che sfiora territori altri dall’amicizia senza addentrarvisi mai. Questo è La rete, il romanzo d’esordio di Elisa Giobbi (Stampa Alternativa). Buona prova, diciamolo subito, anche se non ci è sembrato azzeccato né il titolo, né la quarta di copertina, che il romanzo dovrebbero presentarlo in maniera adeguata.
Tolto questo però la storia funziona, e funziona proprio bene incollando il lettore al libro dalla prima all’ultima pagina. Due donne agli antipodi Nico e Emma: atteggiamenti mascolini, distruttiva e destinata alla “perdizione” la prima, più razionale e integrata, al limite dell’imbranato, la seconda, che poi è la voce narrante. Emma preferisce leggere la vita, mentre Nico ci si tuffa dentro “come in un mare agitato”. Eppure nonostante queste differenze, le due cresceranno insieme, perdendosi e ritrovandosi diverse volte, quasi che ci sia un’invisibile filo che le unisca, una sentimento forte difficile da capire.
Protagonista del romanzo è il tempo che corre, e così ritroviamo la new wave, la morte di Berlinguer, la nascita di “Video Music”, insomma pezzi della nostra storia contemporanea, che Nico ed Emma attraversano senza porsi troppe domande. Da questo punto di vista La rete è una sorta di romanzo di formazione, con Nico che cade, si rialza, cade ancora, fino a trovare la sua strada (storta, neanche a dirlo) che sarà quella dell’operatrice di una chat-line erotica. Emma fa fatica a rimanerle accanto: Nico è una che destabilizza, ama “la velocità, il rischio, la trasgressione” e a volte diventa insopportabile. Gira a vuoto senza concludere niente e stare con lei è “come condividere una grande bolla di sapone, senza mai toccare terra”.
La narrazione scorre via veloce, pulita, sullo sfondo di una Firenze velata, a tratti oscura, quella che non trovi sulle guide turistiche, una città che Nico ed Emma vivono soprattutto di notte, tra concerti e feste rock. Da leggere.


di Marco Minicangeli @gattospinoso


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