RECENSIONI
Renzo Paris
La vita personale
Hacca, Pag. 368 Euro 16,00
Non è soltanto il romanzo sentimentale per eccellenza di Renzo Paris, biografia raccontata attraverso le sue donne, la sua nevrastenia, la sua sensibilità: La vita personale è un impressionante libro di memorie di una generazione di letterati romani – o romani d'adozione: come sempre. Paris è la voce e la memoria storica, in questo libro, della Scuola Romana: dell'ultima Scuola Romana. Noi, letterati romani (d'adozione, s'intende) nati dalla seconda metà degli anni Settanta in avanti, dobbiamo essere riconoscenti per questo incredibile regalo: una visione privilegiata, orgogliosa e onesta di un momento della storia della Letteratura e della cultura di questa Nazione che nessuno prima aveva saputo interpretare e raccontare con tanto equilibrio, tanta dolcezza, tanta umiltà. Con tanta, in altre parole, personalità. Preparatevi: leggendo questo libro vi ritroverete a camminare e a parlare con Pasolini, con Moravia, con Amelia Rosselli, con Antonio Veneziani, con Sandro Penna. Ascolterete Ginsberg, e incrocerete lo sguardo di Giulio Ferroni, Daniele Del Giudice, Nanni Moretti. Tutto miracolosamente intatto. Ancora – adesso – vivo.
Amerete le donne che ha amato l'alter ego di Paris: condividerete la sua visione del sesso, del possesso, dell'idolatria della carne d'una donna. E tutto a un tratto, di fronte a voi, una visione: la poesia – la letteratura – donna: la donna come porta della letteratura; è l'impossibile coincidenza di carne e parola, idea che non può incarnarsi se non nell'utopia. E tuttavia quanto è disperatamente bello credere che sia possibile che lei, la donna amata, sia carne e carta, sia il senso e i significati tutti: lo scrigno dell'essenza di ogni cosa. E che quella carta e quella carne siano tue, è il sogno. Il sogno del possesso. Che tu possa dominarle, e averle. Naturalmente: senza artificio. Quasi per predestinazione. Non per un'ora, per sempre. Paradiso letterario, Eden esiste: è un giardino abitato e la parola plasma tutto quel che appare, dà forma al niente: il letterato abita, ripopola e genera il non è.
Scrive Andrea Di Consoli: La vita personale di Paris, tra i suoi romanzi più importanti, è il resoconto di un'intera vita, un testamento, un lucido e doloroso sberleffo alle proprie ossessioni amorose e sentimentali. È, anche, un romanzo pieno di oscillazioni, se è vero che attraversa indenne molti generi, dalla lirica alla pochade, dall'autofiction alla commedia degli equivoci, dal romanzo sociologico al melodramma.
Questo romanzo ha senso perché è un anello forgiato col sangue dei giganti, e dei grandi combattenti, e degli avanguardisti e dei poeti puri sconfitti, ma almeno vissuti. Vissuti sognando, sacrificando tutto alle arti, a questa Dea stupenda e puttana che è la Letteratura, a questo vizio che t'ammazza, a questa donna che d'un tratto ti disprezza, ti scaccia. Allora non possiamo non guardare a questo anello con rispetto: con devozione. Non omnis moriar.
Roma rinasca. Roma rinasca dalle sue ultime ceneri. Roma ascolti chi la grandezza ha vissuto e incarnato. Ascolti Renzo, ascolti Antonio. Questo è il sentiero, scolpito nel tempo. Sfogliatelo. Spogliatelo. Vestitelo di significati. Il senso uno rimane. La tradizione non è vinta. S'è interrotta. Rifiorirà.
di Gianfranco Franchi
Amerete le donne che ha amato l'alter ego di Paris: condividerete la sua visione del sesso, del possesso, dell'idolatria della carne d'una donna. E tutto a un tratto, di fronte a voi, una visione: la poesia – la letteratura – donna: la donna come porta della letteratura; è l'impossibile coincidenza di carne e parola, idea che non può incarnarsi se non nell'utopia. E tuttavia quanto è disperatamente bello credere che sia possibile che lei, la donna amata, sia carne e carta, sia il senso e i significati tutti: lo scrigno dell'essenza di ogni cosa. E che quella carta e quella carne siano tue, è il sogno. Il sogno del possesso. Che tu possa dominarle, e averle. Naturalmente: senza artificio. Quasi per predestinazione. Non per un'ora, per sempre. Paradiso letterario, Eden esiste: è un giardino abitato e la parola plasma tutto quel che appare, dà forma al niente: il letterato abita, ripopola e genera il non è.
Scrive Andrea Di Consoli: La vita personale di Paris, tra i suoi romanzi più importanti, è il resoconto di un'intera vita, un testamento, un lucido e doloroso sberleffo alle proprie ossessioni amorose e sentimentali. È, anche, un romanzo pieno di oscillazioni, se è vero che attraversa indenne molti generi, dalla lirica alla pochade, dall'autofiction alla commedia degli equivoci, dal romanzo sociologico al melodramma.
Questo romanzo ha senso perché è un anello forgiato col sangue dei giganti, e dei grandi combattenti, e degli avanguardisti e dei poeti puri sconfitti, ma almeno vissuti. Vissuti sognando, sacrificando tutto alle arti, a questa Dea stupenda e puttana che è la Letteratura, a questo vizio che t'ammazza, a questa donna che d'un tratto ti disprezza, ti scaccia. Allora non possiamo non guardare a questo anello con rispetto: con devozione. Non omnis moriar.
Roma rinasca. Roma rinasca dalle sue ultime ceneri. Roma ascolti chi la grandezza ha vissuto e incarnato. Ascolti Renzo, ascolti Antonio. Questo è il sentiero, scolpito nel tempo. Sfogliatelo. Spogliatelo. Vestitelo di significati. Il senso uno rimane. La tradizione non è vinta. S'è interrotta. Rifiorirà.
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