RECENSIONI
David Halperin
La voce smarrita del cielo
Salani, Pag. 387 Euro 16, 80
Folgorante romanzo d'esordio per lo scrittore ebreo americano David Halperin. La bandella di copertina lo presenta come un romanzo per ragazzi. Se arrivate fino alla fine vi accorgete che non è così. La voce smarrita del cielo (titolo originale, bellissimo, The Journal of a UFO Investigator) è una straordinaria storia ufologica che solo in seconda analisi si presenta come romanzo di formazione. Danny Shapiro, tredicenne introverso e con la madre in fin di vita, si ritrova coinvolto in una storia fantastica di avvistamenti e rapimenti alieni proprio quando la sua vita subisce due svolte clamorose; la prima storia d'amore con una ragazza (Rosa), la morte della madre e il suo viaggio in Israele (un viaggio mitico per lui ebreo ma che vive le sue radici culturali e religiose in maniera quanto meno contraddittoria).
L'abilità di Halperin è quella di non porre alcuna discontinuità fra i piani spazio temporali in cui si svolge la trama. Da un lato, il suo diario dell'investigatore ufologico racconta una storia straordinaria in cui Danny Shapiro conosce un gruppo di ragazzi che sono, come lui, alla ricerca di un libro segreto, 'Una prova a favore degli UFO', di MK Jessup che rivelerebbe il motivo per cui gli alieni sono qui e perché hanno scelto proprio loro per testimoniare qualcosa all'umanità. Sulle loro tracce ovviamente ci sono tre loschi figuri, tre Men in Black che gli creeranno non pochi problema. Dall'altro, c'è la vita di Danny, il suo rapporto col padre (ostile o comunque fondato sull'indifferenza), lo strazio della malattia della madre e le sue difficoltà a farsi accettare dai suoi coetanei e ad avere rapporti con le ragazze.
Una lettura psicologica superficiale potrebbe ovviamente far propendere per il fatto che la scrittura del diario dell'investigatore ufologico per Danny rappresenti una sorta di fuga dalla realtà e tutta la storia del rapimento alieno e della sua eccezionale esperienza in un fantomatico mondo lunare raggiunto con il disco volante sia, appunto, frutto della sua fantasia. Halperin, in realtà, alla fine mischia le carte e ci riconfonde le idee, ma soprattutto, azzarda, come i grandi narratori devono saper fare, interpretazioni nuove e bizzarre; per esempio del vecchio testamento e per esempio di tanta letteratura ebraica sacra. Halperin ci fa capire più o meno direttamente che i testi sacri hanno molto a che fare con la questione UFO.
Una nota dolente del romanzo nella versione italiana sono i troppi refusi del testo, sparsi qui e là in maniera abbastanza fastidiosa, e per una casa editrice come Salani questa cosa è inaccettabile. Per quanto riguarda la scrittura di Halperin, almeno quella che riusciamo a leggere nella traduzione di Luca Tarenzi, a volte indugia all'eccesso su dettagli insignificanti ai fini della storia, a volte si perde in lungaggini riflessive che rallentano il ritmo. Ma è la sua prova d'esordio, ci sta.
Per chi ha la passione ufologica come il sottoscritto, The Journal of a UFO Investigator è uno spasso, una chicca imperdibile, che spazia dal mistero di Rosswell (quanti di voi sapevano che proprio lì, nel periodo del famoso incidente, era acquartierata l'unità dell'aviazione che sganciò le bombe su Hiroshima e Nagasaki – eravamo nel 1947 - chiamata 509th Operations Group?) alle citazioni di importanti testi ufologici degli anni '50 (come They Knew Too Much about Flying Saucers di Gray Barker) fino alla leggenda dei dero, gli dèi spaventosi che abitano le profondità terrestri.
di Adriano Angelini Sut
L'abilità di Halperin è quella di non porre alcuna discontinuità fra i piani spazio temporali in cui si svolge la trama. Da un lato, il suo diario dell'investigatore ufologico racconta una storia straordinaria in cui Danny Shapiro conosce un gruppo di ragazzi che sono, come lui, alla ricerca di un libro segreto, 'Una prova a favore degli UFO', di MK Jessup che rivelerebbe il motivo per cui gli alieni sono qui e perché hanno scelto proprio loro per testimoniare qualcosa all'umanità. Sulle loro tracce ovviamente ci sono tre loschi figuri, tre Men in Black che gli creeranno non pochi problema. Dall'altro, c'è la vita di Danny, il suo rapporto col padre (ostile o comunque fondato sull'indifferenza), lo strazio della malattia della madre e le sue difficoltà a farsi accettare dai suoi coetanei e ad avere rapporti con le ragazze.
Una lettura psicologica superficiale potrebbe ovviamente far propendere per il fatto che la scrittura del diario dell'investigatore ufologico per Danny rappresenti una sorta di fuga dalla realtà e tutta la storia del rapimento alieno e della sua eccezionale esperienza in un fantomatico mondo lunare raggiunto con il disco volante sia, appunto, frutto della sua fantasia. Halperin, in realtà, alla fine mischia le carte e ci riconfonde le idee, ma soprattutto, azzarda, come i grandi narratori devono saper fare, interpretazioni nuove e bizzarre; per esempio del vecchio testamento e per esempio di tanta letteratura ebraica sacra. Halperin ci fa capire più o meno direttamente che i testi sacri hanno molto a che fare con la questione UFO.
Una nota dolente del romanzo nella versione italiana sono i troppi refusi del testo, sparsi qui e là in maniera abbastanza fastidiosa, e per una casa editrice come Salani questa cosa è inaccettabile. Per quanto riguarda la scrittura di Halperin, almeno quella che riusciamo a leggere nella traduzione di Luca Tarenzi, a volte indugia all'eccesso su dettagli insignificanti ai fini della storia, a volte si perde in lungaggini riflessive che rallentano il ritmo. Ma è la sua prova d'esordio, ci sta.
Per chi ha la passione ufologica come il sottoscritto, The Journal of a UFO Investigator è uno spasso, una chicca imperdibile, che spazia dal mistero di Rosswell (quanti di voi sapevano che proprio lì, nel periodo del famoso incidente, era acquartierata l'unità dell'aviazione che sganciò le bombe su Hiroshima e Nagasaki – eravamo nel 1947 - chiamata 509th Operations Group?) alle citazioni di importanti testi ufologici degli anni '50 (come They Knew Too Much about Flying Saucers di Gray Barker) fino alla leggenda dei dero, gli dèi spaventosi che abitano le profondità terrestri.
di Adriano Angelini Sut
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