RECENSIONI
Kathy Reichs
Le ossa del ragno
Superpocket – Best thriller, Pag. 376 Euro 6,90
Pensate, negli USA esiste un ente che è incaricato dal governo di ricercare gli americani trattenuti come prigionieri di guerra e recuperare i caduti nei conflitti del passato. Nato nel 2003 in poco tempo ha realizzato che dei primi nel mondo non esiste traccia mentre ci si è concentrati sul ritrovamento e sull'identificazione dei resti delle vittime (guerra di Corea, guerra del Vietnam soprattutto, e tutti gli altri conflitti che ha visto il governo degli USA in prima linea). Solo nel 2009 il JPAC (acronimo che sta per Joint Prisoners of war missing in Action accounting Command) ha recuperato in sedici paesi ben novantacinque tra uomini e donne.
Alla base dell'ennesimo romanzo della Reichs c'è proprio suddetto tema: ma trattandosi di giallo o noir, come più piace a voi, la trama si fa ingarbugliata e il cadavere che viene rinvenuto è di un uomo che si credeva morto nel 1968 mentre prestava servizio nell'inferno del Vietnam. Se le spoglie appartengono a tale John Charles Lowery, il corpo rinvenuto nella giungla orientale quarant'anni prima a chi mai apparteneva? Non solo, ma nella sede del JPAC nelle Hawaii (cercheranno sì cadaveri, ma chi ci lavora pretende giustamente pure la contropartita...) vengono rinvenuti in un laboratorio i resti di un uomo che ha indosso una piastrina che lo identifica col nome di John Charles Lowery.
Dunque tre resti mortali per un solo nome?
Kathy Reichs è una vecchia conoscenza, ormai sforna storie con la regolarità di uno svizzero del canton ticino e da vent'anni e più non sbaglia un appuntamento.
Siamo sinceri però: Tempe Brennan, l'antropologa forense, protagonista delle sue nere vicende, fatta ad immagine e somiglianza di sé, con gli anni si è un po' ammorbidita, nel senso che sì rimesta tra le ossa dei cadaveri con la stessa facilità con cui noi addentiamo un involtino primavera, ma il confronto con gli altri (i vivi, gesummio!) si è fatto un po' più civettuolo e casalingo. Ne Le ossa del ragno se la deve vedere con la propria figlia, depressa a causa della morte del compagno in Afghanistan, e con quella di Ryan, collega e probabile 'man in love' in future avventure, un po' sciagurata e pure leziosetta.
Insomma due 'quadri' al posto di uno: quello drammatico della vicenda mortuaria, che la Brennan risolverà con acume a volte marpleiano, e quello più domestico a causa di una improvvisa famiglia allargata.
A parte qualche cedimento, il romanzo scorre secondo logiche ormai ben 'oliate. Non si chiede altro a questi libri: una trama sfiziosa ed un divenire che alla fine non deluda le nostre aspettative di giustizieri della notte. E pure del giorno.
di Eleonora del Poggio
Alla base dell'ennesimo romanzo della Reichs c'è proprio suddetto tema: ma trattandosi di giallo o noir, come più piace a voi, la trama si fa ingarbugliata e il cadavere che viene rinvenuto è di un uomo che si credeva morto nel 1968 mentre prestava servizio nell'inferno del Vietnam. Se le spoglie appartengono a tale John Charles Lowery, il corpo rinvenuto nella giungla orientale quarant'anni prima a chi mai apparteneva? Non solo, ma nella sede del JPAC nelle Hawaii (cercheranno sì cadaveri, ma chi ci lavora pretende giustamente pure la contropartita...) vengono rinvenuti in un laboratorio i resti di un uomo che ha indosso una piastrina che lo identifica col nome di John Charles Lowery.
Dunque tre resti mortali per un solo nome?
Kathy Reichs è una vecchia conoscenza, ormai sforna storie con la regolarità di uno svizzero del canton ticino e da vent'anni e più non sbaglia un appuntamento.
Siamo sinceri però: Tempe Brennan, l'antropologa forense, protagonista delle sue nere vicende, fatta ad immagine e somiglianza di sé, con gli anni si è un po' ammorbidita, nel senso che sì rimesta tra le ossa dei cadaveri con la stessa facilità con cui noi addentiamo un involtino primavera, ma il confronto con gli altri (i vivi, gesummio!) si è fatto un po' più civettuolo e casalingo. Ne Le ossa del ragno se la deve vedere con la propria figlia, depressa a causa della morte del compagno in Afghanistan, e con quella di Ryan, collega e probabile 'man in love' in future avventure, un po' sciagurata e pure leziosetta.
Insomma due 'quadri' al posto di uno: quello drammatico della vicenda mortuaria, che la Brennan risolverà con acume a volte marpleiano, e quello più domestico a causa di una improvvisa famiglia allargata.
A parte qualche cedimento, il romanzo scorre secondo logiche ormai ben 'oliate. Non si chiede altro a questi libri: una trama sfiziosa ed un divenire che alla fine non deluda le nostre aspettative di giustizieri della notte. E pure del giorno.
di Eleonora del Poggio
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