RECENSIONI
Jonathan Franzen
Libertà
Einaudi, Pag. 622 Euro 22,00
Chi meglio di noi, italiani intendo, può tentar di ragionare di libertà quando la parola è usurpata quotidianamente (ma non conciono di politica, ma è un dato di fatto che i suoi frutti sono sulla bocca di tutti, quando non in terra ingommati e spiaccicati di brutto)? E chi meglio di noi, stavolta non italiani soltanto, ma italiani che s'interessano di letteratura, può cercar di congetturare sulla moda 'mondiale' degli eventi narrativi, quando se ne è orfani (ma non mi pare che il resto dell'umanità navighi in acque meno procellose) da tempo immemorabile?
Perché la questione è semplice: dell'autore de Le correzioni si è sempre detto un gran bene, e figuriamoci ora con un libro che ha l'ardimento di intitolarsi così e scomoda un totem del pensiero.
Tutti a plaudire, Fazio da noi è mancato che s'inchinasse, e gran parte degli americani a ricamar florilegi per un capolavoro che non mancherà l'eternità.
Quisquilie avrebbe detto Totò, aggiungendo pinzillacchere: perché l'impressione che ho avuto nel leggere Libertà (per carità, prendete il mio appunto col beneficio d'inventario, perché giammai potrei indurirmi nella prosopopea di confrontarmi col mondo intero che dice l'opposto!) è che il detto che i quattro evangelisti erano tre, Luca e Matteo mi sembra faccia, nello specifico caso, scintille.
E scintille sì, per dio! Chiederei all'autore perché una simile titolazione dell'opera sua e la conseguente estraneità del concetto stesso nella trama. Si dirà: ma libertà non è espressione riconducibile ad un intreccio, semmai tematica da grattare in continuazione perché poi esca fuori l'ontologia.
Accolgo il biasimo. Ma andiam con la vicenda per cercare lumi e ragioni (ma io so d'aver ragione): Walter e Patty fanno un bella coppia, molto politically correct e abitano un quartiere Ramsey Hill dove tutto è molto borghesemente convenzionale, finché un episodio scuote l'apparente tranquillità: il figlio dei due 'fugge' da casa per andare ad abitare dai vicini che hanno una ragazzuola oggetto d'attenzione del pargolo. Apriti cielo! Meglio ancora: après moi le deluge! Si fanno presto i conti: le emozioni prevalenti fra la borghesia urbana di Ramsey Hill furono compassione per Walter, preoccupazione per la salute psicologica di Patty, e un irresistibile senso di gratitudine e sollievo per il fatto di avere dei figli normali.
Da qui il motore si scalda e 'parte' l'autore in una disamina degli ultimi trent'anni di vita americana con la giovinezza di Patty, stuprata da ragazza, col ritratto di Walter a cui è sempre piaciuta Patty ma deve fare i conti col suo caro amico Richard che diventerà una specie di rockstar e piace molto alle donne, compresa la futura sposa, e col profilo dei due figli della coppia, uno con tentazioni reazionarie-repubblicane e l'altra meno fuori di testa ma pur sempre problematica.
Poi vi sono abbandoni, corna al cubo ed un senso del trascorrere del tempo come se la Recherche non fosse mai esistita.
Mi chiedo dunque: dov'è mai la libertà perché si debba pomposamente titolare il tutto? Forse nella perfetta gestionalità delle scelte dei personaggi? Fosse così, ogni opera letteraria, e non solo, vanterebbe siffatta attribuzione. Per altro, nella conclusione della vicenda, che vede la famiglia riunirsi dopo le procellose vicissitudini vi è il delinearsi di un borghese cerchiobottismo che fa a cazzotti col resto: semmai, se proprio dovessimo sproloquiare, il non ritrovarsi o spezzare le catene definitivamente può aver un pizzico d'odor di libertà.
Proviamo comunque, noi che siamo lettori pazienti, a cercar traccia dell'intento dell'autore. Troviamo qualcosa a pag. 397: - Il motivo per cui non si può abbattere il sistema, in questo paese, - disse Walter, - è proprio la libertà. Il motivo per cui in Europa il libero mercato è temprato dal socialismo è che laggiù non sono così attaccati alle libertà personali.
Della serie dopo la carota pure il bastone: mi chiedo dove Franzen veda del socialismo in Europa - di questi tempi poi, quando i 'socialisti' più famosi sono dediti a rincorrere cameriere per gli hotels – dove il libero mercato, e ancor di più perché mai le libertà personali debbano essere 'affare' solo degli americani.
Forse scorgo una luce: Franzen intende 'libertà' come idea ancora sconosciuta, dove l'autore è anche magister vitae e noi devoti allievi. Mi sembra non faccia una piega se non si vuol trattarlo male. Ma a me poco mi cale. Io sono come quel napoletano che dice: Chi nun s''o po' piglia' cu''a chiesia, s''a piglia c''o campanaro. Fatti sotto Franzen!
di Alfredo Ronci
Perché la questione è semplice: dell'autore de Le correzioni si è sempre detto un gran bene, e figuriamoci ora con un libro che ha l'ardimento di intitolarsi così e scomoda un totem del pensiero.
Tutti a plaudire, Fazio da noi è mancato che s'inchinasse, e gran parte degli americani a ricamar florilegi per un capolavoro che non mancherà l'eternità.
Quisquilie avrebbe detto Totò, aggiungendo pinzillacchere: perché l'impressione che ho avuto nel leggere Libertà (per carità, prendete il mio appunto col beneficio d'inventario, perché giammai potrei indurirmi nella prosopopea di confrontarmi col mondo intero che dice l'opposto!) è che il detto che i quattro evangelisti erano tre, Luca e Matteo mi sembra faccia, nello specifico caso, scintille.
E scintille sì, per dio! Chiederei all'autore perché una simile titolazione dell'opera sua e la conseguente estraneità del concetto stesso nella trama. Si dirà: ma libertà non è espressione riconducibile ad un intreccio, semmai tematica da grattare in continuazione perché poi esca fuori l'ontologia.
Accolgo il biasimo. Ma andiam con la vicenda per cercare lumi e ragioni (ma io so d'aver ragione): Walter e Patty fanno un bella coppia, molto politically correct e abitano un quartiere Ramsey Hill dove tutto è molto borghesemente convenzionale, finché un episodio scuote l'apparente tranquillità: il figlio dei due 'fugge' da casa per andare ad abitare dai vicini che hanno una ragazzuola oggetto d'attenzione del pargolo. Apriti cielo! Meglio ancora: après moi le deluge! Si fanno presto i conti: le emozioni prevalenti fra la borghesia urbana di Ramsey Hill furono compassione per Walter, preoccupazione per la salute psicologica di Patty, e un irresistibile senso di gratitudine e sollievo per il fatto di avere dei figli normali.
Da qui il motore si scalda e 'parte' l'autore in una disamina degli ultimi trent'anni di vita americana con la giovinezza di Patty, stuprata da ragazza, col ritratto di Walter a cui è sempre piaciuta Patty ma deve fare i conti col suo caro amico Richard che diventerà una specie di rockstar e piace molto alle donne, compresa la futura sposa, e col profilo dei due figli della coppia, uno con tentazioni reazionarie-repubblicane e l'altra meno fuori di testa ma pur sempre problematica.
Poi vi sono abbandoni, corna al cubo ed un senso del trascorrere del tempo come se la Recherche non fosse mai esistita.
Mi chiedo dunque: dov'è mai la libertà perché si debba pomposamente titolare il tutto? Forse nella perfetta gestionalità delle scelte dei personaggi? Fosse così, ogni opera letteraria, e non solo, vanterebbe siffatta attribuzione. Per altro, nella conclusione della vicenda, che vede la famiglia riunirsi dopo le procellose vicissitudini vi è il delinearsi di un borghese cerchiobottismo che fa a cazzotti col resto: semmai, se proprio dovessimo sproloquiare, il non ritrovarsi o spezzare le catene definitivamente può aver un pizzico d'odor di libertà.
Proviamo comunque, noi che siamo lettori pazienti, a cercar traccia dell'intento dell'autore. Troviamo qualcosa a pag. 397: - Il motivo per cui non si può abbattere il sistema, in questo paese, - disse Walter, - è proprio la libertà. Il motivo per cui in Europa il libero mercato è temprato dal socialismo è che laggiù non sono così attaccati alle libertà personali.
Della serie dopo la carota pure il bastone: mi chiedo dove Franzen veda del socialismo in Europa - di questi tempi poi, quando i 'socialisti' più famosi sono dediti a rincorrere cameriere per gli hotels – dove il libero mercato, e ancor di più perché mai le libertà personali debbano essere 'affare' solo degli americani.
Forse scorgo una luce: Franzen intende 'libertà' come idea ancora sconosciuta, dove l'autore è anche magister vitae e noi devoti allievi. Mi sembra non faccia una piega se non si vuol trattarlo male. Ma a me poco mi cale. Io sono come quel napoletano che dice: Chi nun s''o po' piglia' cu''a chiesia, s''a piglia c''o campanaro. Fatti sotto Franzen!
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