RECENSIONI
Ranpo, Edogawa
Lo strano caso dell’sola Panorama
Marsilio, Pag. 186 Euro 16,00
La pubblicazione in Italia di un libro di Edogawa Ranpo la si può definire quasi pietra miliare. Si perché lo scrittore giapponese, sorta di maestro del noir e del terrore, osannato in patria tanto sa essere considerato una sorta di Edgar Allan Poe (a cominciare dal suo nom de plume che è appunto una imitazione fonetica del celebre scrittore americano), per quanto trascurato dalla narrativa del nostro paese, ha comunque avuto un suo seguito e le sue opere sono trattate come veri e propri capolavori del genere (ricordo negli anni ottanta un libriccino della Marcos y Marcos, ora del tutto introvabile).
Mi concedano i seguaci e gli estimatori dell’uomo e ovviamente dello scrittore: ma siamo proprio sicuri che quest’opera, come le altre che abbiamo avuto modo e maniera di leggere, siano delle grandi costruzioni e possano tranquillamente sfilare accanto a maestri del settore (oltre Poe si vocifera che Ranpo tentò d’introdurre in Giappone anche Arthur Conan Doyle )?
In me c’è un dubbio, che riguarda d’altronde gran parte della cultura e della narrativa made in Japan. Perché c’è sempre, da parte dei nipponici, il tentativo di imitare qualcuno? E questo è un procedimento che si verifica costantemente anche in altri settori culturali. Se escludiamo i grandi della narrativa (e non solo), gli altri tentano di affermarsi glorificandosi come se fossero primieri di un arte che invece ha già dato.
Parliamo di questo libro: Hirono Hitosuke è un povero studente squattrinato che però ha mille idee nella testa. E una di queste la vuole realizzare: sostituirsi ad uno suo collega, di cui è quasi sosia, ricco, che però è morto da pochi giorni. La cosa gli riesce, tanto che alla fine, grazie al patrimonio del defunto, Hirosuke può realizzare il proprio sogno e iniziare subito i preparativi su un'isola vicina, coinvolgendo nei lavori tutti gli abitanti del posto e realizzando una sorta di Eden.
Dovrà disfarsi però della moglie dell’uomo di cui ha preso l’identità perché è l’unica a capire che Hitosuke nasconde qualcosa. All’improvviso arriva Kogoro Akechi, specie di investigatore privato che risolverà tutto e condannerà il responsabile. Fine della storia.
Per carità, detta così sembra quanto meno una storiellina per bimbi, ma temo che non si possa pretendere di più da un Ranpo che costruisce il tutto con una precisione, questa sì incredibile, per perdersi dietro atmosfere alla fine poco chiare A cominciare dall’investigatore privato che esce fuori dalla vicenda come fosse il ras del quartiere.
Edogawa Ranpo è stato un discreto scrittore, che ha costruito discrete situazioni ma che non è riuscito a destreggiarsi nella pericolosità delle interazioni umane (vedi appunto Poe).
Mangiabile per la buona volontà di copiare.
di Alfredo Ronci
Mi concedano i seguaci e gli estimatori dell’uomo e ovviamente dello scrittore: ma siamo proprio sicuri che quest’opera, come le altre che abbiamo avuto modo e maniera di leggere, siano delle grandi costruzioni e possano tranquillamente sfilare accanto a maestri del settore (oltre Poe si vocifera che Ranpo tentò d’introdurre in Giappone anche Arthur Conan Doyle )?
In me c’è un dubbio, che riguarda d’altronde gran parte della cultura e della narrativa made in Japan. Perché c’è sempre, da parte dei nipponici, il tentativo di imitare qualcuno? E questo è un procedimento che si verifica costantemente anche in altri settori culturali. Se escludiamo i grandi della narrativa (e non solo), gli altri tentano di affermarsi glorificandosi come se fossero primieri di un arte che invece ha già dato.
Parliamo di questo libro: Hirono Hitosuke è un povero studente squattrinato che però ha mille idee nella testa. E una di queste la vuole realizzare: sostituirsi ad uno suo collega, di cui è quasi sosia, ricco, che però è morto da pochi giorni. La cosa gli riesce, tanto che alla fine, grazie al patrimonio del defunto, Hirosuke può realizzare il proprio sogno e iniziare subito i preparativi su un'isola vicina, coinvolgendo nei lavori tutti gli abitanti del posto e realizzando una sorta di Eden.
Dovrà disfarsi però della moglie dell’uomo di cui ha preso l’identità perché è l’unica a capire che Hitosuke nasconde qualcosa. All’improvviso arriva Kogoro Akechi, specie di investigatore privato che risolverà tutto e condannerà il responsabile. Fine della storia.
Per carità, detta così sembra quanto meno una storiellina per bimbi, ma temo che non si possa pretendere di più da un Ranpo che costruisce il tutto con una precisione, questa sì incredibile, per perdersi dietro atmosfere alla fine poco chiare A cominciare dall’investigatore privato che esce fuori dalla vicenda come fosse il ras del quartiere.
Edogawa Ranpo è stato un discreto scrittore, che ha costruito discrete situazioni ma che non è riuscito a destreggiarsi nella pericolosità delle interazioni umane (vedi appunto Poe).
Mangiabile per la buona volontà di copiare.
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