RECENSIONI
Marjorie Bowen
Magia Nera
Gargoyle books, Pag. 304 Euro 14, 50
Il succo del meraviglioso romanzo di Marjorie Bowen sta tutto nell'ultima frase scritta sul bigliettino che uno dei due protagonisti di questo Magia Nera, Thierry, ritrova sul corpo ormai andato di papa Michele II. Se sono un diavolo torno nel luogo da cui provengo; se sono un uomo sono vissuto e morto come tale; se sono una donna, ho conosciuto l'amore, l'ho conquistato e sono stata sconfitta. Chiunque io sia, muoio sulla vetta, ma non ne discenderò; ho conosciuto l'abbondanza e il lusso e non resterò ad assaggiare gli scarti...
Non sorprende nemmeno che a scrivere quello che personalmente reputo il secondo dei due capolavori del gotico internazionale, dopo il Frankenstein di Mary Shelley, sia stata un'altra donna, appunto questa scrittrice inglese Marjorie Bowen, che grazie alla Gargoyle il pubblico italiano può leggere per la prima volta tradotta. Magia nera è un antesignano nobile dei tanti romanzi gotici che oggi affollano le librerie e, cosa ancor più rilevante, passaggio letterario intermedio fra, appunto, i primisssimi due romanzi gotico post moderni (il Frankenstein di Mary Shelley e Il Vampiro di John Polidori) e il novecento coi suoi vampiri, zombi, maghi e streghe di ritorno. La storia è quanto di più gotico ci possa essere. Dirk Renswoude è un bel giovane solitario e scontroso che pratica le arti magiche. Un bel giorno nella sua dimora, un monastero di Anversa, giunge un altro bel giovane, tale Thierry di Dendermonde, accompagnato da colui scomparirà molto presto ma che risulterà un altro personaggio chiave della vicenda, Bhaltasar di Courtrai.
Fra Thierry e Dirk, oltre al vicendevole interesse per le arti magiche, scoppia una fascinazione che i più, oggi, non stenteranno a riconoscere come un rapporto omosessuale di stampo forse platonico; in mezzo, tuttavia, compare una donna, la bella e seducente Jacoba di Martzburg nei confronti della quale Thierry inizierà a nutrire un amore altrettanto forte ma che accenderà l'inevitabile gelosia e ira di Dirk. Il contesto è quello di un medioevo del nord Europa, e i protagonisti si muovono fra le città di Anversa, Basilea, e Francoforte e in seguito Roma. Luogo di approdo di ogni controversia di potere e fulcro, del resto come oggi, di tutti i Sacri Romani Imperi d'Occidente.
La scrittura della Bowen è necessariamente venata da una patina di melanconia tardo ottocentesca, i suoi personaggi oscillano nell'ambiguità esistenziale legata a identità fragili, amori impossibili, segreti da nascondere, vendette da gustare. La scrittrice, del resto, era stata costretta a pubblicare diversi suoi libri con uno pseudonimo maschile perché, per il costume dell'epoca, non solo era riprovevole che una donna facesse, appunto, la scrittrice ma che trattasse certe tematiche come l'ambiguità sentimentale e soprattutto la messa in discussione dei valori religiosi condita dalla fascinazione per le arti magiche, per l'occulto, per il Demonio, a cui Dirk si fa devoto nella sua insaziabile brama di conquista, di aspirazione al potere, di ricerca di un amore proibito. Fra specchi che vaticinano, sculture demoniache e pozioni magiche, Magia Nera ci trasporta in un'atmosfera lugubre ma fascinosa, distante ma così attuale se consideriamo il risorgente e ciclico interesse per certe tematiche, che il cinema, in particolare, ha contribuito a riaccendere e che la letteratura, subito d'appresso, ha prontamente rinfiocchettato, sia nella sua versione "per ragazzi" come nel caso della saga di Harry Potter della J.K Rowling (guarda caso un'altra scrittrice), e in quella dei vampiri alla moda di Twilight di Stephanie Meyer (guarda caso un'altra scrittrice), sia nella versione più tenue e noir a cui Ruiz Zafon e la sua Barcellona misteriosa (e gotica) ha ridato interesse coinvolgendo il mai ben definibile pubblico generalista. La Bowen ovviamente non poteva saperlo che più di cento anni dopo avrebbe fatto scuola, pure se nessuno l'aveva mai letta.
di Adriano Angelini Sut
Non sorprende nemmeno che a scrivere quello che personalmente reputo il secondo dei due capolavori del gotico internazionale, dopo il Frankenstein di Mary Shelley, sia stata un'altra donna, appunto questa scrittrice inglese Marjorie Bowen, che grazie alla Gargoyle il pubblico italiano può leggere per la prima volta tradotta. Magia nera è un antesignano nobile dei tanti romanzi gotici che oggi affollano le librerie e, cosa ancor più rilevante, passaggio letterario intermedio fra, appunto, i primisssimi due romanzi gotico post moderni (il Frankenstein di Mary Shelley e Il Vampiro di John Polidori) e il novecento coi suoi vampiri, zombi, maghi e streghe di ritorno. La storia è quanto di più gotico ci possa essere. Dirk Renswoude è un bel giovane solitario e scontroso che pratica le arti magiche. Un bel giorno nella sua dimora, un monastero di Anversa, giunge un altro bel giovane, tale Thierry di Dendermonde, accompagnato da colui scomparirà molto presto ma che risulterà un altro personaggio chiave della vicenda, Bhaltasar di Courtrai.
Fra Thierry e Dirk, oltre al vicendevole interesse per le arti magiche, scoppia una fascinazione che i più, oggi, non stenteranno a riconoscere come un rapporto omosessuale di stampo forse platonico; in mezzo, tuttavia, compare una donna, la bella e seducente Jacoba di Martzburg nei confronti della quale Thierry inizierà a nutrire un amore altrettanto forte ma che accenderà l'inevitabile gelosia e ira di Dirk. Il contesto è quello di un medioevo del nord Europa, e i protagonisti si muovono fra le città di Anversa, Basilea, e Francoforte e in seguito Roma. Luogo di approdo di ogni controversia di potere e fulcro, del resto come oggi, di tutti i Sacri Romani Imperi d'Occidente.
La scrittura della Bowen è necessariamente venata da una patina di melanconia tardo ottocentesca, i suoi personaggi oscillano nell'ambiguità esistenziale legata a identità fragili, amori impossibili, segreti da nascondere, vendette da gustare. La scrittrice, del resto, era stata costretta a pubblicare diversi suoi libri con uno pseudonimo maschile perché, per il costume dell'epoca, non solo era riprovevole che una donna facesse, appunto, la scrittrice ma che trattasse certe tematiche come l'ambiguità sentimentale e soprattutto la messa in discussione dei valori religiosi condita dalla fascinazione per le arti magiche, per l'occulto, per il Demonio, a cui Dirk si fa devoto nella sua insaziabile brama di conquista, di aspirazione al potere, di ricerca di un amore proibito. Fra specchi che vaticinano, sculture demoniache e pozioni magiche, Magia Nera ci trasporta in un'atmosfera lugubre ma fascinosa, distante ma così attuale se consideriamo il risorgente e ciclico interesse per certe tematiche, che il cinema, in particolare, ha contribuito a riaccendere e che la letteratura, subito d'appresso, ha prontamente rinfiocchettato, sia nella sua versione "per ragazzi" come nel caso della saga di Harry Potter della J.K Rowling (guarda caso un'altra scrittrice), e in quella dei vampiri alla moda di Twilight di Stephanie Meyer (guarda caso un'altra scrittrice), sia nella versione più tenue e noir a cui Ruiz Zafon e la sua Barcellona misteriosa (e gotica) ha ridato interesse coinvolgendo il mai ben definibile pubblico generalista. La Bowen ovviamente non poteva saperlo che più di cento anni dopo avrebbe fatto scuola, pure se nessuno l'aveva mai letta.
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