RECENSIONI
Juan Madrid
Mele marce – Marbella noir
edizioni e/o, Pag. 266 Euro 16,50
"Marbella noir": recita così il sottotitolo di Mele marce, il nuovo romanzo di Juan Madrid (giornalista, scrittore nonché professore di storia). Una storia corposa, un bel noir ambientata nell'isola che ormai è uno di quei luoghi che attirano i soldi sporchi (e tutto quello che a loro segue) come la merda attira le mosche.
Tutto quello che segue in Mele marce sono prostitute, ex-pugili, avvocati dall'incerta reputazione, preti che hanno svestito la tonaca, bar sulla spiaggia dalla pessima reputazione. In un luogo dove sembra che non si dorma mai, l'avvicendarsi frenetico di tutti questi personaggi sulla scena ricorda vagamente i ritmi indiavolati del primo Almodovar, e questo stempera la durezza di una storia che ha al centro uno dei grandi motori del noir, la vendetta. Già perché Mele marce questo ci narra: una vendetta. Il paparazzo argentino che vive con un pappagallo, Luis Moran, in realtà altro non è che un ex sacerdote salvatosi dalle persecuzioni della giunta militare di Videla (è cosa di ieri, ferita ancora aperta e dolorosa: andatevi a leggere quelle pagine). Ma perché Moran è venuto a Marbella? E perché è così interessato all'avvocato Lavagna, intrallazzatore in affari con i russi, di chiare origini italiane e persona molto in vista? Sarà forse perché Lavagna in passato era un generale argentino, ed ha la coscienza lorda di sangue, quello degli amici di Moran?
Marbella, insomma, esclusiva, ricca. Giri di soldi, puttane, tennisti abbronzati che sembra di essere in una telenovela sudamericana. Marbella, da sempre meta dei ricchi arabi – "grassocci, con la pelle unta e grandi occhi neri" – che qui vengono a bordo dei loro yacht miliardari, a pescare ragazze che lavorano in una delle innumerevoli agenzie di escort. Non bastasse ora ci si sono messi anche i russi che, dopo l'esplosione dell'impero sovietico, hanno "invaso" l'Europa con i loro oligarchi straricchi sempre in odore di qualche mafia, e così facendo hanno portato nuovo carburante alla macchina della letteratura noir. Il problema è che però ormai è proprio il concetto di legalità che andrebbe ridiscusso e ridefinito, di questo ci si rende conto girando le pagine una dopo l'altra. Legalità, giustizia, democrazia, diritti: leggetevi Mele marce e vi verrà da sorridere, oppure aprite un po' di più gli occhi e fatevi qualche domanda.
di Marco Minicangeli
Tutto quello che segue in Mele marce sono prostitute, ex-pugili, avvocati dall'incerta reputazione, preti che hanno svestito la tonaca, bar sulla spiaggia dalla pessima reputazione. In un luogo dove sembra che non si dorma mai, l'avvicendarsi frenetico di tutti questi personaggi sulla scena ricorda vagamente i ritmi indiavolati del primo Almodovar, e questo stempera la durezza di una storia che ha al centro uno dei grandi motori del noir, la vendetta. Già perché Mele marce questo ci narra: una vendetta. Il paparazzo argentino che vive con un pappagallo, Luis Moran, in realtà altro non è che un ex sacerdote salvatosi dalle persecuzioni della giunta militare di Videla (è cosa di ieri, ferita ancora aperta e dolorosa: andatevi a leggere quelle pagine). Ma perché Moran è venuto a Marbella? E perché è così interessato all'avvocato Lavagna, intrallazzatore in affari con i russi, di chiare origini italiane e persona molto in vista? Sarà forse perché Lavagna in passato era un generale argentino, ed ha la coscienza lorda di sangue, quello degli amici di Moran?
Marbella, insomma, esclusiva, ricca. Giri di soldi, puttane, tennisti abbronzati che sembra di essere in una telenovela sudamericana. Marbella, da sempre meta dei ricchi arabi – "grassocci, con la pelle unta e grandi occhi neri" – che qui vengono a bordo dei loro yacht miliardari, a pescare ragazze che lavorano in una delle innumerevoli agenzie di escort. Non bastasse ora ci si sono messi anche i russi che, dopo l'esplosione dell'impero sovietico, hanno "invaso" l'Europa con i loro oligarchi straricchi sempre in odore di qualche mafia, e così facendo hanno portato nuovo carburante alla macchina della letteratura noir. Il problema è che però ormai è proprio il concetto di legalità che andrebbe ridiscusso e ridefinito, di questo ci si rende conto girando le pagine una dopo l'altra. Legalità, giustizia, democrazia, diritti: leggetevi Mele marce e vi verrà da sorridere, oppure aprite un po' di più gli occhi e fatevi qualche domanda.
di Marco Minicangeli
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