RECENSIONI
Giacomo Leopardi
Memorie del primo amore
Adelphi, Pag. 62 Euro 5,50
Mi domandavo: non sarà presunzione accostarsi così disinvoltamente al Sacro, osare una recensione al Grande Poeta? Ma no, la mia umiltà si è subito tramutata in tenerezza, trovandomi tra le mani le confessioni di un adolescente, alle prese con i primi turbamenti d'amore. Credetemi, sotto lo stile ottocentesco, le emozioni non sono affatto d'altri tempi, e i palpiti del Poeta non sono dissimili da quelli dei nostri ragazzi. Forse ciò che a lui accadde a diciannove anni capita a loro molto prima, ma la sua auto analisi tocca corde sempre attuali. La straordinaria padronanza degli strumenti cognitivi e linguistici ha l'effetto di mettere in luce, per contrasto, l'ingenuità giovanile. L'episodio è minimo dal punto di vista delle azioni concrete, ma di un impatto emotivo sconvolgente, tanto da lasciare un'impronta indelebile nella mente del giovane Giacomo. Si tratta della visita di una Signora Pesarese di ventisei anni alta e membruta ... di volto però tutt'altro che grossolano ...
La signora in questione è Geltrude Cassi Lazzari, una lontana parente sposata ad un conte cinquantenne. La sua breve visita in casa Leopardi, nel dicembre del 1817, è sufficiente per suscitare una viva emozione che si trasforma, dopo la partenza, in un caro dolore. Ne nascono riflessioni attraverso cui il giovane impara a conoscere se stesso, mettendo a fuoco ciò che in una donna gli piace. Prima i lineamenti forti (purchè sieno misti col delicato e grazioso e non virili), gli occhi e capelli neri, la vivacità del volto, la persona grande. Si è già accorto, infatti, che le biondine languide e delicate non esercitano attrazione su di lui. Secondo, le maniere graziose e benigne ma niente affettate. Fa distinzione fra le donne marchigiane, tutte vezzi e moine, e le pesaresi, più semplici e schiette.
Dopo questa esperienza si rende conto che le due cose a cui tiene di più, lo studio e la gloria, possono diventare un bene secondario ... perché mi pare che anche passata questa infermità di mente, sempre mi dovrà restare il pensiero che c'è una cosa più dilettosa che lo studio non è, e che io n'ho fatto una volta lo sperimento.
Ma il Poeta è poeta, e ben presto finisce per riversare il sentimento in poesia, e farne strumento nel suo cammino verso la gloria, compiacendosi per ciò che ha scoperto: che il cuor mio è soprammodo tenero e sensitivo, e forse una volta mi farà fare e scrivere qualche cosa che la memoria n'abbia a durare.
Cesare Galimberti completa la pubblicazione con una nota critica, in cui ipotizza che proprio da questa esperienza, dal fascino di una femminilità idealizzata, abbia avuto origine la passione del Poeta per la luna, che ricorre così spesso nei suoi versi. E' una dotta e interessante teoria, ma io preferisco leggere il testo nella sua immediatezza, come il diario di un adolescente, sia pure geniale. E' merito di queste letture se riusciamo ogni tanto a far uscire i nostri letterati dal dimenticatoio in cui li ha gettati l'accanimento didattico della scuola italiana.
Giovanna Repetto
di Giovanna Repetto
La signora in questione è Geltrude Cassi Lazzari, una lontana parente sposata ad un conte cinquantenne. La sua breve visita in casa Leopardi, nel dicembre del 1817, è sufficiente per suscitare una viva emozione che si trasforma, dopo la partenza, in un caro dolore. Ne nascono riflessioni attraverso cui il giovane impara a conoscere se stesso, mettendo a fuoco ciò che in una donna gli piace. Prima i lineamenti forti (purchè sieno misti col delicato e grazioso e non virili), gli occhi e capelli neri, la vivacità del volto, la persona grande. Si è già accorto, infatti, che le biondine languide e delicate non esercitano attrazione su di lui. Secondo, le maniere graziose e benigne ma niente affettate. Fa distinzione fra le donne marchigiane, tutte vezzi e moine, e le pesaresi, più semplici e schiette.
Dopo questa esperienza si rende conto che le due cose a cui tiene di più, lo studio e la gloria, possono diventare un bene secondario ... perché mi pare che anche passata questa infermità di mente, sempre mi dovrà restare il pensiero che c'è una cosa più dilettosa che lo studio non è, e che io n'ho fatto una volta lo sperimento.
Ma il Poeta è poeta, e ben presto finisce per riversare il sentimento in poesia, e farne strumento nel suo cammino verso la gloria, compiacendosi per ciò che ha scoperto: che il cuor mio è soprammodo tenero e sensitivo, e forse una volta mi farà fare e scrivere qualche cosa che la memoria n'abbia a durare.
Cesare Galimberti completa la pubblicazione con una nota critica, in cui ipotizza che proprio da questa esperienza, dal fascino di una femminilità idealizzata, abbia avuto origine la passione del Poeta per la luna, che ricorre così spesso nei suoi versi. E' una dotta e interessante teoria, ma io preferisco leggere il testo nella sua immediatezza, come il diario di un adolescente, sia pure geniale. E' merito di queste letture se riusciamo ogni tanto a far uscire i nostri letterati dal dimenticatoio in cui li ha gettati l'accanimento didattico della scuola italiana.
Giovanna Repetto
di Giovanna Repetto
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