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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Roberto Masiero

Mistero animato

Mobydick, Pag. 326 Euro 18,00
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E' tutto un tira e molla, la lettura di questo romanzo. Un momento ti sorprende con la battuta inaspettata, ti fa ridere, ti meraviglia. Poi dici no, è troppo bonaccione, piacione, polyannico, disneyano, quasi salesiano. Poi di nuovo ti addenta con una fitta di sano cinismo, con l'ironia, la critica. Smonta i luoghi comuni, svela il rovescio della medaglia. E dopo un po', ancora, i buoni sentimenti, il pensiero politicamente corretto, perfino l'utopia. Così per tutto il tempo. Per cui, se il giudizio alla fine resta in bilico, per lo meno non ci si annoia. E poi ha il pregio dell'autenticità, nel senso che l'autore sembra davvero coinvolgersi, commuoversi e divertirsi. I personaggi, è superfluo dirlo, sono simpatici. Specialmente l'inimitabile Geremia.

Immagina di essere un bambino normale, anzi extranormale. Con un corpo molto più nutrito della media dei corpi degli altri bambini. Completo di testa discretamente fuori misura. Coi capelli autocotonati che, se non sei pronto a sforbiciarli drasticamente, ti si gonfiano a mongolfiera.

Così hai maturato dei buoni punti per guadagnarti non tanto dei complessi, che per fortuna Geremia di complessi non si è mai accorto di averne, ma per offrire agli altri un'ottima occasione di farsi dei pregiudizi, sì.


Geremia è cresciuto, al momento della storia è un uomo adulto, ma ingenuo quanto basta per far accettare la sua anacronistica bontà. E' l'ombra fedele del protagonista narrante, di cui sopporta le intemperanze pazientemente, ma anche con una caparbia ombrosità da persona ipersensibile. Poi c'è la "gorillina", una dinamica e salutista vicina di casa che ha qualche carta giusta per accendere le voglie del protagonista, ma anche molti assi nella manica per metterlo nei guai. Lui che, scampato a un incidente mortale, è dell'umore giusto per buttar via dalla sua vita tanta zavorra, e riscoprire la gioia dell'imprevisto. Così si lascia coinvolgere in una serie di avventure, una più strampalata dell'altra. La più divertente, e per certi aspetti suggestiva, è l'incursione notturna sul fiume Sile.

Il nostro è il mezzo più straordinariamente folle che poteva esser concepito, per portare a termine la delicata missione sul fiume: una vecchia autobara. Sì, proprio un'autobara fuori servizio, ma ancora funzionante. (...) In nome del buon gusto, la Milo ha fatto smontare la piccola croce che normalmente sta sulla capote del carro. Sono rimaste accese le fiaccole elettriche interne, mascherate malamente da alcuni shopper da supermercato. La luce imbottita fa riflettere il marchio impresso sui sacchetti di plastica. Si legge un ambiguo SUPERMARKET SUPERFRESCO.

(...) Le nostre salsicce gonfiate, di plastica leggera, hanno provato solo l'ebbrezza delle vacanze al mare, in acqua salata e bassa. Del resto sarebbe velleitario definirle gommoni. Con questi prodigiosi natanti ci avvicineremo alle antiche barche da carico semisommerse.


La storia si allarga a spirale, aprendo sempre nuove finestre, e mettendo tanta carne al fuoco che a un certo punto è troppa, fra spunti gialli lasciati in sospeso, riflessioni socio ambientaliste, prostitute da recuperare, neo celtici padani da gabbare, elementi fiabeschi, sogni, e forse anche il fantasma del castello... A tratti esilarante, con genuino senso dell'umorismo e gusto del paradosso, spesso coinvolge come il ritmo di un ballo popolare, ma in altri momenti è sovraccarica e dispersiva.

Questo romanzo in definitiva è come i suoi personaggi: simpatico, anche se con tanti difetti.



di Giovanna Repetto


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