RECENSIONI
Alek Popov
Mitologia del tempo che cambia
:punti edizione, Pag. 160 Euro 12,00
Mitologia del tempo che cambia è la spiazzante, grottesca, politicamente scorretta raccolta di racconti del narratore bulgaro Alek Popov, classe 1966. Si tratta di pezzi scritti tra 1990 e 2007. Spiega Giuseppe Dell'Agata, curatore di questa edizione: "La scelta degli undici racconti che qui proponiamo è stata discussa attentamente e concordata con l'autore. I temi centrali del discorso letterario in Bulgaria [...] riguardano l'essenza e l'effettiva opposizione tra una letteratura prima e dopo il cataclisma sociopolitico del 1989.
Per Alek Popov,[...] lo scrittore del dopo 1989 è spinto a scrivere da una propria intima necessità e non deve pensare di farsi interprete di esigenze o aspirazioni collettive" (pp. 150). E tuttavia, paradossalmente, Popov dà il massimo proprio quando trasfigura e interpreta le tragicommedie collettive, popolari, risultando un po' leziosetto e ludicotto quando s'uncina a vicende quotidiane, non particolarmente simboliche, pittoresche al limite, mai pretenziose in ogni caso.
L'edizione contiene storie incredibili, surreali, oscene (anche) e divertenti, che mantengono nella traduzione tutta la freschezza e l'immediatezza dell'originale (è una mia congettura, intendiamoci: ma sta di fatto che la leggibilità è altissima). Incipit spaziale: "Il caso Anjuta" è la stralunata vicenda d'un esperimento nello spazio, in un presente impossibile in cui s'è rimasti legati alle logiche della guerra fredda e dei due blocchi contrapposti, e si vanno cercando complesse opportunità di compatibilità tra vecchi nemici: scienziati intendono scoprire se è possibile concepire un bimbo nello spazio, e per questo vengono scelti uno yankee, già generoso donatore di seme, e una cittadina sovietica, stakanovista ma incresciosamente trasandata e respingente. I due devono soltanto fare l'amore, e quell'amore sarà il simbolo della nuova amicizia tra i due grandi popoli. Naturalmente non accade niente del genere, lo yankee s'accoppia – post violente critiche per la sua inadempienza al duro compito – con una connazionale, e nasce il piccolo David. L'eroica cittadina sovietica finisce a vivere in Siberia. Lì incontrerà un vero amore.
"I metabolici" è una feroce satira del capitalismo, del consumismo e del pietismo d'accatto nei confronti dei popoli dell'Est europeo. Quando dico "feroce" non scelgo un aggettivo a caso. Uno scienziato scopre le capacità nutrizionali della merda, e riesce ad alimentare tutto l'Est in questa sinistra maniera. Gli occidentali hanno solo un compito, mangiare, ingrassare e liberarsi. A dismisura. Finalmente la vita nel sedicente Mondo Civilizzato si fa più sicura e tranquilla: basta abbuffarsi e svuotarsi a dovere. Altra discreta e apprezzabile satira delle relazioni con l'occidente in "Missione diplomatica a Bath".
Degno di nota, e decisamente krzizanovskijano, è "Il servizio", storia di un singolare annuncio (mozzafiato, diciamo così) apparso su un quotidiano: bastano cinquanta dollari per venire decapitati. Il narratore vuole indagare – non certo cimentarsi – ma non è detto che possa uscirne incolume. Almeno economicamente.
"Rapporto inoltrato" è la vicenda di un insignificante impiegato dei Servizi Segreti, uno dei tanti cittadini delle nazioni dell'Est europeo allora costretti a lavorare nello spionaggio. Popov, con gusto bulgakoviano, si serve del fantastico e dell'irrazionale per trasfigurare l'assurdità e il nonsense della professione dell'agente segreto: come scoprirete, c'è la possibilità di diventare – alla lettera – invisibili. È una promozione mortale, diciamo così.
di Gianfranco Franchi
Per Alek Popov,[...] lo scrittore del dopo 1989 è spinto a scrivere da una propria intima necessità e non deve pensare di farsi interprete di esigenze o aspirazioni collettive" (pp. 150). E tuttavia, paradossalmente, Popov dà il massimo proprio quando trasfigura e interpreta le tragicommedie collettive, popolari, risultando un po' leziosetto e ludicotto quando s'uncina a vicende quotidiane, non particolarmente simboliche, pittoresche al limite, mai pretenziose in ogni caso.
L'edizione contiene storie incredibili, surreali, oscene (anche) e divertenti, che mantengono nella traduzione tutta la freschezza e l'immediatezza dell'originale (è una mia congettura, intendiamoci: ma sta di fatto che la leggibilità è altissima). Incipit spaziale: "Il caso Anjuta" è la stralunata vicenda d'un esperimento nello spazio, in un presente impossibile in cui s'è rimasti legati alle logiche della guerra fredda e dei due blocchi contrapposti, e si vanno cercando complesse opportunità di compatibilità tra vecchi nemici: scienziati intendono scoprire se è possibile concepire un bimbo nello spazio, e per questo vengono scelti uno yankee, già generoso donatore di seme, e una cittadina sovietica, stakanovista ma incresciosamente trasandata e respingente. I due devono soltanto fare l'amore, e quell'amore sarà il simbolo della nuova amicizia tra i due grandi popoli. Naturalmente non accade niente del genere, lo yankee s'accoppia – post violente critiche per la sua inadempienza al duro compito – con una connazionale, e nasce il piccolo David. L'eroica cittadina sovietica finisce a vivere in Siberia. Lì incontrerà un vero amore.
"I metabolici" è una feroce satira del capitalismo, del consumismo e del pietismo d'accatto nei confronti dei popoli dell'Est europeo. Quando dico "feroce" non scelgo un aggettivo a caso. Uno scienziato scopre le capacità nutrizionali della merda, e riesce ad alimentare tutto l'Est in questa sinistra maniera. Gli occidentali hanno solo un compito, mangiare, ingrassare e liberarsi. A dismisura. Finalmente la vita nel sedicente Mondo Civilizzato si fa più sicura e tranquilla: basta abbuffarsi e svuotarsi a dovere. Altra discreta e apprezzabile satira delle relazioni con l'occidente in "Missione diplomatica a Bath".
Degno di nota, e decisamente krzizanovskijano, è "Il servizio", storia di un singolare annuncio (mozzafiato, diciamo così) apparso su un quotidiano: bastano cinquanta dollari per venire decapitati. Il narratore vuole indagare – non certo cimentarsi – ma non è detto che possa uscirne incolume. Almeno economicamente.
"Rapporto inoltrato" è la vicenda di un insignificante impiegato dei Servizi Segreti, uno dei tanti cittadini delle nazioni dell'Est europeo allora costretti a lavorare nello spionaggio. Popov, con gusto bulgakoviano, si serve del fantastico e dell'irrazionale per trasfigurare l'assurdità e il nonsense della professione dell'agente segreto: come scoprirete, c'è la possibilità di diventare – alla lettera – invisibili. È una promozione mortale, diciamo così.
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