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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Paolo Grugni

Mondoserpente

Alacrán , Pag. 248 Euro 14,80
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Sorpresa, affascinata, stordita, perplessa per come l'italico ingegno letterario si muova sulle strade del delitto. Vecchi e sorpassati i tempi in cui per trovare qualche soggetto criminoso si doveva fare i conti con gli pseudonimi alla spaghetti-western, o risfogliare quei quattro, cinque nomi usciti dall'anonimato e appunto dalla pseudonimia (Scerbanenco, Enna, Carlo Manzoni, Macchiavelli) per una timida ed indigena via al giallo.

Oggi c'è un profluvio di nomi e, meno male, qualità di tutto rispetto: aggiungiamo Paolo Grugni alla nostra personale lista di autori da seguire. E parliamo del suo ultimo libro: Mondoserpente.

Si avrà a male se cito Dan Brown? Probabilmente sì, ma vanno fatti i distinguo. Personalmente non capisco il sottotitolo del noir: un antithriller. Dio solo lo sa cosa c'è di anti: la storia segue il canone dei delitti rituali, del killeraggio seriale, e non trovo nemmeno tanto inusuale il metodo d'indagine.

Semmai la mia simpatia va per il dj poeta che indagatore non è e che ha una bella visione della vita e del suo scrivere versi: Mi sono sempre domandato perché scrivo poesie. Ora lo so. Sono parole che traslocano su carta perché non saprebbero dove altro andare dopo aver riempito l'hardisk del cervello. E quello che non ricordo è perché non ho più memoria.

Più scontata l'altra figura, quella della guardia giurata Angelo Stirpe in cerca di giustizia perché il folle di turno gli ha ucciso il figlio.

Dove Grugni segna un punto a suo favore? Nell'aggressività politicamente scorretta dell'incedere, nella narrativa a singhiozzo che a volte sfiora l'incidente di percorso. Cioè siamo di fronte ad un autore sanguigno ed istintivo che fa della materia noir non soltanto un procedimento "di genere", ma un vero e proprio tassello di vita.

Parole troppo grosse per un giallista che parla di antiche profezie, di scomode verità e di una quasi impossibile caccia al colpevole? Forse, ma la dinamica del noir contemporaneo ora è questo (penso al bellissimo, ultimo, romanzo di Massimo Carlotto dove il cammino della vita è un segno costante, doloroso e straziante per tutta la durata del libro): mischiare la tecnica con il bisogno di confrontarsi; e se una volta il ritratto di un melanconico e crepuscolare ispettore era un procedimento dettato anche dalle sovrastrutture dell'impianto, ora spesso e volentieri i personaggi cardine delle storie sono riflessi ancor più veritieri di chi li disegna e li riporta su carta.

Mondoserpente offre anche una suggestiva (questa sì inusuale caratterizzazione, non certo l'investigazione) storia d'amore, dove la protagonista (e chiedo già da ora scusa se il raffronto può sembrare "coatto") sembra ricordare la famosa moglie dell'ispettore Colombo che mai si vedeva. Una sorta di fantasma che aleggia sulla storia e che a tratti si materializza, ma con la stessa facilità dispare.

Qualcuno obietterà: hai parlato poco della trama, giusto qualche cenno. Non serve. Qui non si discetta di avventure (per carità importanti e sacrosante, soprattutto in un giallo che si rispetti), ma di contorni. Quei contorni che delineano con nettezza sociologica un momento, un periodo, un tratto del tempo.

Grugni è abile in questo: ci rappresenta una società traballante e ferita. Ed è quello che cerchiamo in un noir. Tutto il resto sono chiacchiere.



di Eleonora del Poggio


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Gustoso


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