RECENSIONI
Giancarlo Governi
Nannarella. Il romanzo di Anna Magnani.
Minimum fax, Pag. 231 Euro 16.00
Dice bene il sottotitolo: il romanzo di Anna Magnani. Perché questo libro non è una biografia, piuttosto una vicenda 'romanzata', spesso approssimativa (e spiegherò perché la definisco così), col taglio del pezzo a metà strada tra il settimanale rosa e l'approfondimento culturale.
Giancarlo Governi sappiamo chi è, è quel signore che ogni tanto, con discrezione e avvedutezza, si affaccia in Rai per parlarci di vecchi autori, di vecchi attori e del bel tempo cinematografico che fu.
Ed il libro in questione non è cosa nuova: è una ristampa, coi dovuti aggiornamenti, di una prima edizione Bompiani che uscì nel lontano 1983 e che non aveva l'apporto e la collaborazione del figlio di Nannarella, Luca, e che oggi invece, finalmente, li ha avuti.
Occorreva riproporlo perché quest'anno è il centenario della nascita della grande attrice romana (e si pone fine anche all'annosa questio: ma la Magnani è nata nella capitale o ad Alessandria d'Egitto? Pare, secondo quanto lei stessa confessa in un'intervista, proprio nella capitale). Centenario che, se vogliamo, ha fatto la stessa fine dei quarant'anni (nel 2007) della morte del grande Totò: praticamente ignorato.
Un peccato perché sia l'uno che l'altra, al di là del sodalizio che li unì per tanti anni nella rivista, rappresentano tutt'ora un punto fermo nella nostra concezione dello spettacolo in genere e dell'arte della recitazione.
Perché si diceva all'inizio che questo è un libro 'approssimativo'? Perché non è colpa certo del Governi, che tra l'altro ricostruisce con le poche testimonianze che ha a disposizione, un affettuoso e sentito quadro d'insieme, ma perché la natura riservata e scontrosa della Magnani ha impedito una ricomposizione netta e polita del grande personaggio.
E a dimostrazione di ciò mi sovvengono personali ricordi, ma che comunque appartengono all'immaginario televisivo di quegli anni: chi può dire di serbare memoria di una qualche sua apparizione nei famosi 'sabato sera', quando mostri sacri del cinema, Sordi, Gassman, Tognazzi, Vitti, Matroianni, lo stesso Totò, allietavano regolarmente l'ancor giovane pubblico televisivo con le prodezze che più erano loro congeniali?
Nannarella ci ha negato questo: ha coltivato una passione smodata per la riservatezza e per il proprio mondo, fatto sì di intemperanze (Governi riporta con una perizia da biografo del gossip tutti i litigi con i grandi amori della sua vita), ma anche di slanci creativi ed umani fuori dal comune.
Nannarella non aggiunge granché a quel che sapevamo (peccato manchi un contributo fotografico), ma il ripasso a cui ci sottopone Governi non ci dispiace. Ripercorriamo le tappe della carriera straordinaria dell'attrice pensandola ancora viva e presente.
La televisione che non l'ha mai vista ospite ce l'ha consegnata all'eternità: quando interrompe 'O surdato 'nnammorato (l'episodio tv La sciantosa con Massimo Ranieri) perché davanti a lei si para un'umanità affranta, dolorosa e inconsapevole, non possiamo, ancora oggi, non inchinarci alla sua immensa arte e commuoverci senza freni inibitori.
di Alfredo Ronci
Giancarlo Governi sappiamo chi è, è quel signore che ogni tanto, con discrezione e avvedutezza, si affaccia in Rai per parlarci di vecchi autori, di vecchi attori e del bel tempo cinematografico che fu.
Ed il libro in questione non è cosa nuova: è una ristampa, coi dovuti aggiornamenti, di una prima edizione Bompiani che uscì nel lontano 1983 e che non aveva l'apporto e la collaborazione del figlio di Nannarella, Luca, e che oggi invece, finalmente, li ha avuti.
Occorreva riproporlo perché quest'anno è il centenario della nascita della grande attrice romana (e si pone fine anche all'annosa questio: ma la Magnani è nata nella capitale o ad Alessandria d'Egitto? Pare, secondo quanto lei stessa confessa in un'intervista, proprio nella capitale). Centenario che, se vogliamo, ha fatto la stessa fine dei quarant'anni (nel 2007) della morte del grande Totò: praticamente ignorato.
Un peccato perché sia l'uno che l'altra, al di là del sodalizio che li unì per tanti anni nella rivista, rappresentano tutt'ora un punto fermo nella nostra concezione dello spettacolo in genere e dell'arte della recitazione.
Perché si diceva all'inizio che questo è un libro 'approssimativo'? Perché non è colpa certo del Governi, che tra l'altro ricostruisce con le poche testimonianze che ha a disposizione, un affettuoso e sentito quadro d'insieme, ma perché la natura riservata e scontrosa della Magnani ha impedito una ricomposizione netta e polita del grande personaggio.
E a dimostrazione di ciò mi sovvengono personali ricordi, ma che comunque appartengono all'immaginario televisivo di quegli anni: chi può dire di serbare memoria di una qualche sua apparizione nei famosi 'sabato sera', quando mostri sacri del cinema, Sordi, Gassman, Tognazzi, Vitti, Matroianni, lo stesso Totò, allietavano regolarmente l'ancor giovane pubblico televisivo con le prodezze che più erano loro congeniali?
Nannarella ci ha negato questo: ha coltivato una passione smodata per la riservatezza e per il proprio mondo, fatto sì di intemperanze (Governi riporta con una perizia da biografo del gossip tutti i litigi con i grandi amori della sua vita), ma anche di slanci creativi ed umani fuori dal comune.
Nannarella non aggiunge granché a quel che sapevamo (peccato manchi un contributo fotografico), ma il ripasso a cui ci sottopone Governi non ci dispiace. Ripercorriamo le tappe della carriera straordinaria dell'attrice pensandola ancora viva e presente.
La televisione che non l'ha mai vista ospite ce l'ha consegnata all'eternità: quando interrompe 'O surdato 'nnammorato (l'episodio tv La sciantosa con Massimo Ranieri) perché davanti a lei si para un'umanità affranta, dolorosa e inconsapevole, non possiamo, ancora oggi, non inchinarci alla sua immensa arte e commuoverci senza freni inibitori.
di Alfredo Ronci
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