RECENSIONI
Michael Pergolani
Nudo
L'altracittà, Pag. 458 Euro 20,00
… oggi ma non solo oggi ho la sensazione che tutto quello che ho scritto e che sto ancora testardamente scrivendo sia obsoleto, datato sia nella sua forma di romanzo cartaceo che nella sostanza, a cosa serve il mio romanzo? Il romanzo per di più di un vecchio?
Onestamente anch’io, che mi interesso di libri per una sorta di civetteria letteraria, non riesco a dire a cosa serve questo romanzo. Potrei tentare di affermare che il racconto autobiografico in genere va meno bene del romanzo tout-court. Ma poi so’ balle. Posso affermare che i contenuti della storia ormai hanno il tempo che trovano e che soprattutto la nuova generazione è interessata ad altro. Ma poi so’ balle. Posso dire che l’autore spesso e volentieri, per un tocco di audace malizia, fa sentire gli anni e soprattutto il suo modo di essere “vecchio”. Ma poi so’ balle.
Conobbi Michael Pergolani vent’anni fa, o giù di lì, quando ormai si erano perse quasi le tracce di quel baldanzoso personaggio televisivo. Dico televisivo perché per molti di noi, pur avendo un’età che avrebbe potuto allontanarci da siffatte sciocchezzuole, era e rimaneva legato allo staff di Renzo Arbore.
Lo conobbi perché partecipò ad un concorso di poesie indetto da una banca che ora non c’è più e soprattutto perché io ero tra i giudici del concorso. Lo dico ora (ma lo confessai al resto della giuria): lo contattai telefonicamente e gli feci i complimenti per il contenuto delle sue poesie perché erano profonde e soprattutto strazianti. Usai proprio questo termine: strazianti.
Gli dissi pure che probabilmente non avrebbe vinto il concorso, come effettivamente accadde. E poi gli porsi la fatidica domanda: ma tu sei il Pergolani dell’Altra domenica?
Il resto è storia (per modo di dire). Non gli ho mai chiesto dei suoi precedenti, non gli ho mai chiesto della sua famiglia (perché avrei dovuto?). Non gli ho mai chiesto nulla di nulla.
Ora scopro una realtà diversa che me lo fa apprezzare ancora di più. Ma non perché ha conosciuto Bowie o intervistato Zappa, macché. Me lo fa apprezzare semplicemente come uomo. E questo è più che sufficiente.
Tapum-tapum-tapum. Maximam-ente, il cuore non conosce decenza o indecenza, posso solo immaginare di raccogliere briciole d’indecenza sulla tovaglietta dove ho smollicato parole per vivere e qualche volta per amare.
di Alfredo Ronci
Onestamente anch’io, che mi interesso di libri per una sorta di civetteria letteraria, non riesco a dire a cosa serve questo romanzo. Potrei tentare di affermare che il racconto autobiografico in genere va meno bene del romanzo tout-court. Ma poi so’ balle. Posso affermare che i contenuti della storia ormai hanno il tempo che trovano e che soprattutto la nuova generazione è interessata ad altro. Ma poi so’ balle. Posso dire che l’autore spesso e volentieri, per un tocco di audace malizia, fa sentire gli anni e soprattutto il suo modo di essere “vecchio”. Ma poi so’ balle.
Conobbi Michael Pergolani vent’anni fa, o giù di lì, quando ormai si erano perse quasi le tracce di quel baldanzoso personaggio televisivo. Dico televisivo perché per molti di noi, pur avendo un’età che avrebbe potuto allontanarci da siffatte sciocchezzuole, era e rimaneva legato allo staff di Renzo Arbore.
Lo conobbi perché partecipò ad un concorso di poesie indetto da una banca che ora non c’è più e soprattutto perché io ero tra i giudici del concorso. Lo dico ora (ma lo confessai al resto della giuria): lo contattai telefonicamente e gli feci i complimenti per il contenuto delle sue poesie perché erano profonde e soprattutto strazianti. Usai proprio questo termine: strazianti.
Gli dissi pure che probabilmente non avrebbe vinto il concorso, come effettivamente accadde. E poi gli porsi la fatidica domanda: ma tu sei il Pergolani dell’Altra domenica?
Il resto è storia (per modo di dire). Non gli ho mai chiesto dei suoi precedenti, non gli ho mai chiesto della sua famiglia (perché avrei dovuto?). Non gli ho mai chiesto nulla di nulla.
Ora scopro una realtà diversa che me lo fa apprezzare ancora di più. Ma non perché ha conosciuto Bowie o intervistato Zappa, macché. Me lo fa apprezzare semplicemente come uomo. E questo è più che sufficiente.
Tapum-tapum-tapum. Maximam-ente, il cuore non conosce decenza o indecenza, posso solo immaginare di raccogliere briciole d’indecenza sulla tovaglietta dove ho smollicato parole per vivere e qualche volta per amare.
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