RECENSIONI
Luca Poldelmengo
Odia il prossimo tuo
Kowalski, Pag.186 Euro 12,00
Spesso ci si chiede: ma perché il cinema italiano fa cagare?
Si è tentato più volte di dare una risposta, ma nessuno ha la palla di vetro per indicare suggestioni quanto meno convincenti. E nemmeno io tenterò di offrire una soluzione. Ma perché quel quesito iniziale?
Perché la letteratura rischia di fare la stessa fine se usiamo come metro di giudizio un sillogismo spericolato e rovesciato: se il cinema spesso attinge dalla letteratura e il cinema fa schifo, c'è il rischio che anche la letteratura faccia schifo?
Benedetto iddio, dirà qualcuno, ma costui dove vuole andare a parare? Paro nel momento in cui la letteratura si fa sedurre solo e soltanto dal fascino suggestivo della sceneggiatura: ma non dovrebbe essere il contrario?
Odia il prossimo tuo fa prima i conti col grande schermo e poi con la narrativa. Perché l'autore, tra l'altro, bazzica l'ambiente ed è stato lo sceneggiatore di un film di discreto successo: Cemento armato.
Dov'è insomma l'inghippo che mi fa insorgere? Non c'è inghippo e non c'è, purtroppo, insorgenza. Ma solo un dato di fatto: la nuova generazione di scrittori si alimenta di immagini e non di percezioni e racconta le storie per fotogrammi, non per segmenti narrativi.
Diciamo che fotografa, anzi fotocopia, perché se la fotografia, a secondo di chi la fa, esprime un'angolatura del mondo, la fotocopiatura è quella che è, riproduzione pedissequa del quanto essere o già stato.
Non sarebbe nemmeno un male perché a ben vedere di chi filosofeggia classicamente e si piange addosso ne abbiamo i coglioni pieni. Sta all'autore contemporaneo offrire una parziale (perché non può essere altrimenti e chi crede di avere in mano la percezione della totalità non va nemmeno preso in considerazione) visione di sé e del circostante e delle circostanze. Mi sta bene anche una panoramica regionalistica se portasse comunque ad una definizione convincente del proprio mondo.
Odia il prossimo tuo ha una struttura ad orologeria: le vicende di sei personaggi (sono i principali, poi ci sono anchei comprimari: tanto per fare la battuta... sei personaggi in cerca di autore?) s'incastrano alla fine alla perfezione. C'è l'ex ciclista che fa il barbome, c'è Tegla che fa la prostituta, c'è Sella il calabrese delinquente,c'è Flavio, l'ex terrorista detto 'il Rosso' c'è Renato che è benestante ma che ha tirato su un figlio che è ritratto impietoso di certa gioventù senza valori e stupatrice e ci sono le loro storie che alla fine convergono.
Tutto torna: in un delirio di mestizia e solitudini.
Perfetta sceneggiatura.
Perfetta letteratura?
di Alfredo Ronci
Si è tentato più volte di dare una risposta, ma nessuno ha la palla di vetro per indicare suggestioni quanto meno convincenti. E nemmeno io tenterò di offrire una soluzione. Ma perché quel quesito iniziale?
Perché la letteratura rischia di fare la stessa fine se usiamo come metro di giudizio un sillogismo spericolato e rovesciato: se il cinema spesso attinge dalla letteratura e il cinema fa schifo, c'è il rischio che anche la letteratura faccia schifo?
Benedetto iddio, dirà qualcuno, ma costui dove vuole andare a parare? Paro nel momento in cui la letteratura si fa sedurre solo e soltanto dal fascino suggestivo della sceneggiatura: ma non dovrebbe essere il contrario?
Odia il prossimo tuo fa prima i conti col grande schermo e poi con la narrativa. Perché l'autore, tra l'altro, bazzica l'ambiente ed è stato lo sceneggiatore di un film di discreto successo: Cemento armato.
Dov'è insomma l'inghippo che mi fa insorgere? Non c'è inghippo e non c'è, purtroppo, insorgenza. Ma solo un dato di fatto: la nuova generazione di scrittori si alimenta di immagini e non di percezioni e racconta le storie per fotogrammi, non per segmenti narrativi.
Diciamo che fotografa, anzi fotocopia, perché se la fotografia, a secondo di chi la fa, esprime un'angolatura del mondo, la fotocopiatura è quella che è, riproduzione pedissequa del quanto essere o già stato.
Non sarebbe nemmeno un male perché a ben vedere di chi filosofeggia classicamente e si piange addosso ne abbiamo i coglioni pieni. Sta all'autore contemporaneo offrire una parziale (perché non può essere altrimenti e chi crede di avere in mano la percezione della totalità non va nemmeno preso in considerazione) visione di sé e del circostante e delle circostanze. Mi sta bene anche una panoramica regionalistica se portasse comunque ad una definizione convincente del proprio mondo.
Odia il prossimo tuo ha una struttura ad orologeria: le vicende di sei personaggi (sono i principali, poi ci sono anchei comprimari: tanto per fare la battuta... sei personaggi in cerca di autore?) s'incastrano alla fine alla perfezione. C'è l'ex ciclista che fa il barbome, c'è Tegla che fa la prostituta, c'è Sella il calabrese delinquente,c'è Flavio, l'ex terrorista detto 'il Rosso' c'è Renato che è benestante ma che ha tirato su un figlio che è ritratto impietoso di certa gioventù senza valori e stupatrice e ci sono le loro storie che alla fine convergono.
Tutto torna: in un delirio di mestizia e solitudini.
Perfetta sceneggiatura.
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