RECENSIONI
Dario Bressanini
Pane e bugie
Chiarelettere, Pag. 300 Euro 13,60
Ormai i saggi di Chiarelettere hanno invaso le librerie e ci hanno confermato sostanzialmente una cosa: più il paese è invaso da pubblicazione sul marcio del sistema e più il sistema stesso è putrescente. O viceversa, c'est la même chose. Meglio ancora: più si trama e più le trame vengono al 'pettine. Per carità, non voglio dire che la ggente debba stare all'oscuro delle puzze che stanno intorno, ma è innegabile però che la moltiplicazione dei misfatti, soprattutto coram populo, partorisce una relativa 'letteratura'. I risultati poi di certi 'best' danno ragione, senza alcun ombra di dubbio, a chi li produce.
La parola chiave di questo libro è chemofobia.
Qualcuno dirà: che straccio di malattia è? (I più sensibili potrebbero pensare ad un nuovo reato, per cui si è iscritti automaticamente nel registro degli indagati...) Tranquilli. La chemofobia è solo la paura e il pregiudizio verso le sostanze chimiche. E chi ne discetta è ovviamente un chimico, Dario Bressanini per la precisione, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze chimiche e ambientali dell'Università dell'Insubria (e pure questa non è una parolaccia, ma ha origini celtiche – ma non lo dite a Bossi – ed è appunto un'università con le principale sedi a Varese e Como e quindi molto vicino alla Svizzera).
Alla base del discorso c'è il falso assunto per cui... esiste un pregiudizio diffuso, ben radicato, che ritiene i prodotti 'naturali' sempre buoni e sani proprio in virtù della loro 'naturalità', e i prodotti 'artificiali' o 'industriali' per non parlare degli OGM – cattivi e poco salubri. Questa è, lo abbiamo visto, una sciocchezza.
E la sciocchezza secondo Bressanini coinvolge discorsi molto più ampi che non si fermano soltanto alla valutazione dei singoli rischi del consumatore, ma una visione della vita complessiva fatta anche di prese di posizioni politiche.
Al chimico, per esempio, spesso non vanno giù i colpi di testa del grillismo, non supportati da valutazioni scientifiche e soprattutto ha una vera e propria allergia (visto che siamo in tema) per Carlo Pedrini, presidente di Slow Food (una sorta di Pancho Pardi dell'alimentazione 'sana').
Ma al di là di antipatie e simpatie dettate dalle indagini, le domande più ricorrenti nel saggio sono:
Ma gli OGM sono veramente pericolosi?
Quanto è attendibile la pericolosità di certi alimenti?
Il biologico è migliore?
La spesa a Km 0 è davvero sostenibile?
L'autore dà precise risposte e a supporto delle sue risultanze passa in rassegna anche una serie di 'eventi' che hanno caratterizzato non solo la cronaca di questi ultimi anni: come il 'falso' scandalo Monsanto, l'incredibile notizia del pesto cancerogeno, il pesce e le fragole con proteine del latte (ci fece uno spettacolo anche Grillo), il glutammato e la sindrome da ristorante cinese.
Il libro è sfizioso assai: l'unico appunto che si può rivolgere al Bressanini (e in genere a tutti i ricercatori) è quello di un assoluto ossequio nei confronti della Scienza... e questo lo abbiamo visto più volte, non sempre porta a giusti risultati.
Comunque per quanto riguarda la problematica dell'alimentazione, gli antichi già avevano una risposta adeguata: Paracelso diceva che è la dose che fa il veleno. Elementare no?
Anzi: alimentare no?
di Alfredo Ronci
La parola chiave di questo libro è chemofobia.
Qualcuno dirà: che straccio di malattia è? (I più sensibili potrebbero pensare ad un nuovo reato, per cui si è iscritti automaticamente nel registro degli indagati...) Tranquilli. La chemofobia è solo la paura e il pregiudizio verso le sostanze chimiche. E chi ne discetta è ovviamente un chimico, Dario Bressanini per la precisione, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze chimiche e ambientali dell'Università dell'Insubria (e pure questa non è una parolaccia, ma ha origini celtiche – ma non lo dite a Bossi – ed è appunto un'università con le principale sedi a Varese e Como e quindi molto vicino alla Svizzera).
Alla base del discorso c'è il falso assunto per cui... esiste un pregiudizio diffuso, ben radicato, che ritiene i prodotti 'naturali' sempre buoni e sani proprio in virtù della loro 'naturalità', e i prodotti 'artificiali' o 'industriali' per non parlare degli OGM – cattivi e poco salubri. Questa è, lo abbiamo visto, una sciocchezza.
E la sciocchezza secondo Bressanini coinvolge discorsi molto più ampi che non si fermano soltanto alla valutazione dei singoli rischi del consumatore, ma una visione della vita complessiva fatta anche di prese di posizioni politiche.
Al chimico, per esempio, spesso non vanno giù i colpi di testa del grillismo, non supportati da valutazioni scientifiche e soprattutto ha una vera e propria allergia (visto che siamo in tema) per Carlo Pedrini, presidente di Slow Food (una sorta di Pancho Pardi dell'alimentazione 'sana').
Ma al di là di antipatie e simpatie dettate dalle indagini, le domande più ricorrenti nel saggio sono:
Ma gli OGM sono veramente pericolosi?
Quanto è attendibile la pericolosità di certi alimenti?
Il biologico è migliore?
La spesa a Km 0 è davvero sostenibile?
L'autore dà precise risposte e a supporto delle sue risultanze passa in rassegna anche una serie di 'eventi' che hanno caratterizzato non solo la cronaca di questi ultimi anni: come il 'falso' scandalo Monsanto, l'incredibile notizia del pesto cancerogeno, il pesce e le fragole con proteine del latte (ci fece uno spettacolo anche Grillo), il glutammato e la sindrome da ristorante cinese.
Il libro è sfizioso assai: l'unico appunto che si può rivolgere al Bressanini (e in genere a tutti i ricercatori) è quello di un assoluto ossequio nei confronti della Scienza... e questo lo abbiamo visto più volte, non sempre porta a giusti risultati.
Comunque per quanto riguarda la problematica dell'alimentazione, gli antichi già avevano una risposta adeguata: Paracelso diceva che è la dose che fa il veleno. Elementare no?
Anzi: alimentare no?
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