RECENSIONI
William C.Carter
Proust in love
Castelvecchi, Pag. 298 Euro 18.00
Stordisce quasi vedere in che modo, un recensore di gusto quale è Giuseppe Scaraffia, affronta il libro in questione sulle pagine dell'inserto domenicale de Il sole 24 ore. In pratica va a pizzicare il passaggio più "porco" ed inconsueto della sessualità di Proust. Quello in cui il grande scrittore francese, per raggiungere l'orgasmo, si fa portare, nella stanza da letto, due gabbiette, con topi di fogna a digiuno che, all'apertura delle porticine, a stretto contatto, si buttano uno sull'altro stridendo.
Corbezzoli! Questo Proust era davvero un immondo depravato, fors'anche uno scrittore da evitare, potrebbe obiettare qualcuno.
Se avesse avuto più gusto e rispetto per l'arte (Scaraffia e non Proust dico!) si sarebbe accorto che questo libro, con un titolo che suggerirebbe piuttosto canzoni pop anni ottanta tipo Donna Summer o Bronski Beat, è una sorta di diario della disperazione.
Carter ha scritto una biografia commovente che tratteggia un uomo sì straordinario ed essenziale per certi versi, ma dall'animo sottile come carta velina e con un'esistenza soggetta agli scossoni continui di una società ancora primitiva.
La vita di Proust è fatta unicamente di bugie e di compromessi per allontanare da sé l'idea "unica" di un'omosessualità che lo avrebbe inchiodato. Si legge a pag. 217: Da tutto ciò, Cocteau arriva alla conclusione che Proust non aveva mai conosciuto l'amore, ma «solo le torture maniacali delle sue bugie e della sua gelosia».
Infatti l'uomo è estremamente geloso e ne da prova in continuazione durante le relazioni (chiamiamole così per comodità, ma risultano invece un coacervo di necessità mai espresse realmente) con gli"amori" della sua vita e che ispirarono tracce consistenti della Recherche: parlo di Alfred Agostinelli (per i più l'Albertine del capolavoro), Reynaldo Hahn, compositore e musicista, Lucine Daudet (figlio di Alphonse Daudet e per il quale Proust sfidò a duello Jean Lorrain che si era permesso di insinuare, sulla carta stampata, di una relazione amorosa tra i due), e il giovanissimo Jacques Bizet.
Ma, come si diceva in precedenza, ad una necessità di fondo non corrisponde un'azione decisa: In tutta la sua vita amorosa Proust non ebbe mai una relazione sessualmente appagante con un compagno che amasse veramente. Qualora ne abbia avuta una, nelle sue lettere e nei suoi scritti non compare nessuna traccia precisa (pag.224).
Proust dunque vive freudianamente di desideri inespressi (curioso l'attrito con le opere: probabile che Sodoma e Gomorra sia il primo testo dove sono descritti, anche con particolari rilevanti, amplessi omosessuali) e subisce per questo continui attacchi. Pensiamo agli sfottò del diplomatico Paul Morand che addirittura nel 1919 pubblicò una Ode à Marcel Proust dove alludeva alle escursioni notturne del romanziere, (si sapeva tra l'altro delle sue preferenze per giovani delle classi più disagiate).
Viene dunque il sospetto che la Recherche sia fondata su un equivoco, o fors'anche di più, su una battaglia continua, dove l'inesprimibile del quotidiano, diventa reale solo attraverso la finzione e la realizzazione della compiutezza narrativa.
In realtà quisquilie (le nostre supposizioni, ovvio): resta, il romanzo, un mondo di aspirazioni e di fame d'affetto – pensiamo alle pagine di apertura in cui il protagonista desidera più di ogni altra cosa il bacio della buonanotte da parte della madre - che non ha eguali nella letteratura. E dove Proust, più che le sue convinzioni, ha riversato le sue paure. Quelle di tutti i giorni.
di Alfredo Ronci
Corbezzoli! Questo Proust era davvero un immondo depravato, fors'anche uno scrittore da evitare, potrebbe obiettare qualcuno.
Se avesse avuto più gusto e rispetto per l'arte (Scaraffia e non Proust dico!) si sarebbe accorto che questo libro, con un titolo che suggerirebbe piuttosto canzoni pop anni ottanta tipo Donna Summer o Bronski Beat, è una sorta di diario della disperazione.
Carter ha scritto una biografia commovente che tratteggia un uomo sì straordinario ed essenziale per certi versi, ma dall'animo sottile come carta velina e con un'esistenza soggetta agli scossoni continui di una società ancora primitiva.
La vita di Proust è fatta unicamente di bugie e di compromessi per allontanare da sé l'idea "unica" di un'omosessualità che lo avrebbe inchiodato. Si legge a pag. 217: Da tutto ciò, Cocteau arriva alla conclusione che Proust non aveva mai conosciuto l'amore, ma «solo le torture maniacali delle sue bugie e della sua gelosia».
Infatti l'uomo è estremamente geloso e ne da prova in continuazione durante le relazioni (chiamiamole così per comodità, ma risultano invece un coacervo di necessità mai espresse realmente) con gli"amori" della sua vita e che ispirarono tracce consistenti della Recherche: parlo di Alfred Agostinelli (per i più l'Albertine del capolavoro), Reynaldo Hahn, compositore e musicista, Lucine Daudet (figlio di Alphonse Daudet e per il quale Proust sfidò a duello Jean Lorrain che si era permesso di insinuare, sulla carta stampata, di una relazione amorosa tra i due), e il giovanissimo Jacques Bizet.
Ma, come si diceva in precedenza, ad una necessità di fondo non corrisponde un'azione decisa: In tutta la sua vita amorosa Proust non ebbe mai una relazione sessualmente appagante con un compagno che amasse veramente. Qualora ne abbia avuta una, nelle sue lettere e nei suoi scritti non compare nessuna traccia precisa (pag.224).
Proust dunque vive freudianamente di desideri inespressi (curioso l'attrito con le opere: probabile che Sodoma e Gomorra sia il primo testo dove sono descritti, anche con particolari rilevanti, amplessi omosessuali) e subisce per questo continui attacchi. Pensiamo agli sfottò del diplomatico Paul Morand che addirittura nel 1919 pubblicò una Ode à Marcel Proust dove alludeva alle escursioni notturne del romanziere, (si sapeva tra l'altro delle sue preferenze per giovani delle classi più disagiate).
Viene dunque il sospetto che la Recherche sia fondata su un equivoco, o fors'anche di più, su una battaglia continua, dove l'inesprimibile del quotidiano, diventa reale solo attraverso la finzione e la realizzazione della compiutezza narrativa.
In realtà quisquilie (le nostre supposizioni, ovvio): resta, il romanzo, un mondo di aspirazioni e di fame d'affetto – pensiamo alle pagine di apertura in cui il protagonista desidera più di ogni altra cosa il bacio della buonanotte da parte della madre - che non ha eguali nella letteratura. E dove Proust, più che le sue convinzioni, ha riversato le sue paure. Quelle di tutti i giorni.
di Alfredo Ronci
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