RECENSIONI
Luca Pakarov
Pudding, evasioni low cost
Edizioni clandestine, Pag. 205 Euro 11,00
Attraversare l'Europa di questi tempi è come assistere a un grande funerale di luoghi, storie, immagini, dolori, memorie, per trarne in cambio, per contrappasso, una indifferenza fondamentale e unica: quella della grande trasformazione in atto - urbanistica, sociale, economica, emotiva - che il capitalismo globale incrementa e produce. E' questa l'atmosfera a grado zero che percorre le storie di viaggio del secondo libro di Luka Pakarov, Pudding evasioni, low cost.
Una guida non guida delle grandi capitali potremmo dire, ma anche un reportage disilluso fatto di microstorie individuali, ansie di evasione, fughe sul posto, abbandoni lirici e altrettanto antiliriche perdizioni. Pakarov ovviamente non è un viaggiatore romantico non ne ha l'indole e nemmeno i mezzi ma appunto per questo il suo occhio e la sua analisi appaiono più veri del vero capaci di captare in un graffito sul muro, in un palazzone, in una piazza di cemento, in un gesto umano, in una frase quel "colore locale" che ormai sfugge ad ogni definizione. Paradossalmente poi il dato teorico più rilevante della riflessione del nostro è proprio la conclamata scoperta della sparizione di ogni colore locale, di ogni tipicità, di quasi ogni sfumatura antropologica espunta dal lavorio dell'omologazione umana. E' quindi normale che una visita ad Auschwitz sia vissuta come un filmino pietoso che non commuove più nessuno. "Ci sono troppe cose già morte che a me, e credo a parecchi di quelli quel giorno con me, ad Auschwitz, sono capaci di distrarmi e di togliermi il sonno; la pubblicità della bibita con la fica, il nuovo Acer, le dieci sale cinematografiche del centro commerciale, l'aria condizionata che non funziona, le lettere verdi del servizio riscossioni, il Wifi e la crisi immobiliare, il gossip" La commozione semmai va cercata invece proprio nella sparizione, nel dileguare, nel naufragio della speranza e dei ricordi come accade alla madame Frurier del primo viaggio la quale pensionata sociale e residente a Montmartre è costretta a corroborare il suo modesto budget con un part time presso un sexy shop di Pigalle. E la catastrofe non sarebbe nemmeno questa, la catastrofe arriva con le nuove direttive del servizio postale francese che costringe i pensionati del quartiere ad aprire un conto corrente -con collegamento on line – e a smettere di vedersi per la riscossione."L'ufficio che per quel gruppo era un punto di ritrovo, una finestra sulle loro già radicate vite, un passaggio necessario che aveva stimolato una comunità autonoma, ora in questo modo, era come tutti gli altri luoghi dove transita denaro da una mano all'altra. Ma cosa si doveva fare?" Dentro Pudding inoltre si trova un po'di tutto: dalle crudeli e improbabili lettere d'amore, ai circoli anarchici in piena crisi greca, dalle riflessioni nichiliste sulla caduta del muro alle considerazioni sul turismo di massa. Così un viaggio a Dublino si trasforma in un lunga solitaria invettiva contro i musei e la museificazione delle personalità celebri "Dicevo gli scrittori, Dublino quindi, visto un museo degli scrittori, apriti cielo ci sono entrato. Logico e stupido. Per intuire cosa avrei trovato bastava tener presente che i romanzieri da Dublino sono quasi tutti fuggiti. Una teca a difendere qualche pezzo di carta ingiallito, più un paio di macchine da scrivere, più qualche foto, moltiplicati per diverse leggende, fanno un museo" Invece a Budapest Pakarov assiste a quel delirio tipico dei paesi dell' Est ex comunista che consiste nel voler far dimenticare in fretta, troppo in fretta, quello che si considera un triste passato. Ma ecco che nonostante questo, nelle lunghe arterie o presso le piazze che fanno da capolinea alle corriere della campagna, tutta una vasta umanità di derelitti, contadine in ciabatte e povere madri di famiglie si riversa in città per vendere ai turisti qualunque cosa. Ed è un fenomeno questo che nessun occidentale potrà mai capire. "Noi che il comunismo non sappiamo nemmeno dove sta di casa, in qualche modo ci piace immaginarlo, ci piace scovarlo in ogni divieto, in ogni desolante pattume, in ogni Siberia di gramigna, sotto ogni pietra scritta in cirillico. E' l'istinto di vendetta contro chi ci ha rovinato la vita, primi fra tutti Kinder e Mulino Bianco, Nike . Dopo aver subito la somministrazione graduale e letale di ogni genere di ascetismo mercantile adesso ci troviamo con l'anima disidratata e nessuno, dico nessuno, ci convincerà che il nostro disumano rifugio occidentale è il migliore mondo possibile" . Se anche l'autore si considera un anarco-comunista questo non gli impedisce di far trasparire quella che è la sua memoria culturale; e se in Terminal che era il suo primo libro di racconti underground l'ombra evocata era quella di Bukowski, in Pudding i numi tutelari appaiono Céline e H.Miller. Il primo per la sua forte critica alla società di massa che Pakarov ricalibra sul presente, il secondo per le sue aperture metafisiche allo spazio della libertà spirituale. Ecco allora che nel degrado dell'Occidente standardizzato e morente di colpo una luce andalausa può scuoterci alla fine del mondo, in una Sur spagnola, fuori della storia dove i venti organizzano concerti, la luce del pomeriggio esplode e anche il viaggiatore è vicino a cogliere l'ultimo segreto delle cose. Appena un'illusione quella di potersi fermare per esistere in armonia col tutto, poi ancora l'ansia di ripartire, la fuga , l'insensatezza. "Ma per ora io rimanevo evanescente, in cerca di una città in una cartina,bagnato dalle lacrime della fuga, in attesa dell'ennesimo panorama che non possedevo mai, che apparteneva sempre agli altri mai a me. Mi venne da piangere e andai al bar lì vicino"
di Alessandro Cartoni
Una guida non guida delle grandi capitali potremmo dire, ma anche un reportage disilluso fatto di microstorie individuali, ansie di evasione, fughe sul posto, abbandoni lirici e altrettanto antiliriche perdizioni. Pakarov ovviamente non è un viaggiatore romantico non ne ha l'indole e nemmeno i mezzi ma appunto per questo il suo occhio e la sua analisi appaiono più veri del vero capaci di captare in un graffito sul muro, in un palazzone, in una piazza di cemento, in un gesto umano, in una frase quel "colore locale" che ormai sfugge ad ogni definizione. Paradossalmente poi il dato teorico più rilevante della riflessione del nostro è proprio la conclamata scoperta della sparizione di ogni colore locale, di ogni tipicità, di quasi ogni sfumatura antropologica espunta dal lavorio dell'omologazione umana. E' quindi normale che una visita ad Auschwitz sia vissuta come un filmino pietoso che non commuove più nessuno. "Ci sono troppe cose già morte che a me, e credo a parecchi di quelli quel giorno con me, ad Auschwitz, sono capaci di distrarmi e di togliermi il sonno; la pubblicità della bibita con la fica, il nuovo Acer, le dieci sale cinematografiche del centro commerciale, l'aria condizionata che non funziona, le lettere verdi del servizio riscossioni, il Wifi e la crisi immobiliare, il gossip" La commozione semmai va cercata invece proprio nella sparizione, nel dileguare, nel naufragio della speranza e dei ricordi come accade alla madame Frurier del primo viaggio la quale pensionata sociale e residente a Montmartre è costretta a corroborare il suo modesto budget con un part time presso un sexy shop di Pigalle. E la catastrofe non sarebbe nemmeno questa, la catastrofe arriva con le nuove direttive del servizio postale francese che costringe i pensionati del quartiere ad aprire un conto corrente -con collegamento on line – e a smettere di vedersi per la riscossione."L'ufficio che per quel gruppo era un punto di ritrovo, una finestra sulle loro già radicate vite, un passaggio necessario che aveva stimolato una comunità autonoma, ora in questo modo, era come tutti gli altri luoghi dove transita denaro da una mano all'altra. Ma cosa si doveva fare?" Dentro Pudding inoltre si trova un po'di tutto: dalle crudeli e improbabili lettere d'amore, ai circoli anarchici in piena crisi greca, dalle riflessioni nichiliste sulla caduta del muro alle considerazioni sul turismo di massa. Così un viaggio a Dublino si trasforma in un lunga solitaria invettiva contro i musei e la museificazione delle personalità celebri "Dicevo gli scrittori, Dublino quindi, visto un museo degli scrittori, apriti cielo ci sono entrato. Logico e stupido. Per intuire cosa avrei trovato bastava tener presente che i romanzieri da Dublino sono quasi tutti fuggiti. Una teca a difendere qualche pezzo di carta ingiallito, più un paio di macchine da scrivere, più qualche foto, moltiplicati per diverse leggende, fanno un museo" Invece a Budapest Pakarov assiste a quel delirio tipico dei paesi dell' Est ex comunista che consiste nel voler far dimenticare in fretta, troppo in fretta, quello che si considera un triste passato. Ma ecco che nonostante questo, nelle lunghe arterie o presso le piazze che fanno da capolinea alle corriere della campagna, tutta una vasta umanità di derelitti, contadine in ciabatte e povere madri di famiglie si riversa in città per vendere ai turisti qualunque cosa. Ed è un fenomeno questo che nessun occidentale potrà mai capire. "Noi che il comunismo non sappiamo nemmeno dove sta di casa, in qualche modo ci piace immaginarlo, ci piace scovarlo in ogni divieto, in ogni desolante pattume, in ogni Siberia di gramigna, sotto ogni pietra scritta in cirillico. E' l'istinto di vendetta contro chi ci ha rovinato la vita, primi fra tutti Kinder e Mulino Bianco, Nike . Dopo aver subito la somministrazione graduale e letale di ogni genere di ascetismo mercantile adesso ci troviamo con l'anima disidratata e nessuno, dico nessuno, ci convincerà che il nostro disumano rifugio occidentale è il migliore mondo possibile" . Se anche l'autore si considera un anarco-comunista questo non gli impedisce di far trasparire quella che è la sua memoria culturale; e se in Terminal che era il suo primo libro di racconti underground l'ombra evocata era quella di Bukowski, in Pudding i numi tutelari appaiono Céline e H.Miller. Il primo per la sua forte critica alla società di massa che Pakarov ricalibra sul presente, il secondo per le sue aperture metafisiche allo spazio della libertà spirituale. Ecco allora che nel degrado dell'Occidente standardizzato e morente di colpo una luce andalausa può scuoterci alla fine del mondo, in una Sur spagnola, fuori della storia dove i venti organizzano concerti, la luce del pomeriggio esplode e anche il viaggiatore è vicino a cogliere l'ultimo segreto delle cose. Appena un'illusione quella di potersi fermare per esistere in armonia col tutto, poi ancora l'ansia di ripartire, la fuga , l'insensatezza. "Ma per ora io rimanevo evanescente, in cerca di una città in una cartina,bagnato dalle lacrime della fuga, in attesa dell'ennesimo panorama che non possedevo mai, che apparteneva sempre agli altri mai a me. Mi venne da piangere e andai al bar lì vicino"
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