RECENSIONI
Laura Pugno
Quando verrai
Minimum fax, Pag. 123 Euro 12.00
Lo slogan promozionale del film Fargo dei fratelli Cohen era: Molte cose possono capitare nel bel mezzo del nulla.
Slogan che, diciamocelo francamente, potrebbe essere adattato (e adottato) per gran parte delle situazioni dei nostri giorni.
Perché accomodarlo al libro della Pugno (della quale, lo confesso, non conosco le sue precedenti uscite)? Perché la storia che racconta la scrittrice romana parte in sordina, in sordina prosegue per animarsi solo alla fine.
Eva è una ragazzina che vive in una roulotte con la madre e il di lei amante. Un giorno viene rapita da un tal Ethan che la tiene legata per un paio di giorni e alla fine però decide di farla fuggire. Quando torna alla vita di tutti i giorni Eva scopre che l'amante della madre nutre 'interesse' nei suoi confronti, ma la ragazza è rimasta segnata dall'incontro con lo sconosciuto rapitore che le ha anche confessato di dividere con lei un segreto ed un 'potere'.
Mi fermo qui per il solito motivo di non rovinare l'attenzione dell'eventuale lettore.
Mi permetto però d'indagare sul costrutto, che ha i suoi pro e i suoi contro.
Cominciamo da quest'ultimi: non vedo originalità o novità (Si salvi chi può: è nata una nuova scrittrice – Andrea Cortellessa – TuttoLibri) nella proposta, tanto meno nel linguaggio, piano e nella forma verbale del presente. Corretto nel puntellare le vicende, ma sufficientemente liquido per non creare contrasti.
Semmai più interessante potrebbe essere il discorso della trama, per richiami vecchie e nuovi, per quella sorta di mania tutta 'recensoria' di scovare addentellati, perché si sa, ormai la letteratura, come la musica, già da tempo ha detto ed espresso tutto (a parte la battuta di Sergej Dovlatov: non so proprio dove trovino i loro soggetti gli scrittori sovietici).
Due essenzialmente i riferimenti: ad un certo neorealismo, anche felliniano (che dopo tutto non lo è stato mai), di borgata con gli aggiustamenti del caso (figuriamoci se in questa fase di crisi non debba essere evidenziata l'esistenza delle fasce di popolazione più deboli ed emarginate... e mi pare anche un discorso sacrosanto) e ad una certa liaison fantastica che può avere agganci sia nella letteratura (sterminati), sia nel cinema/letteratura (mi viene in mente Il miglio verde tratto da un romanzo di Stephen King).
Commistione che (se il sottoscritto ha avuto l'intuito di capire bene... perché mica lo do per scontato) può avere il suo fascino e la sua suggestione anche se il pericolo poi di 'fotocopiare' l'esistente esiste ed è incombente.
Di fronte però a dei dubbi (perché dubbioso sul romanzo sono) sventolo bandiera bianca: ma sventolo per modestia. Nulla mi toglie dalla mente – ma allora che modestia è – che non ho colpe più di quante ne avesse Chichibio nel vedere una zampa di gru invece che due.
di Alfredo Ronci
Slogan che, diciamocelo francamente, potrebbe essere adattato (e adottato) per gran parte delle situazioni dei nostri giorni.
Perché accomodarlo al libro della Pugno (della quale, lo confesso, non conosco le sue precedenti uscite)? Perché la storia che racconta la scrittrice romana parte in sordina, in sordina prosegue per animarsi solo alla fine.
Eva è una ragazzina che vive in una roulotte con la madre e il di lei amante. Un giorno viene rapita da un tal Ethan che la tiene legata per un paio di giorni e alla fine però decide di farla fuggire. Quando torna alla vita di tutti i giorni Eva scopre che l'amante della madre nutre 'interesse' nei suoi confronti, ma la ragazza è rimasta segnata dall'incontro con lo sconosciuto rapitore che le ha anche confessato di dividere con lei un segreto ed un 'potere'.
Mi fermo qui per il solito motivo di non rovinare l'attenzione dell'eventuale lettore.
Mi permetto però d'indagare sul costrutto, che ha i suoi pro e i suoi contro.
Cominciamo da quest'ultimi: non vedo originalità o novità (Si salvi chi può: è nata una nuova scrittrice – Andrea Cortellessa – TuttoLibri) nella proposta, tanto meno nel linguaggio, piano e nella forma verbale del presente. Corretto nel puntellare le vicende, ma sufficientemente liquido per non creare contrasti.
Semmai più interessante potrebbe essere il discorso della trama, per richiami vecchie e nuovi, per quella sorta di mania tutta 'recensoria' di scovare addentellati, perché si sa, ormai la letteratura, come la musica, già da tempo ha detto ed espresso tutto (a parte la battuta di Sergej Dovlatov: non so proprio dove trovino i loro soggetti gli scrittori sovietici).
Due essenzialmente i riferimenti: ad un certo neorealismo, anche felliniano (che dopo tutto non lo è stato mai), di borgata con gli aggiustamenti del caso (figuriamoci se in questa fase di crisi non debba essere evidenziata l'esistenza delle fasce di popolazione più deboli ed emarginate... e mi pare anche un discorso sacrosanto) e ad una certa liaison fantastica che può avere agganci sia nella letteratura (sterminati), sia nel cinema/letteratura (mi viene in mente Il miglio verde tratto da un romanzo di Stephen King).
Commistione che (se il sottoscritto ha avuto l'intuito di capire bene... perché mica lo do per scontato) può avere il suo fascino e la sua suggestione anche se il pericolo poi di 'fotocopiare' l'esistente esiste ed è incombente.
Di fronte però a dei dubbi (perché dubbioso sul romanzo sono) sventolo bandiera bianca: ma sventolo per modestia. Nulla mi toglie dalla mente – ma allora che modestia è – che non ho colpe più di quante ne avesse Chichibio nel vedere una zampa di gru invece che due.
di Alfredo Ronci
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