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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Robert Louis Steveson

Racconti irriverenti

Mobydick, Pag. 62 Euro 9,00
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Nel titolo della raccolta da lui curata Marcello Benfante esprime la sua tesi: che questi racconti di Stevenson (due soli, ma fulminanti) siano stati volutamente "dimenticati" perché troppo dissacranti e sovversivi rispetto al dogmatismo dell'epoca. Tutto sommato, a conti fatti, sono sovversivi anche adesso. Sì, perché l'antropocentrismo non è affatto tramontato, e la stupidità dell'antropocentrismo (e di tutti i centrismi etnici religiosi politici e via dicendo) è proprio il nocciolo di questi gustosi apologhi. E nemmeno è tramontata (ché anzi sta aumentando) la tendenza a crogiolarsi nell'idea che qualche misteriosa entità sovrannaturale sia disposta ad occuparsi di noi considerandoci esseri specialissimi a cui somministrare punizioni e premi secondo criteri di cui ognuno si sente (per sé o per gli altri) illuminato depositario. Sempre di antropocentrismo si tratta. Nel primo racconto il gioco consiste nell'invertire le parti fra lo scienziato vivisettore e la scimmia antropomorfa. Scimmia che poi, dopo aver svelato a specchio la miseria e il ridicolo dell'uomo, rifiuta, dimostrandosi più saggia, di condividerne fino in fondo la crudeltà. E veniamo al secondo, ancor più geniale. Qui una caraffa d'acqua, lasciata stagnante per una settimana su un tavolo in una stanza deserta, diventa pabulum al proliferare di creature intelligenti che si pongono ogni sorta di domande sui perché della loro esistenza e su quella di un presunto creatore, di cui aspettano trepidanti l'epifania. Naturalmente si muniscono anche di una serie di risposte, più o meno dogmatiche, a cui vengono opposte altre tesi in odore di eresia, in una febbre di ricerca che tormenta innumerevoli generazioni.

Come nota il curatore nel saggio che precede i racconti, troppo spesso Stevenson è stato associato all'idea di una letteratura "per ragazzi", o comunque d'evasione, specie con riferimento a L'isola del tesoro. Questa tendenza della critica ad arricciare il naso davanti al gusto della trama e dell'avventura era stata denunciata dallo stesso scrittore: Oggigiorno gli inglesi hanno la tendenza (...) a guardare dall'alto in basso le trame dense d'incidenti (...) Si considera 'intelligente' un romanzo purché non abbia alcuna trama, o se proprio deve concedersela ne offra una noiosissima (Citazione da 'L'isola del romanzo'). Qualcuno ricorderà che ai tempi nostri un analogo grido accorato in difesa del romanzo "d'azione" è stato lanciato da Pennac in Come un romanzo. Ma se Stevenson è da considerare fra i precursori della moderna fantascienza non lo deve alla creatività di tipo avventuroso, bensì alla capacità di rimettere in gioco e ribaltare ciò che è dato per scontato, e tanto più in quanto è dato per scontato. Particolarmente in questi racconti brevi rifulge, nell'efficacia della sintesi, il potere sovversivo dell'intelligenza e dell'ironia. Riscritti nel novecento, si potrebbero attribuire ad un Frederic Brown. Quanto alle qualità letterarie di Stevenson, il curatore le illustra a fondo e con ricchezza di citazioni. Forse un tantino troppo accademico, ma è pur vero che la collana Lunaria, con la scoperta di gioielli dimenticati e la godibilità degli originali a fronte, offre prodotti culturali di un certo livello. E meno male che c'è.



di Giovanna Repetto


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