RECENSIONI
Marilù Oliva
Repetita
Perdisapop, Pag. 169 Euro 14,00
Nel diritto penale, il carcere punisce chi commette reati. Nel mio diritto personale, torture, dolore e morte sono solo le postille di chiusura di un rapporto impostato male. (Pag.55).
Più che per la frase in sé è per l'impostazione: Repetita è un thriller 'molto psicologico', nel senso che gira per i paraggi e quasi quasi ci si bea. Ma è una beatitudine riuscita soprattutto nel linguaggio: secco, duro, fin troppo maschile (l'autrice non raccoglie certo l'eredità delle racchette in culo di vinciana memoria e gli estremi alla Santacroce, ma si ha l'impressione che a volte la forzatura sia voluta) che accompagna le imprese di Lorenzo Cerè, il protagonista.
Che soffre di fortissime emicranie, che ha un buon rapporto con la Storia (quella con la esse maiuscola e che si insegna nelle scuole), che è un tipo tormentato e che alla fine è costretto a ricorrere alla 'psi' di turno per sciogliere dubbi e spasmi del suo essere.
Insomma un perfetto serial-killer.
E infatti siamo proprio da quelle parti: ed il discorso sul genere è stato fatto più volte sul Paradiso. Come la domanda più classica: perché insistere su una tematica del genere?
La risposta della Oliva potrebbe anche essere ovvia, cioè a dire, in una società così frastornata ed aggressiva cosa c'è di meglio di un'aggressività seriale che scarica le tensioni accumulate? (Poi c'è la realtà, che a volte, come si dice, supera la fantasia: non male il tizio che taglia le mani della vittima per nascondere la prova del suo dna sotto le unghie. Più che CSI ci vedo l'erede 'tecnologico' di Ellery Queen).
Repetita fila, ma senza grandi scosse (e potrebbe non essere un fatto positivo, considerando che stiamo parlando di un thriller) e il mutamento psicanalitico del protagonista ci piace a metà: quella buona è quando inizialmente è ossessionato dalla materia scatologica (soprattutto le cacche dei cani per le strade, tanto che per camminare tiene costantemente la testa abbassata); meno buona ci pare l'evoluzione di questa stessa ossessione, che si risolve in pratica in una solo seduta psicanalitica quando personalmente avrei insistito su 'diramazioni' ancor più assillanti e sulle motivazioni alla base dei fatti criminosi (le solite cose: un'infanzia di abusi e solitudine. Che palle però, mi par la stessa pretesa di spiegare la pedofilia con la costante violenza subita dal pedofilo in età puberale. Se fosse così semplice!).
Il libro si regge più che sulla trama e sulla buona azione finale della 'psi' quando scopre con chi ha a che fare, con un linguaggio meno vincolante che, come si diceva prima, ha sì il difetto di apparire un po' troppo costruito, ma nella sua edificazione poggia su basi concrete.
Direi alla fine: libro consigliato agli aficionados del genere... ma che a nessuno venga in mente di imitare il protagonista.
Si celia.
di Alfredo Ronci
Più che per la frase in sé è per l'impostazione: Repetita è un thriller 'molto psicologico', nel senso che gira per i paraggi e quasi quasi ci si bea. Ma è una beatitudine riuscita soprattutto nel linguaggio: secco, duro, fin troppo maschile (l'autrice non raccoglie certo l'eredità delle racchette in culo di vinciana memoria e gli estremi alla Santacroce, ma si ha l'impressione che a volte la forzatura sia voluta) che accompagna le imprese di Lorenzo Cerè, il protagonista.
Che soffre di fortissime emicranie, che ha un buon rapporto con la Storia (quella con la esse maiuscola e che si insegna nelle scuole), che è un tipo tormentato e che alla fine è costretto a ricorrere alla 'psi' di turno per sciogliere dubbi e spasmi del suo essere.
Insomma un perfetto serial-killer.
E infatti siamo proprio da quelle parti: ed il discorso sul genere è stato fatto più volte sul Paradiso. Come la domanda più classica: perché insistere su una tematica del genere?
La risposta della Oliva potrebbe anche essere ovvia, cioè a dire, in una società così frastornata ed aggressiva cosa c'è di meglio di un'aggressività seriale che scarica le tensioni accumulate? (Poi c'è la realtà, che a volte, come si dice, supera la fantasia: non male il tizio che taglia le mani della vittima per nascondere la prova del suo dna sotto le unghie. Più che CSI ci vedo l'erede 'tecnologico' di Ellery Queen).
Repetita fila, ma senza grandi scosse (e potrebbe non essere un fatto positivo, considerando che stiamo parlando di un thriller) e il mutamento psicanalitico del protagonista ci piace a metà: quella buona è quando inizialmente è ossessionato dalla materia scatologica (soprattutto le cacche dei cani per le strade, tanto che per camminare tiene costantemente la testa abbassata); meno buona ci pare l'evoluzione di questa stessa ossessione, che si risolve in pratica in una solo seduta psicanalitica quando personalmente avrei insistito su 'diramazioni' ancor più assillanti e sulle motivazioni alla base dei fatti criminosi (le solite cose: un'infanzia di abusi e solitudine. Che palle però, mi par la stessa pretesa di spiegare la pedofilia con la costante violenza subita dal pedofilo in età puberale. Se fosse così semplice!).
Il libro si regge più che sulla trama e sulla buona azione finale della 'psi' quando scopre con chi ha a che fare, con un linguaggio meno vincolante che, come si diceva prima, ha sì il difetto di apparire un po' troppo costruito, ma nella sua edificazione poggia su basi concrete.
Direi alla fine: libro consigliato agli aficionados del genere... ma che a nessuno venga in mente di imitare il protagonista.
Si celia.
di Alfredo Ronci
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