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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Hélène Grimaud

Ritorno a Salem

Bollati Boringhieri, Traduzione di Monica Capuani, Pag. 192 Euro 16,50
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   Furbacchiona, la Grimaud, mette in campo una serie di ingredienti che suppone siano di sicuro effetto, per comporre un romanzo che sembra studiato a tavolino. Li elenco alla rinfusa: musica, pittura, letteratura, storia, ecologia (e catastrofismo ecologista, sacrosanto, per carità!) etologia, animalismo, antropologia, aneddotica, simbologia, esoterismo, turismo romantico…  Un menu ambizioso che soltanto un genio come Claudio Magris potrebbe tenere insieme ricavandone (lui sì) un capolavoro. Ma qui la sartoria non vale il costo delle stoffe impiegate. Allora, per buona misura, l’Autrice ricorre al congegno (ormai abbastanza frusto, direi) del manoscritto ritrovato.
      Il punto di partenza, autobiografico, è la sua esperienza di musicista appassionata a varie arti, sensibile ai problemi ecologici e fondatrice in America di un centro per la cura e la salvaguardia dei lupi.
   Tutte ottime cose, se non fosse che la Grimaud vuole anche ricavarci una storia, intrecciando trame da fili esilissimi che collegano, a volte in modo forzato, i diversi elementi. Tanto per dirne una, visto che il centro per i lupi si trova in una località chiamata Salem (nello stato di New York), omonima di un’altra ben più famosa Salem situata nel Massachusetts, riesce a infilarci dentro delle storie relative alle streghe di Salem, confortata dalla pura e semplice omonimia.
   Altri elementi triti: un negozio di rigattiere che appare e scompare, e degli oggetti antichi e misteriosi che forniscono la traccia per un’indagine che poi si snoda in terre lontane.
   L’indagine porta a indagare sulla storia di Brahms e di Schumann, nel tentativo di appurare se una particolare esperienza esoterica, descritta in una sorta di diario di viaggio, corrisponda o meno alla realtà. E nel caso… quale realtà? Il giardino dell’Eden abbandonato, o la profezia dell’Apocalisse? Oppure….
   Tre giorni dopo il mio arrivo capii che intorno a me stava accadendo qualcosa di anormale. O piuttosto che non accadeva nulla, mai, il luogo era cristallizzato in una specie di immobilità ancora oggi difficile da descrivere.
   Una trama esilissima, che l’Autrice svolge con grande garbo e sensibilità, d’accordo, ma non basta. Inoltre il testo tradisce il titolo, che fa riferimento  a un ritorno fra gli amati lupi della riserva. Ma almeno questo: ce li vuoi far vedere o no ‘sti lupi? No, dobbiamo accontentarci di lupi simbolici.
   Rimane, interessante per chi non la conoscesse, la storia del romanticissimo triangolo fra Brahms, Schumann e Clara, moglie di quest’ultimo.
   La fusione dei corpi, loro la vivevano nella musica (…) in una condivisione che doveva essere incomprensibile agli occhi della società e che non cessò neanche durante l’internamento di Robert. Quest’ultimo, isolato, reclusosi volontariamente in manicomio, confessava nelle lettere a Clara che nessuna persona al mondo, a parte lei, gli suscitava più amore e ispirazione di Joannes.
   Rimane anche la straordinaria penetrazione con cui la Grimaud, musicista e interprete della musica romantica, esplora e comunica il legame fra musica e natura così presente nel romanticismo tedesco.
   Della sincera passione con cui sostiene battaglie in favore della natura e dei diritti umani ci sono lampanti prove, che niente però hanno a che fare con l’aspetto letterario.
   

di Giovanna Repetto


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