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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Jack Sensolini e Luca Mazza

Riviera Napalm

Lethal Books, Pag. 240 Euro 12,00
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Nessuno mi toglie dalla testa che questi due siano cresciuti collezionando le figurine degli Sgorbions (la generazione è quella), i mitici mostriciattoli che entusiasmavano i bambini illustrando una vasta gamma di condotte interessanti, come infilarsi le dita nel naso fino ad arrivare al cervello o vomitare brodaglie verdastre. Se la mia supposizione corrisponde a verità, bisogna ammettere che i ragazzi hanno tratto profitto dalla lezione. Ne è scaturita un’opera gloriosamente trash, pervasa da una genialità demenziale e da una satira affilatissima. Pirotecnica e densa di trovate, questa storia non conosce soste né oasi di comune buon senso, e costituisce una sfida al lettore che si sente ingaggiato in una specie di rodeo da cardiopalmo. Qualcuno potrebbe perfino uscirne stressato.
   Devono essersi divertiti come matti, i due buontemponi, che ogni tanto hanno la sfacciataggine di presentarsi personalmente sulla scena, per imporre a proprio arbitrio una qualche svolta della vicenda, arrogandosi quel diritto che una volta era prerogativa del deus ex machina.
   L’ambientazione è quella di una riviera romagnola distopica, devastata da un indefinibile evento detto il Crollo. In Emilia-Romagna vigono i decreti anti-mutagene, l’Adriatico è diventato un brodo di scorie radioattive e di mostruosità inimmaginabili che vengono tenute a bada irrorando il mare dall’alto con il napalm. Pirati e bande di teppisti bionici spadroneggiano ovunque, mentre sulla linea Gotica premono gli inquisitori di Bonificato primo, il papa morto tre volte e risorto due. L’unica voce in grado di attraversare l’etere è quella di Radio Attiva, che con le sue incitazioni e la sua musica scandisce il ritmo dell’apocalisse. Se questo scenario vi sembra caotico, mettete in conto che c’è molto di più. Molto, molto di più. A ogni pagina un colpo di scena alza l’asticella dell’immaginazione grottesca.
   E la storia? C’è anche quella: è la missione impossibile di due fantozziani e temerari eroi, il Cinno e il Gasato, che come cavalieri antichi affrontano mostri e salvano fanciulle bellissime. Solo che loro cavalcano motociclette e si esprimono in uno strettissimo dialetto romagnolo.
   L’azione non manca e, in un mondo infestato da creature bioniche e mutanti, non mancano nemmeno le sorprese. Come in questa tranquilla scena di palestra.
   Il partner del Tunzo arma un manubrio da trentadue e colpisce la calotta di Ruspa. Lo schiaccia di taglio, a due mani, nella ginnica di un lanciatore di martello. Il cranio di Ruspa divorzia dal collo e ruzzola tra le ghise. La decapitazione sembra tranquillizzarlo. (…) Poi Ruspa zompa al soffitto, portandosi appresso l’amico del Tunzo.
   Le gambe si comportano da braccia, impiccando il collo montagnoso del body builder e lo frantumano come arachidi. Appeso ai lampadari rotti, il busto di Ruspa partorisce arti come fossero radicchi.
   Questa è la scrittura, condita di iperboli, neologismi, giochi di parole e trucidi affondi nel trash.
   Particolarmente esilarante è la gara di Mortociclismo, uno sport estremo che, come fa intuire la parola, si svolge senza esclusione di colpi. Tant’è vero che per regolamento, in una certa fase della corsa, vengono distribuite le armi, di cui alcune piuttosto insolite. Sono gli stessi Sensolini e Mazza, irrompendo all’interno del loro romanzo, a fare la radiocronaca della gara. E c’è da sbellicarsi.
    Una menzione speciale va alla copertina. Già piacevole al tatto, gommosa ed elastica come pelle viva, è illustrata da Spugna con splendidi colori e immagini degne del testo. In fin dei conti copertina e testo potrebbero rappresentare il punto di partenza per un ottimo fumetto.

di Giovanna Repetto


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