RECENSIONI
Cristiano Armati
Roma noir
Newton Compton, Pag. 237 Euro 12,90
C'è una Roma filastrocca che si chiama Anagnina, è un circo felliniano, una fermata di metropolitana, una prostituta africana. C'è una Roma delle cronache che viene celata nei fatti raccontati sotto forma di informazione. Ti dicono che hanno ucciso una ragazza, che si chiama Vanessa Russo, con un'ombrellata in un occhio e tu ci credi e dici ma la gente è diventata proprio pazza. C'è una Roma dove le strade sono sporche come nei fumetti di Alan Ford, dove per andare a comprare un pezzo di carta vetrata ti ritrovi in un giardino pubblico con una tossica, un gruppo di pischelli sadici e un pappone che vorrebbe farsi la tossica e invece finisce col culo pieno di quella carta vetrata.
C'è poi la Roma violenta che non è quella degli anni '70 ma quella molto più post moderna ed 'evoluta', coi fasci e i rossi e gli ultras delle curve di roma e lazio che si ritrovano ad assaltare caserme perché i poliziotti 'bastardi' (ACAB) hanno ucciso un innocente che se ne stava per i fatti suoi in macchina in un autogrill, si chiamava Gabriele Sandri e tutti ne hanno parlato un po' e poi è scomparso pure dai notiziari. C'è una città dove alle prostitute nere non gliene frega nulla di parlare, loro in macchina vogliono solo scopare, in fretta, o fare un pompino, ancora più in fretta, siamo noi occidentali col senso di colpa e la sindrome dell'esercito della salvezza che pensiamo di salvarle chissà da cosa. C'è una Roma che sta un po' più in là, magari fuori Roma, tipo a Soratte, in campagna con le colline e i pascoli. Qui si raccontano le leggende dei bambini lupo, concepiti nel segreto dei pascoli, nelle grotte, forse perché una ragazza si sentiva troppo brutta per andare coi maschi, forse perché la natura di questi scherzi non si cura tanto, fatto sta che il bambino cresciuto è diventato mostro e alimentato una storia diventata leggenda.
C'è anche una Roma dei soliti piccoli furti che però non sono più per la sopravvivenza, la necessità, la sussistenza: è una Roma degli sfasci, dei pezzi di ricambio, delle furberie, del fumo rimediato, delle scarpe da ginnastica all'ultima moda; una Roma gratuitamente cattiva che non ha nulla per cui attaccare briga, quindi ben vengano i parcheggi non lasciati, l'impazienza stradale, qualche sguardo un po' così, una sigaretta non data o un marocchino, albanese, rumeno che sia che non sta al posto suo. C'è poi la Roma del sesso, delle bambine nude sulla via Salaria e del voyeurismo caciarone, o furtivo, del si fa ma non si dice se no c'è il Vaticano pronto con il suo occhio di Ra a lanciarmi anatemi catodici e sensi di colpa che mi fanno ammalare; e le mogli davanti alla Tv: ste' poverette de ste' ragazzine che manco l'itagliano parleno. Tutto questo, e anche di più, o forse di meno, è il bel libro di racconti di Cristiano Armati, Roma Noir. Uno spaccato, nel vero senso della parola, capitolino sulle nostre teste addormentate. Dove i pischelli usano i coltelli, le pistole vengono fuori per gioco e l'umanità che si riversa per le strade, che vive nell'isolamento degli appartamenti monolocali, che si incontra nel negozio sotto casa è triste, spersa, apatica e rassegnata; e sempre si lamenta che non ci stanno più le cose che ci stavano prima. E quelle che ci stanno adesso nessuno le vuole vedere.
di Adriano Angelini
C'è poi la Roma violenta che non è quella degli anni '70 ma quella molto più post moderna ed 'evoluta', coi fasci e i rossi e gli ultras delle curve di roma e lazio che si ritrovano ad assaltare caserme perché i poliziotti 'bastardi' (ACAB) hanno ucciso un innocente che se ne stava per i fatti suoi in macchina in un autogrill, si chiamava Gabriele Sandri e tutti ne hanno parlato un po' e poi è scomparso pure dai notiziari. C'è una città dove alle prostitute nere non gliene frega nulla di parlare, loro in macchina vogliono solo scopare, in fretta, o fare un pompino, ancora più in fretta, siamo noi occidentali col senso di colpa e la sindrome dell'esercito della salvezza che pensiamo di salvarle chissà da cosa. C'è una Roma che sta un po' più in là, magari fuori Roma, tipo a Soratte, in campagna con le colline e i pascoli. Qui si raccontano le leggende dei bambini lupo, concepiti nel segreto dei pascoli, nelle grotte, forse perché una ragazza si sentiva troppo brutta per andare coi maschi, forse perché la natura di questi scherzi non si cura tanto, fatto sta che il bambino cresciuto è diventato mostro e alimentato una storia diventata leggenda.
C'è anche una Roma dei soliti piccoli furti che però non sono più per la sopravvivenza, la necessità, la sussistenza: è una Roma degli sfasci, dei pezzi di ricambio, delle furberie, del fumo rimediato, delle scarpe da ginnastica all'ultima moda; una Roma gratuitamente cattiva che non ha nulla per cui attaccare briga, quindi ben vengano i parcheggi non lasciati, l'impazienza stradale, qualche sguardo un po' così, una sigaretta non data o un marocchino, albanese, rumeno che sia che non sta al posto suo. C'è poi la Roma del sesso, delle bambine nude sulla via Salaria e del voyeurismo caciarone, o furtivo, del si fa ma non si dice se no c'è il Vaticano pronto con il suo occhio di Ra a lanciarmi anatemi catodici e sensi di colpa che mi fanno ammalare; e le mogli davanti alla Tv: ste' poverette de ste' ragazzine che manco l'itagliano parleno. Tutto questo, e anche di più, o forse di meno, è il bel libro di racconti di Cristiano Armati, Roma Noir. Uno spaccato, nel vero senso della parola, capitolino sulle nostre teste addormentate. Dove i pischelli usano i coltelli, le pistole vengono fuori per gioco e l'umanità che si riversa per le strade, che vive nell'isolamento degli appartamenti monolocali, che si incontra nel negozio sotto casa è triste, spersa, apatica e rassegnata; e sempre si lamenta che non ci stanno più le cose che ci stavano prima. E quelle che ci stanno adesso nessuno le vuole vedere.
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Cuori Rossi
Newton Compton, Pag. 352 Euro 16,90Leggere in questi giorni l'appassionato libro di Cristiano Armati, Cuori rossi, potrebbe sortire due effetti, decisamente contrastanti: quello di voler abbandonare questo scellerato Paese che è l'Italia (e andare a fare qualsiasi cosa lontano dai sistemi economici capitalisti e neo liberisti dominanti), mettersi a ridere come un pazzo e pensare di essere in un 'Truman Show' bianco rosso e verde. L'ultimo effetto lo si può ottenere più facilmente se, alla fine di questa lettura, si dovessero ascoltare le parole del 'sommo' picconatore sardo
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