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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Simone Sarasso

Settanta

Marsilio, Pag. 693 Euro 21,50
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Mi chiedo perché.

O forse sono io a non capire.

Chiedevo a Simone, in una intervista apparsa sul Paradiso in occasione dell'uscita del primo volume di questa trilogia 'nazionale', se si rischiava di sminuire le valenze storico-ideologiche (e non solo) del nostro passato romanzando la Storia (sempre quella con la esse maiuscola). Riporto interamente per correttezza la sua risposta: Credo che il tipo di letteratura nera che si fa oggi nel nostro paese abbia una grande valenza socio-politica. In fin dei conti, se scrivo quel che scrivo e se sono andato a leggermi le duecento pagine della relazione della Commissione Stragi è grazie ai libri di Lucarelli, dei Wu Ming, di Genna. E nessuno di questi era un saggio.

Per cui sì, sono convinto che il noir storico alla Ellroy possa stimolare la conoscenza della storia nel lettore. Pur senza avere pretese documentarie. E anche quest'ultimo punto mi sembra fondamentale: di mestiere non facciamo gli storici, ma i novelists. È bene non dimenticarselo.


Non ho avuto modo di approfondire più di tanto la questione con l'interessato, ma continuo ad avere dei dubbi. Anche, e soprattutto, come la confezione (il libro intendo) viene presentato: alla maniera di un film di Tarantino e con le foto dei protagonisti della vicenda che aprono le 'danze' (che si rifanno a persone reali e che un lettore appena appena scaltro, dopo poche decine di pagine, non fa fatica a riconoscere).

Mi chiedo perché.

Mi chiedo, contrariamente a quanto dice lo stesso Sarasso nell'intervista, se non sia la lezione di De Cataldo con Romanzo criminale, piuttosto che Lucarelli o l'insopportabile Genna il punto-chiave dell'operazione.

Perché di operazione si tratta, piuttosto che di letteratura (ed è un peccato secondo me, perché Sarasso è uno straordinario scrittore, un talento fuori dal comune, un inarrestabile macinatore di parole), di una sorta di lineare continuum con quello che i media ci offrono quotidianamente.

Di nuovo: mi chiedo il perché. E nessuno mi può impedire di pensare che la trilogia di Sarasso non si presti in modo perfetto a diventare una fiction (serial) televisiva.

Settanta inizia dove finiva Confine di Stato con due episodi (una raccapricciante vicenda della guerra del Vietnam e il fallito golpe Borghese) che ancor più precisamente si collocano, per le ripercussioni e per l'importanza, a cavallo tra i due decenni, appunto i sessanta e i settanta.

Mi pongo altre domande, senza entrare troppo nel merito delle qualità narrative di Sarasso, che come ho detto prima sono notevoli:

a)E' giusto che la Storia la si conosca così? O forse, in questo caso, non sarebbe meglio rileggersi o vedere La notte della Repubblica di Zavoli?

b)E' giusto che i più giovani debbano sapere del nostro più recente passato attraverso una rilettura romanzata delle vicende?

c)E' paragonabile un'operazione del genere al romanzo-monstrum che Pasolini aveva intenzione di scrivere e che purtroppo, per le vicende note, ci ha lasciato solo in parte?

Dubbi. Tanti, e come diceva un mio amico: mi perplimo.



di Alfredo Ronci


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Mangiabile


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Simone Sarasso

Turkemar

Editrice Effequ, Pag.96 Euro 6,50

Si chiede all'autore, a fine romanzo, in una sorta di siparietto ad hoc che assomiglia molto alle interviste sul Paradiso: hai ventotto anni e scrivi di un tizio morto quasi vent'anni prima che nascessi. Che ha fatto una musica che oggi ascoltano in pochi, e nessuno della tua età. Perché?
Già, il perché ce lo chiediamo anche noi. Intanto diciamo che il "tizio morto" è Fred Buscaglione, il celebre cantante che rivoluzionò la nostra stantìa musica fatta di mamme e al più di orgasmiche "tue" all'acqua di rosa.

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Simone Sarasso

Confine di Stato

Marsilio, Pag. 414 Euro 18,00

All'uscita, circa trent'anni fa ormai, del film Superman, quello con lo sfortunato Christopher Reeve, un famoso critico cinematografico, Callisto Cosulich, sulle colonne del Paese Sera, ebbe a confessare il suo imbarazzo e la sua impotenza a valutare la pellicola chiedendo aiuto alla sociologia, e per vie traverse, alla psicanalisi.
Non sto qui a riportare i perché della posizione del giornalista, mi basta dire che allora fui parzialmente d'accordo, credendo comunque che qualcosa tra il brusco e il lusco si potesse dire sull'avventura del super-eroe.

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