RECENSIONI
Albert Russo
Shalom Tower Syndrome
Libreria Croce, Pag. 210 Euro 13,00
Nuotare sott'acqua ha un potere esorcizzante su di me. Forse la dimensione cui appartengo è quella degli esseri primordiali? Una dimensione in cui la violenza ha funzioni diverse e la nudità rappresenta uno stato di grazia. (...). Il mio corpo si inarca come per fare l'amore con il mare (pag. 20)
Fare l'amore con l'inconscio può essere un'esperienza violenta: nell'inconscio nuotano pesci sconosciuti, e spesso aggressivi. Il nuotatore dovrebbe ripetersi di non avere paura, perché niente può fare del male, non la verità rimossa né le verità artificiose, realizzate e avallate dal tempo. Alexis Romani, protagonista e narratore del romanzo, sprofonda nell'abisso del suo passato, restituendolo alla luce per frammenti e ossi di seppia, e assieme vacilla il suo presente, e lentamente muta. Sessualmente, e socialmente. Tutto, a un tratto, si sradica e s'eradica altrove, in uno stato di coscienza e di consapevolezza nuovo, diverso, certo non definitivo.
Alexis sogna una società estranea al dogma. Il dogma è una menzogna. Il dogma è la fonte del disordine, e del male. Crede che gli elementi fondamentali del sentire umano possano essere uniti da un ponte che sublimi gli errori e le aporie figlie delle ideologie. Sogna di classificare le nuvole, in un certo senso: sperando che cessino di combattere sulle nostre teste. Invano.
Pochi mesi prima, con sua moglie yankee ("incredibilmente enigmatica" per essere una di loro) era partito da Milano per una breve vacanza. Meditava sul suo sangue, sul fascino della moglie. Adesso si ritrova a Gerusalemme, la città tre volte santa, bandiera della spiritualità e dell'identità complessa.
Alexis, come la città santa, ha tre parti: una italiana, una africana, una ebraica. Padre fiorentino, madre mulatta congolese convertita al cattolicesimo, ascendenze israelite. Per stuzzicarlo, la moglie diceva che non sembrava né ebreo né africano, quasi a voler selezionare il suo sangue, a deciderlo. L'orgoglio delle proprie radici e delle proprie origini, scrive bene Russo, è una necessità e non un lusso (p. 46). L'identità non si rinnega: il sangue non si abiura. Soltanto, spesso è difficile accettare d'essere uno e molteplice.
L'equivoco è il corpo. Il corpo è uno. È come un vestito.
L'anima è una, ma è composta di voci, colori, culture e memorie diverse. E non si stanca di cambiare, di evolversi, di ripiegarsi, di fiorire e appassire. L'anima è una bestia difficile da domare. Russo, lo scrittore sanguemisto per antonomasia, sa che l'intento primo dell'esistenza non è solo amare e conoscere: è ritrovare l'Io.
L'Io è il segreto fertile della rigenerazione, il mistero profondo dell'essenza dell'uomo. L'Io è un giocattolo che non vuole farsi ritrovare, perduto com'è nel ripostiglio dei nostri pensieri, nascosto dalla menzogna dell'apparenza e dall'inganno dell'alterità.
Nuova testimonianza della prolifica e ispirata narrativa dello scrittore poliglotta e cosmopolita Albert Russo, questo romanzo è apparso prima in francese (La tour Shalom) quindi in inglese (Shalom Tower Syndrome: finalmente tradotto da Silvana Pedrini per la Libreria Croce nel 2008, è a disposizione di quei lettori italiani che vorranno approfondire ancora, o almeno cominciare a conoscere, l'universo poliedrico di un artista senza una patria e una lingua sola.
Il libro, già Writer's Digest e National Best Books Award negli States, è destinato a quanti abbiano l'intelligenza, l'umanità e il coraggio di farsi domande a proposito della propria identità, delle proprie origini e dei propri orientamenti. Nasce per smottare, come una valanga, la montagna delle nostre convinzioni e delle nostre certezze. Riesce, e racconta di un suicidio mancato che si rivela rinascita; e d'un amore nuovo che sembra già finito, mentre l'indagine sul proprio Io continua, mai dimentica delle ingiurie del tempo.
di Gianfranco Franchi
Fare l'amore con l'inconscio può essere un'esperienza violenta: nell'inconscio nuotano pesci sconosciuti, e spesso aggressivi. Il nuotatore dovrebbe ripetersi di non avere paura, perché niente può fare del male, non la verità rimossa né le verità artificiose, realizzate e avallate dal tempo. Alexis Romani, protagonista e narratore del romanzo, sprofonda nell'abisso del suo passato, restituendolo alla luce per frammenti e ossi di seppia, e assieme vacilla il suo presente, e lentamente muta. Sessualmente, e socialmente. Tutto, a un tratto, si sradica e s'eradica altrove, in uno stato di coscienza e di consapevolezza nuovo, diverso, certo non definitivo.
Alexis sogna una società estranea al dogma. Il dogma è una menzogna. Il dogma è la fonte del disordine, e del male. Crede che gli elementi fondamentali del sentire umano possano essere uniti da un ponte che sublimi gli errori e le aporie figlie delle ideologie. Sogna di classificare le nuvole, in un certo senso: sperando che cessino di combattere sulle nostre teste. Invano.
Pochi mesi prima, con sua moglie yankee ("incredibilmente enigmatica" per essere una di loro) era partito da Milano per una breve vacanza. Meditava sul suo sangue, sul fascino della moglie. Adesso si ritrova a Gerusalemme, la città tre volte santa, bandiera della spiritualità e dell'identità complessa.
Alexis, come la città santa, ha tre parti: una italiana, una africana, una ebraica. Padre fiorentino, madre mulatta congolese convertita al cattolicesimo, ascendenze israelite. Per stuzzicarlo, la moglie diceva che non sembrava né ebreo né africano, quasi a voler selezionare il suo sangue, a deciderlo. L'orgoglio delle proprie radici e delle proprie origini, scrive bene Russo, è una necessità e non un lusso (p. 46). L'identità non si rinnega: il sangue non si abiura. Soltanto, spesso è difficile accettare d'essere uno e molteplice.
L'equivoco è il corpo. Il corpo è uno. È come un vestito.
L'anima è una, ma è composta di voci, colori, culture e memorie diverse. E non si stanca di cambiare, di evolversi, di ripiegarsi, di fiorire e appassire. L'anima è una bestia difficile da domare. Russo, lo scrittore sanguemisto per antonomasia, sa che l'intento primo dell'esistenza non è solo amare e conoscere: è ritrovare l'Io.
L'Io è il segreto fertile della rigenerazione, il mistero profondo dell'essenza dell'uomo. L'Io è un giocattolo che non vuole farsi ritrovare, perduto com'è nel ripostiglio dei nostri pensieri, nascosto dalla menzogna dell'apparenza e dall'inganno dell'alterità.
Nuova testimonianza della prolifica e ispirata narrativa dello scrittore poliglotta e cosmopolita Albert Russo, questo romanzo è apparso prima in francese (La tour Shalom) quindi in inglese (Shalom Tower Syndrome: finalmente tradotto da Silvana Pedrini per la Libreria Croce nel 2008, è a disposizione di quei lettori italiani che vorranno approfondire ancora, o almeno cominciare a conoscere, l'universo poliedrico di un artista senza una patria e una lingua sola.
Il libro, già Writer's Digest e National Best Books Award negli States, è destinato a quanti abbiano l'intelligenza, l'umanità e il coraggio di farsi domande a proposito della propria identità, delle proprie origini e dei propri orientamenti. Nasce per smottare, come una valanga, la montagna delle nostre convinzioni e delle nostre certezze. Riesce, e racconta di un suicidio mancato che si rivela rinascita; e d'un amore nuovo che sembra già finito, mentre l'indagine sul proprio Io continua, mai dimentica delle ingiurie del tempo.
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Sangue misto
Coniglio editore, Pag. 208 Euro 14,50Raccontare la diversità non significa soltanto giocare a mischiare colori. Significa aver interiorizzato, con responsabilità e consapevolezza, le caratteristiche principe di popoli e culture, e le dinamiche delle interazioni tra culture e popoli; significa aver saputo simulare, con sensibilità prima ancora che con intelligenza, la visione del mondo dell'altro da sé. Il complicato, ma non ingrato né triste compito spetta stavolta un outsider interessante, il prolifico scrittore Albert Russo, di padre italiano e madre inglese
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