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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Damiano Andreini

Slowtuscany

Intermezzi, Pag. 213 + cd Euro 14,00
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Ci sarebbe da giochicchiare con la lingua (ma che avete capito?!). La titolazione è Slowtuscany e preciso subito il senso da dare all'espressione: passeggiare per l'amena Toscana, senza farsi prendere troppo dall'ansia del tutto e subito e raggiungere mete che spesso sono al di fuori dei normali, ingolfati, itinerari turistici.

Giusto fin qui: ma l'autore che fa? Con brio estroso e stile dattilografico, fa la somma delle sue esperienze e ci rifila capitoletti molto 'fast'.

Per carità, niente che gli si possa rimproverare, anzi, il taglio che dà alle varie sezioni è gaio ed accattivante, ma l'impressione che ho avuto, tenendo a mente il titolo, è stata proprio quella di una sorta di contrapposizione tra l'intenzione e l'offerta vera e propria.

Ma il contenuto del libro? Interessante: si va dal mistero a Palazzo Vecchio (sapevate che c'è un quadro, inizialmente attribuito al Lippi, dove gli ufologi, ma non solo loro, son certi che via sia dipinto un oggetto non identificato?) alla Trinità del Masaccio, all'interno di Santa Maria Novella che può essere considerata l'antesignana dell'arte interattiva.

Ci si immerge nella solitudine del 'borgo fantasma', Toiano delle Brota, che in realtà è un antichissimo castello, dove pare che ci sia un solo abitante che vive nella speranza che il luogo possa in qualche modo 'rivivere'; ci si lascia suggestionare dalla così detta Gerusalemme toscana, costruita da frati francescani e che tutt'ora è costituita da diciassette cappellette, sparse nel bosco di san Vivaldo, e in ognuna delle quali vi è una statua in terracotta che rappresenta un episodio della vita di Gesù Cristo.

Il volumetto racconta anche di alcuni personaggi che hanno lasciato una testimonianza indelebile del loro passaggio terreno e che in qualche modo hanno valorizzato il luogo di appartenenza: vedi il cieco di Gambassi (piccola località in prossimità di san Gimignano), un pittore che divenne cieco ancora giovane e che sapeva, nonostante tutto, dipingere ritratti o la Costanza da Libbiano che evitò, grazie ad un 'magistrato' dell'epoca (fine millecinquecento) molto saggio ed illuminato, la condanna al rogo per pratiche stregonesche.

Nel testo di Andreini, succinto come si diceva, ma appagante comunque, vi è una visione a tutto tondo del paesaggio circostante: quindi non solo arte, ma natura (la fauna particolare in alcune zone della Toscana, o gli stessi 'giganti' della regione, cioè gli ulivi, maestose piante che spesso sono in prossimità dei grandi monasteri. E pensate che sia il caso di aggiungere che non è stato ignorato il cipresso che come tutti sanno, soprattutto quelli che hanno avuto modo di 'bazzicare' quei luoghi, sono l'elemento principe del paesaggio toscano?).

Insomma un quasi tascabile da portarsi dietro nei momenti di relax, quando, convinti di fare deviazioni improvvise rispetto ai circuiti canonici, ci si può meravigliare e stupefare del pur minimo dettaglio, fascinoso e suggestivo, di una delle regioni più belle d'Italia.



di Alfredo Ronci


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