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Katharine M.Rogers

Storia sociale dei gatti

Bollati Boringhieri, Pag. 195 Euro 16,00
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Mario Canciani, il compianto sacerdote che benediva gli animali il giorno di Pasqua (confessore pure di Andreotti, ma per quest'ultima 'attività' molto meno compianto), in un libro di tanti anni fa L'arca di Noè definiva il Levitico, cioè il terzo libro della Bibbia, una sorta di mattanza anumalesca, un mattatoio senza fine e senza pietà.

Non esclusi da questa carneficina i gatti: ma se si esclude l'antico Egitto e Maometto che insegnava che Allah pretendeva gentilezza non solo verso gli esseri umani, ma verso tutte le creature, per i nostri amici a quattro zampe i secoli passati sono stati un periodo di continua persecuzione e violenze.

Ma al di là delle pratiche che portavano spesso alla cacciata, alle torture e ai roghi, il gatto, per la sua natura indipendente e per il suo aspetto sfuggente, ha alimentato sempre la fantasie e gli incubi delle persone più suscettibili.

Ho scoperto, grazie a questo libro, che le raccomandazioni di mia madre di star lontano dal fiato dei felini, derivavano addirittura da presunti autori scientifici che fino a quasi la metà dell'ottocento ritenevano che il pelo e il respiro dei gatti sono velenosi per gli esseri umani e che dormire con uno di loro può causare la tubercolosi.

Eredità questa la cui origine tranquillamente la si può scovare nell'accettazione in toto della crudeltà nei confronti degli animali e che nella Summa theologica Tommaso d'Aquino 'arricchiva' allargando il concetto di irrazionalità dal momento che non siamo obbligati a estendere la carita agli 'animali irrazionali',che sono privi di libero arbitrio, non possono prendere parte a una società 'regolata dalla ragione' e non hanno speranza di vita eterna.

Chissà come sarebbe un incontro-scontro tra il teologo frusinate e Benedetto XVI che si sa amante degli animali e possessore, oltre che di un bel segretario, anche di un gatto e che secondo il cardinal Bertone parlava con i gatti, si fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese; portava sempre qualcosa da mangiare ai gatti e se li tirava dietro nel cortile della Congregazione della dottrina per la fede.

Il libro della Rogers, a parte il papa che non viene mai nominato,è una fonte di informazioni e se uno volesse fare lo sfizioso potrebbe tentare una sorta di schemino dove da una parte elencare i cattivi (contro i gatti) e dall'altra i buoni (pro-gatti). Il risultato potrebbe essere curioso ed interessante.

Una cosa è certa, a partire dalla metà dell'ottocento, la situazione dei nostri amati mici cambia: vuoi per una diversa sensibilità, vuoi per le scoperte scientifiche che hanno limitato l'azione degli untori, vuoi per una nascente consapevolezza animalista.

Rimangono strascichi (tutt'ora c'è chi ha paura del gatto nero), ma rimangono anche esempi illuminanti di considerazione e grazia inarrivabili: non è così per Renoir che dipinse nel 1882 una meraviglia chiamata Giovane donna con gatto?

Vale più di qualsiasi altro discorso.



di Eleonora del Poggio


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