RECENSIONI
Ugo Cornia
Sulle tristezze e i ragionamenti
Quodlibet Compagnia extra, Pag. 126 Euro 12,00
Chi scrive, negli ultimi tempi, è appassionato di nonsense. E anche di titoli molto in sintonia con l'umore del momento. Quando poi si trova in libreria un agile libretto con un pupazzetto colorato e fanciullesco in copertina, e un titolo di forma latina incuriosente e significativo, non si può fare a meno di mettere a tacere la coscienza, che ricorda che la libreria straripa di volumi in attesa di esser letti accumulati in mesi di acquisti complusivi.
Se poi nelle bandelle si legge l'accorata nota descrittiva che dell'autore fa Ermanno Cavazzoni, disegnando l'Ugo Cornia come un personaggio assolutamente sui generis, abitante un po' deificato di una prolifica comunità di scarafaggi sui quali sempre pende una spada di Damocle, allora si capisce che non si potrà fare a meno di sentirsi già un po' invaghiti di questo stralunato cantore della realtà.
La frase in esergo al libro, poi ,dischiude un po' delle infinite possibilità narrative di questa quinta prova, in cui si comincia a capire come Cornia prende la vita, o forse, come è la vita a prendere lui. Il nostro si lascia lì, a vivere, e si limita a raccontarci come. In spezzoni a volte esilaranti, ma comunque in un certo senso eziologici, l'autore ci parla del suo mondo, dei suoi tentativi di venire a patti con quella che comunemente è intesa come realtà, ci da una chiave di lettura di esperienze a volte catartiche, a volte romantiche, altre semplicemente insensate e surreali.
Si parla dei piccoli escamotage che ci si inventa per dare un motivo o un fine ultimo alle cose che ci accadono, per renderle più facili da sopportare e gestire, per guardarle con un occhio più affettuoso e per avere con esse un rapporto umano e comprensivo, che alla fine sono sempre un po' parte di noi, e formano la nostra identità come tutto il resto del nostro vissuto.
Ci si chiede cosa succede se un dente cade, ma anche come si diventa in seguito a un trapianto di cervello, come si sta in quei posti che Augè chiama non luoghi ("i giga mega supermercati") e che tipo di reazioni provocano negli sperduti avventori. Ci si inventano aneddoti impossibili che Cornia riesce comunque a conciliare con la realtà, con una sua peculiare realtà, che assegna un nuovo posto agli avvenimenti per farli star dentro alla vita.
Metafore esistenziali e parabole che non hanno "diritto" alla Bibbia e al luogo comune, ma che se esistono comunque hanno un motivo di star lì, e forse qualcosa vorranno pur dire. Il paradiso dove sta, e se esiste come è fatto, com'è la morte e come è il suo acerrimo antagonista, l'amore. Che forme prende l'innamoramento, come si capisce quando ce lo abbiamo davanti, cosa significa il tradimento e perchè lo si compie.
Tutto tratta e a tutto da una spiegazione, la sua, Cornia. Con una leggerezza spesso disarmante e imbambolata, perchè non siamo stati noi a pensarci, perchè non ci è venuta in mente prima, e un motivo ci sarà se lui l'ha pensata così bene e facile e chiara.
Alla fine si capisce che questa cosa che sta in bilico alla meglio perchè c'è dentro un po' di tutto, e che a un certo punto diventa uno sfacelo e si rompe, quando ce la guardiamo addosso ci sembra che abbia una sua armonia incredibile, che sia una delle varie perfezioni dell'universo, anche se è ovvio che tutto è venuto su alla meglio.
E vi pare poco?
di Enrica Murru
Se poi nelle bandelle si legge l'accorata nota descrittiva che dell'autore fa Ermanno Cavazzoni, disegnando l'Ugo Cornia come un personaggio assolutamente sui generis, abitante un po' deificato di una prolifica comunità di scarafaggi sui quali sempre pende una spada di Damocle, allora si capisce che non si potrà fare a meno di sentirsi già un po' invaghiti di questo stralunato cantore della realtà.
La frase in esergo al libro, poi ,dischiude un po' delle infinite possibilità narrative di questa quinta prova, in cui si comincia a capire come Cornia prende la vita, o forse, come è la vita a prendere lui. Il nostro si lascia lì, a vivere, e si limita a raccontarci come. In spezzoni a volte esilaranti, ma comunque in un certo senso eziologici, l'autore ci parla del suo mondo, dei suoi tentativi di venire a patti con quella che comunemente è intesa come realtà, ci da una chiave di lettura di esperienze a volte catartiche, a volte romantiche, altre semplicemente insensate e surreali.
Si parla dei piccoli escamotage che ci si inventa per dare un motivo o un fine ultimo alle cose che ci accadono, per renderle più facili da sopportare e gestire, per guardarle con un occhio più affettuoso e per avere con esse un rapporto umano e comprensivo, che alla fine sono sempre un po' parte di noi, e formano la nostra identità come tutto il resto del nostro vissuto.
Ci si chiede cosa succede se un dente cade, ma anche come si diventa in seguito a un trapianto di cervello, come si sta in quei posti che Augè chiama non luoghi ("i giga mega supermercati") e che tipo di reazioni provocano negli sperduti avventori. Ci si inventano aneddoti impossibili che Cornia riesce comunque a conciliare con la realtà, con una sua peculiare realtà, che assegna un nuovo posto agli avvenimenti per farli star dentro alla vita.
Metafore esistenziali e parabole che non hanno "diritto" alla Bibbia e al luogo comune, ma che se esistono comunque hanno un motivo di star lì, e forse qualcosa vorranno pur dire. Il paradiso dove sta, e se esiste come è fatto, com'è la morte e come è il suo acerrimo antagonista, l'amore. Che forme prende l'innamoramento, come si capisce quando ce lo abbiamo davanti, cosa significa il tradimento e perchè lo si compie.
Tutto tratta e a tutto da una spiegazione, la sua, Cornia. Con una leggerezza spesso disarmante e imbambolata, perchè non siamo stati noi a pensarci, perchè non ci è venuta in mente prima, e un motivo ci sarà se lui l'ha pensata così bene e facile e chiara.
Alla fine si capisce che questa cosa che sta in bilico alla meglio perchè c'è dentro un po' di tutto, e che a un certo punto diventa uno sfacelo e si rompe, quando ce la guardiamo addosso ci sembra che abbia una sua armonia incredibile, che sia una delle varie perfezioni dell'universo, anche se è ovvio che tutto è venuto su alla meglio.
E vi pare poco?
di Enrica Murru
Dello stesso autore
Ugo Cornia
Le pratiche del disgusto
Sellerio, Pag. 102 Euro 9,00Si dice, o si è enunciato, che la necessità della descrizione, dell'enumerazione, della classificazione, del dominio sugli oggetti e gli spazi fosse imprescindibile per Perec per superare la sensazione del vuoto e sottrarsi all'oblio.
Mi chiedo, quale ossessione o quale sensazione di angoscia ha sentito in cuor suo Ugo Cornia tale da indurlo a scrivere un racconto come Le pratiche del disgusto?
CERCA
NEWS
-
12.11.2024
La nave di Teseo.
Settembre nero. -
12.11.2024
Tommaso Pincio
Panorama. -
4.11.2024
Alessandro Barbero
Edizioni Effedi. La voglia dei cazzi.
RECENSIONI
-
Han Kang
La vegetariana
-
Han Kang
Atti umani
-
Giuliano Pavone
Per diventare Eduardo
ATTUALITA'
-
Ettore Maggi
La grammatica della Geopolitica.
-
marco minicangeli
CAOS COSMICO
-
La redazione
Trofeo Rill. I risultati.
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
Marco Minicangeli
La gita scolastica
-
Marco Minicangeli
Juniper - Un bicchiere di gin
-
Lorenzo Lombardi
IL NERD, IL CINEFILO E IL MEGADIRETTORE GENERALE
RACCONTI
-
Fiorella Malchiodi Albedi
Ad essere infelici sono buoni tutti.
-
Roberto Saporito
30 Ottobre
-
Marco Beretti
Tonino l'ubriacone