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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Leon De Winter

SuperTex

Marcos y marcos, Pag. 317 Euro 10,00
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Potremmo partire da una battuta di Woody Allen: Le difficoltà sono come la carta igienica: uno ne tira un foglio e ne vengono fuori dieci. E siamo anche in tema, perché De Winter racconta di un personaggio a cui ne succedono di cotte e di crude, ed è pure ebreo: e come si sa, la letteratura ebrea, come la cinematografia, o è noiosa fino alla morte o è straordinariamente divertente.

SuperTex (e già mi contraddico) non è lettura straordinariamente divertente, ma regala momenti esilaranti. Libriccino (per il suo formato, perché la presente è sì nuova edizione, ma nel formato paperback perché ristampa) che la sa lunga sulla pesantezza delle ortodossie, e sulle imposizioni di casta che delimitano comunque le libertà dei singoli.

Amsterdam. E' sabato. Max, trentaseienne, erede di una fabbrica di tessile, a bordo della sua scintillante Porsche, riesce ad evitare per un pelo, nei pressi di una sinagoga, un ragazzino di famiglia chassidica (sul chassidismo, corrente dell'ebraismo, andate a cercare notizie, perché mica posso dirvi tutto io!). Da questo incidente, come direbbe Allen, parte una serie di difficoltà per il povero Max che presto diventano come i fogli della carta igienica (e per fortuna che gli ebrei olandesi non conoscono i rotoloni Regina).

Non solo il protagonista è costretto a difendersi dall'accusa di possedere una Porsche (Ero un ebreo con la Porsche. Jossele aveva ragione: ero un mostro, una creatura con le ali e le pinne che non sapeva né volare né nuotare) ma in ragione di un malessere sempre più avvertito nei confronti, come si diceva prima, dell'ortodossia religiosa (Anche strappare è proibito di sabato – i più devoti strappano la carta igienica il venerdì pomeriggio e preparano un bel mucchietto di fogli, perché nel giorno del Signore è comunque consentito pulirsi il posteriore – ma lui contravvenne al divieto) e poi della vita in generale, si rivolge ad uno psicoterapeuta (e altrimenti che ebreo sarebbe?).

In una giornata lunga trentasei ore, Max ripercorre fatti e misfatti della sua esistenza, passando in rassegna le persone che più gli sono state accanto, quelle che credeva 'incomprensibili', come suo fratello, che in realtà si rivelano di statura intellettuale più alta, gli amori, l'universo femminile e appunto il problema grosso della religione. Un fluire a tratti esilarante, dove però il controaltare diventa un'ossessiva e tragica sensazione di inadeguatezza e solitudine.

De Winter è autore davvero da seguire, potrebbe essere la versione più letteraria di Woody Allen (dal momento che lo scrittore, seppur nato in Olanda, ora vive a Los Angeles, non sarebbe male un incontro tra le due teste): la crisi che descrive, di un uomo alle soglie dei quarant'anni, non è la sdilinquente analisi dei tanti filmacci italiani in odor di disfacimento temporale. Sono appunti, acidi e divertenti, curiosi e 'ficcanti' di un mondo da rivedere nella sua interezza, non nello specifico soggettivo. Quello che De Winter alla fine ci consegna non è solo il dissolvimento progressivo di una persona, ma l'intera struttura alla quale questa stessa persona s'era aggrappata per gran parte della sua vita.

E a quel punto, anche un proverbio yiddish non può essere d'aiuto: "Che cos'è la legge?" "Sono tutte le regole di quello che si può fare e quello che non si può fare" "E perché bisogna conoscere la legge?" "Per trovare le scappatoie". (Chissà se ne è a conoscenza l'avvocato Ghedini).





di Alfredo Ronci


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