RECENSIONI
Paolo Maurensig
Teoria delle ombre
Adelphi, Pag. 206 Euro 18,00
Fra gli autori italiani Maurensig è uno dei miei preferiti. Non tutti i suoi libri mi soddisfano allo stesso modo. Ma c’è una qualità di fondo nel suo modo di scrivere, che non è solo l’eleganza dello stile. Se cerco un aggettivo per definirlo, quello che mi viene in mente è: magnetico. C’è una forza d’attrazione sostenuta da una tensione costante. Questo è caratteristico di pochi scrittori, perché è più frequente trovare un andamento sinusoidale: picchi di maggiore intensità narrativa, con più emozione e sorpresa per il lettore, che si alternano ad allentamenti, fasi di riposo, pause utili per descrivere o spiegare. Non è questo il ritmo di Maurensig. Egli procede senza scatti, ma anche senza cali di tensione. Con delicatezza e determinazione lavora per chiudere il lettore in un bozzolo omogeneo, quasi una trappola a cui ci si avvicina con tranquilla curiosità, per poi accorgersi che si è rimasti chiusi dentro.
Questo romanzo nasce con il proposito (o dovrei dire il pretesto?) di indagare sulla morte del campione di scacchi russo Alexandre Alekine. Un caso subito archiviato per l’attribuzione della morte a cause naturali, mentre la storia del protagonista (1892-1946) può dare adito a molte diverse ipotesi. Ecco in copertina proprio lui, il vero Alekine, fotografato in una storica partita. Personaggio scomodo per molti, passato indenne o quasi attraverso guerre, rivoluzioni, due regimi totalitari, quattro matrimoni, e innumerevoli tornei mondiali, devoto solo agli scacchi ma sospettato di simpatie naziste, non si può dire che non sia un personaggio da romanzo.
Maurensig, oltre a trarre spunto da una biografia davvero intrigante, trova qui anche un elemento da lui amato come l’acqua dai pesci: il gioco degli scacchi. Chi non ricorda La variante di Lüneburg? C’è dunque da pensare che attinga a ricordi autobiografici quando descrive l’apprendistato di Alexandre bambino.
… gli sembrava allora un complesso sistema meccanico azionato da leve e pulsanti. A spostare anche un solo Pedone nell’angolo più remoto della scacchiera, si mettevano in moto ingranaggi e bilancieri che mutavano di continuo l’ordine esistente; due meccanismi distinti finivano per compenetrarsi in uno solo, e le mosse sbagliate stridevano come rotelle grippate.
L’Autore usa l’espediente di inscatolare la storia del protagonista dentro la storia del romanzo, per assicurarsi un colpo di scena da servire al lettore quasi in tempo reale, ma soprattutto si concentra sulle ultime ore del protagonista, con un’ossessività in cui i flashback compaiono a modellare il personaggio e la sua storia, ma non certo a dargli respiro nel chiuso della sua trappola a orologeria. Tutto è pervaso dal sentimento di una resa dei conti inevitabile, di una fine imminente. Non è ben certo, Alekine, se in ballo ci sia il rischio di perdere il titolo mondiale o quello di perdere la vita, ma in ambo i casi la sensazione è quella di correre un pericolo mortale. Molti dettagli, apparentemente casuali, contribuiscono a incupire l’atmosfera.
… tentavano di portare a riva quello che sembrava un relitto (…) una massa informe, forse un grongo, o un leone marino, con gli alveoli a brandelli. (…) dalle ferite fuoriusciva solo un liquido purulento, e l’animale, benché fosse ormai in gran parte putrefatto, dava l’impressione di muovere gli occhi, ancora vivo e sofferente sotto i colpi inferti.
Trincerato in un albergo di Estoril, affacciato sul mare in cui non trova serenità, ma solo un’inquietante fluidità che è l’opposto della geometria rassicurante della scacchiera, Alekine sa di essere solo e assediato da forze più grandi di lui, e tuttavia non può fare a meno di essere quello che è, un professionista degli scacchi, obbligato a giocare fino in fondo la sua ultima partita. Le persone che lo circondano (camerieri, pescatori, giornalisti, turisti, e altri più misteriosi personaggi) e che lo costringono a uscire dal suo scontroso anonimato, rappresentano per lui altrettanti sfidanti con cui non può fare a meno di giocare. E la logica degli scacchi nasconde a volte meccanismi perversi.
... si è disposti perfino a rinunciare alla vittoria pur di non rovinare la perfezione estetica del gioco.
di Giovanna Repetto
Questo romanzo nasce con il proposito (o dovrei dire il pretesto?) di indagare sulla morte del campione di scacchi russo Alexandre Alekine. Un caso subito archiviato per l’attribuzione della morte a cause naturali, mentre la storia del protagonista (1892-1946) può dare adito a molte diverse ipotesi. Ecco in copertina proprio lui, il vero Alekine, fotografato in una storica partita. Personaggio scomodo per molti, passato indenne o quasi attraverso guerre, rivoluzioni, due regimi totalitari, quattro matrimoni, e innumerevoli tornei mondiali, devoto solo agli scacchi ma sospettato di simpatie naziste, non si può dire che non sia un personaggio da romanzo.
Maurensig, oltre a trarre spunto da una biografia davvero intrigante, trova qui anche un elemento da lui amato come l’acqua dai pesci: il gioco degli scacchi. Chi non ricorda La variante di Lüneburg? C’è dunque da pensare che attinga a ricordi autobiografici quando descrive l’apprendistato di Alexandre bambino.
… gli sembrava allora un complesso sistema meccanico azionato da leve e pulsanti. A spostare anche un solo Pedone nell’angolo più remoto della scacchiera, si mettevano in moto ingranaggi e bilancieri che mutavano di continuo l’ordine esistente; due meccanismi distinti finivano per compenetrarsi in uno solo, e le mosse sbagliate stridevano come rotelle grippate.
L’Autore usa l’espediente di inscatolare la storia del protagonista dentro la storia del romanzo, per assicurarsi un colpo di scena da servire al lettore quasi in tempo reale, ma soprattutto si concentra sulle ultime ore del protagonista, con un’ossessività in cui i flashback compaiono a modellare il personaggio e la sua storia, ma non certo a dargli respiro nel chiuso della sua trappola a orologeria. Tutto è pervaso dal sentimento di una resa dei conti inevitabile, di una fine imminente. Non è ben certo, Alekine, se in ballo ci sia il rischio di perdere il titolo mondiale o quello di perdere la vita, ma in ambo i casi la sensazione è quella di correre un pericolo mortale. Molti dettagli, apparentemente casuali, contribuiscono a incupire l’atmosfera.
… tentavano di portare a riva quello che sembrava un relitto (…) una massa informe, forse un grongo, o un leone marino, con gli alveoli a brandelli. (…) dalle ferite fuoriusciva solo un liquido purulento, e l’animale, benché fosse ormai in gran parte putrefatto, dava l’impressione di muovere gli occhi, ancora vivo e sofferente sotto i colpi inferti.
Trincerato in un albergo di Estoril, affacciato sul mare in cui non trova serenità, ma solo un’inquietante fluidità che è l’opposto della geometria rassicurante della scacchiera, Alekine sa di essere solo e assediato da forze più grandi di lui, e tuttavia non può fare a meno di essere quello che è, un professionista degli scacchi, obbligato a giocare fino in fondo la sua ultima partita. Le persone che lo circondano (camerieri, pescatori, giornalisti, turisti, e altri più misteriosi personaggi) e che lo costringono a uscire dal suo scontroso anonimato, rappresentano per lui altrettanti sfidanti con cui non può fare a meno di giocare. E la logica degli scacchi nasconde a volte meccanismi perversi.
... si è disposti perfino a rinunciare alla vittoria pur di non rovinare la perfezione estetica del gioco.
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Mondadori, Pag.109 Euro 12,00Un romanzetto esiguo, ancor più breve di quanto si supporrebbe a vedere il libro, poiché la carta spessa e poco riempita d'inchiostro inganna, come l'involucro di quei regaletti ingigantiti dalla confezione. E non si tratta di un gioiello come L'ombra e la meridiana (1998), breve ma intenso, forse l'opera più perfetta di Maurensig (vedi Il paradiso degli orchi cartaceo n.20). No, questo appare come niente di più di un buon esercizio. Lo stile impeccabile è condizione necessaria ma non sufficiente.
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