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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Richard Price

The Wanderers

Giano editore, Pag. 239 Euro 16,00
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Richie, Buddy, Eugene, Perry, Joey: adolescenti della comunità italiana del Bronx nell'America degli inizi anni '60 di un secolo scorso che sembra un medio evo strano. Sono i capetti dei Wanderers, una delle tante gang che popola la periferia di una New York spietata, che forse non t'aspetti perché la violenza, quella cinica e tremenda, sembra solo contemporanea, delle generazioni nuove e mai di quelle andate. I Wanderers fanno a botte sì, ma sono anche dei bonaccioni, dei 'cazzoni' che si pigliano a sberle o a bottigliate fra loro ed è quello il modo per dimostrarsi l'affetto che nutrono l'un l'altro. Nei dintorni del Bronx ci sono gang molto più temibili. I negri dei Pips o dei Mau Mau, poi ci sono i disumani irlandesi dei Ducky Boys benedetti da padre O'Brian a mezzanotte prima di uscire dalla messa. Loro ammazzano per il mero gusto di farlo. I cinesi, immancabili, i Wongs. Insomma una bella varietà. La vita nel quartiere scorre fra sfide al bowling, rimorchi in strada di ragazze che sembrano puttane e invece sono brave figliole di cui ci si innamora (lo straordinario incontro fra Buddy e Despie); fra litigi con padri culturisti che sfondano mascelle prima di chiedere dove sei stato (quello di Joey), con altri che chiedono sei hai scopato e a che numero sei arrivato prima ancora che uno metta la chiave alla toppa di casa (quello di Eugene, che però ha il complesso del membro storto). La vita, insomma, scorre nel suo modo orribilmente tragico che però ti dá l'abitudine delle cose; è il tuo ambiente. E' la città che ti ha cresciuto. E' tua madre che si preoccupa se ti vede un po' strano, a cui rispondi male, che zittisci con sprezzo e poi muore per un ascensore bloccato che le fa venire un infarto (quella di Perry).

E' la scuola. La maledetta scuola che non serve a niente. Il maledetto liceo dove il professore è un ex membro di una gang bianca che spaccava teste negre e adesso, in classe, esausto, fa in modo che neri e italiani si azzuffino di brutto per poi pigliarne tre o quattro per la collottola e sbatterli al muro. Questi idioti che fanno da specchio di un passato che sì se n'è andato ma quando può riaffiora e stuzzica e provoca e dà sui nervi. The wanderers è il primo romanzo di Richard Price, colpevolmente mai tradotto e finalmente giunto, dopo 36 anni dalla sua prima uscita, anche nelle librerie italiane. Nel 1979 divenne un film diretto da Philip Kaufman, senza grandi star come protagonisti. E da più parti considerato uno stravolgimento negativo. Lo stesso Price scrisse la sceneggiatura in collaborazione con i coniugi Philip e Rose Kaufman. Il romanzo è un'avventura di formazione che oscilla fra machismo, fratellanza goliardica e tensione razziali in crescendo in una megalopoli che avrebbe avuto American Graffiti ma sotto sotto covava tensioni che a un certo punto non si poté più fingere di ignorare. L'esercito, la marina, gli arruolamenti cercarono di intercettarle; ogni testa calda lasciata marcire fra marciapiedi scatarrati e caseggiati dalle finestre come occhi disperati erano ben accetti; quello che non manca alle generazioni è una guerra e una minestra calda. Joey e Perry non vedevano l'ora di raggiungere la Cina coi bastardi comunisti o il Giappone dove fanno massaggi e poi ti fanno scopare o l'Africa dove ci sono i cannibali (e quindi Joey dice in Africa no). Meglio a Boston dove c'è uno zio in marina che è senza gambe ma un posto può trovarlo. Qualcuno invece rimarrà. Si sposerà con un matrimonio parodia dei matrimoni all'italiana (Buddy e Despie); piatti di carta, una sala ricreativa adibita con festoni, musica: cose degli anni'60 sul giradischi. Lenti. Twist. Smokey Robinson che faceva già sognare. E poi la loro canzone, vuoi mettere, sentirla tutti insieme, abbracciati; The Wanderers. I roam from town to town. I go through life without a care. Il libro è un capolavoro assoluto ottimamente tradotto da Stefano Bortolussi. Se andate in libreria e non lo trovate prendete il commesso per la collottola e sbattetelo al muro finché non ve lo rimedia. E rovesciategli per terra tutte le pile di libri di Fabio Volo.



di Adriano Angelini


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