RECENSIONI
Claudio Nerèo Pellegrini
Tisaura
Besa editore, Pag. 141 Euro 15.00
Esiste l'intimità del lettore? Probabilmente s'è persa, dal momento che ogni giorno ci si parano davanti individui, in treno, in autobus, in metropolitana che, per strappare attimi alla loro frenesia quotidiana, leggono in piedi, appoggiati a sostegni traballanti, mentre camminano e mentre attendono mezzi che ritardano o che addirittura non passano più.
Conservo un ricordo indelebile della mia adolescenza: mia sorella mi aveva regalato Cuore di De Amicis. Lo leggevo nel primo pomeriggio, dopo la scuola, sostituendolo spesso ai compiti a casa, sdraiato sul mio letto, ora supino, ora a pancia in giù; oppure lo divoravo dopo cena, soprattutto dopo Carosello, ma all'interno di una 'dimensione' che mi ero costruito da solo e che 'portava' solo un segno, quello della necessità di un'intimità tutto particolare. In pratica mi mettevo in un angolo della cucina, accanto al caminetto facendomi circondare da sedie su tre lati, perché il quarto era il muro. Ma dico sedie: non erano paraventi, non erano coperture, non erano ripari, erano davvero solo tre sedie che non nascondevano da occhi indiscreti o anche solo distratti. Ma era il mio regno di lettura, la mia indiscutibile urgenza di intimità.
Esiste per contraltare l'intimità dello scrittore?
Anche troppa, visti i tempi: ma non si tratta di privacy, ma di una sconsiderata attitudine al narcisismo, alla rivelazione autobiografica, che col privato, paradossalmente, non c'entra un piffero.
Pellegrini s'è immerso in un suo mondo doloroso, intimista, ma per certi versi consolatorio.
Tisaura è un personaggio femminile a parte irrisolto, che vive un matrimonio contrastato; si scorge in lei una necessità di sopravanzare i legami, di abbozzare il proprio futuro secondo direttive proprie che spesso precludono l'altro (il marito), non gli altri.
Approfittando di un lavoro dell'uomo in Brasile, si porta dietro il figlio e cominci a fare volontariato presso una favela: morirà uccisa da uno sbandato conosciuto in una circostanza del tutto casuale.
L'universo intimista di Pellegrini (per capire meglio lo scrittore si leggano le note biografiche nel risvolto della terza di copertina) ci contrae e si espande attraverso le azioni di Tisaura.
E ribadisce con mezzi propri, quelli del letterato, (e intendo in più una narrativa spesso imparentata con la brevità espositiva della poesia... ma non è sempre un pregio, anzi) una verità dolorosa e lancinante, non sempre affascinante.
Per il lettore, ovvio. Anzi, per l'intimità dello stesso.
di Franco del Rio
Conservo un ricordo indelebile della mia adolescenza: mia sorella mi aveva regalato Cuore di De Amicis. Lo leggevo nel primo pomeriggio, dopo la scuola, sostituendolo spesso ai compiti a casa, sdraiato sul mio letto, ora supino, ora a pancia in giù; oppure lo divoravo dopo cena, soprattutto dopo Carosello, ma all'interno di una 'dimensione' che mi ero costruito da solo e che 'portava' solo un segno, quello della necessità di un'intimità tutto particolare. In pratica mi mettevo in un angolo della cucina, accanto al caminetto facendomi circondare da sedie su tre lati, perché il quarto era il muro. Ma dico sedie: non erano paraventi, non erano coperture, non erano ripari, erano davvero solo tre sedie che non nascondevano da occhi indiscreti o anche solo distratti. Ma era il mio regno di lettura, la mia indiscutibile urgenza di intimità.
Esiste per contraltare l'intimità dello scrittore?
Anche troppa, visti i tempi: ma non si tratta di privacy, ma di una sconsiderata attitudine al narcisismo, alla rivelazione autobiografica, che col privato, paradossalmente, non c'entra un piffero.
Pellegrini s'è immerso in un suo mondo doloroso, intimista, ma per certi versi consolatorio.
Tisaura è un personaggio femminile a parte irrisolto, che vive un matrimonio contrastato; si scorge in lei una necessità di sopravanzare i legami, di abbozzare il proprio futuro secondo direttive proprie che spesso precludono l'altro (il marito), non gli altri.
Approfittando di un lavoro dell'uomo in Brasile, si porta dietro il figlio e cominci a fare volontariato presso una favela: morirà uccisa da uno sbandato conosciuto in una circostanza del tutto casuale.
L'universo intimista di Pellegrini (per capire meglio lo scrittore si leggano le note biografiche nel risvolto della terza di copertina) ci contrae e si espande attraverso le azioni di Tisaura.
E ribadisce con mezzi propri, quelli del letterato, (e intendo in più una narrativa spesso imparentata con la brevità espositiva della poesia... ma non è sempre un pregio, anzi) una verità dolorosa e lancinante, non sempre affascinante.
Per il lettore, ovvio. Anzi, per l'intimità dello stesso.
di Franco del Rio
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