CLASSICI
Alfredo Ronci
Un classico che a volte “non lo è”: “Un don Chisciotte in America” di Alberto Lecco.
Alberto Lecco passa per un classico che a volte “non lo è” nel senso che vengono riconosciuti preziosi i suoi lavori, che spesso compare nelle liste dei maggiori scrittori del novecento, ma alla fine il tutto si risolve in un nulla. Così come è apparso con la stessa facilità sparisce di brutto, senza quasi ferire.
Forse questo è dovuto al suo carattere, quasi sempre chiuso in se stesso, e lontano dalle mode, rimane però inconfondibile l’intreccio tra la narrativa e l’ebraismo. E questo lo si avverte in tutte le sue composizioni: per esempio, dal libro che fu pubblicato da Mondadori (una delle poche occasioni in cui Lecco pubblicò per una casa editrice di un certo peso) L’incontro di Wiener Neustadt, dove viene trattato il dialogo tra una coppia sposata di ebrei e un ufficiale nazista, prima della loro deportazione in un campo di sterminio.
O ancora, nel libro ben corposo di 980 pagine, La casa dei due fanali. Cronaca di una passione (Spirali) in cui si racconta la passione tra uno scrittore italiano ebreo di quarant’anni e una ragazza bellissima di New York di venti anni sullo sfondo della crisi americana durante la guerra del Vietnam (tema questo che in qualche modo si ritrova anche nel testo che andiamo a valutare).
Se alcuni scrittori hanno avuto la fortuna di essere letti e consacrati anche per la loro adesione all’ebraismo, Lecco è rimasto un pochino in disparte, anche se, come è stato già detto, e noi lo confermiamo, i suoi romanzi sono pennellate sicure di un affresco tutto da riscoprire.
Ha ragione chi scrive sulla terza di copertina dell’edizione mondadoriana di Un don Chisciotte in America… la storia… sovrappone alla soggezione tenace del ricordo le sorprese di un imprevedibile presente che si dilata continuamente.
Sì perché la vicenda, che è quella di un uomo cha da Roma parte per New York alla ricerca di una ragazza che ha amato quindici anni prima e di cui non è riuscito a cancellare i ricordi e le tracce, tranne alcuni momenti, per il resto si risolve in un continuo, anche misterioso se vogliamo, tentativo di analizzare la propria esistenza senza disconoscere nemmeno l’aspetto più intimo e sessuale.
Quello che è, a tutti gli effetti, un giro per l’America tipo Fermata d’Autobus, si risolve anche negli ennesimi tentativi del protagonista, ma in questo caso lo scrittore vero e proprio, di districarsi nella ricerca di una verità, verità soprattutto sessuale, che spesso e volentieri approda ad un nulla di fatto e ad un vuoto assoluto.
Accanto a descrizioni di donne incontrate per caso (per esempio Ellen, incontrata sull’aereo che da Roma va a Los Angeles) … Io sono una donna sola. Io vivo sola, là, a New York, ci sono considerazioni sulla letteratura e soprattutto sugli scrittori… Forse i libri sono soltanto questo. Dei ricordi per non vivere. E gli scrittori forse sono della gente che ha anche meno voglia di vivere degli altri. Oppure… Credo che la solitudine degli scrittori sia come la croce e i chiodi della più terribile delle morti, quella di Cristo appunto. Cristo è esemplare per l’orrore della sua morte, non per la grandezza della sua vita. E’ l’orrore della sua morte a far g rande la sua vita. Quando uno scrive, parla al mondo.
Ma il romanzo è un insieme di donne: c’è la ragazza non ancora maggiorenne che incontra in un autobus che sfreccia per le strade infinite d’America (Che cosa dunque avrà mai questa ragazza che mi è sembrata bella, brutta e poi di nuovo né bella né brutta? Sarà perché quasi tutto nella sua faccia sporge? Che cosa si può pensare quando in una faccia sporge quasi tutto?
Ci sono anche donne più anziane, ma misteriose, che hanno un rapporto ben saldo, anche se discontinuo, col proprio partner… Lui va in giro dicendo che ha più di ottant’anni. In realtà ne ha soli settanta. Io, com’è naturale, ne ho dieci di meno, cioè sessanta.
E poi, dopo interminabili colloqui anche con maschi (che tra l’altro sembrano conoscere perfettamente la storia sentimentale del protagonista), lo scrittore re-incontra, dopo più di dieci anni, la donna che gli ha spezzato il cuore, ma dalla quale cerca una soluzione alla sua solitudine. Soluzione che troverà (dopo tante disquisizioni anche intellettuali, il protagonista si rende conto che non potrebbe mai vivere con quella donna perché di notte mette in testa dei bigodini color argento) e che in qualche modo lo indurrà ad una decisione assai drastica.
Libro un pochino lungo (certi dialoghi sono estenuanti), ma essenziale e definitivo.
L’edizione da noi considerata è:
Alberto Lecco
Un don Chisciotte in America
Mondadori
Forse questo è dovuto al suo carattere, quasi sempre chiuso in se stesso, e lontano dalle mode, rimane però inconfondibile l’intreccio tra la narrativa e l’ebraismo. E questo lo si avverte in tutte le sue composizioni: per esempio, dal libro che fu pubblicato da Mondadori (una delle poche occasioni in cui Lecco pubblicò per una casa editrice di un certo peso) L’incontro di Wiener Neustadt, dove viene trattato il dialogo tra una coppia sposata di ebrei e un ufficiale nazista, prima della loro deportazione in un campo di sterminio.
O ancora, nel libro ben corposo di 980 pagine, La casa dei due fanali. Cronaca di una passione (Spirali) in cui si racconta la passione tra uno scrittore italiano ebreo di quarant’anni e una ragazza bellissima di New York di venti anni sullo sfondo della crisi americana durante la guerra del Vietnam (tema questo che in qualche modo si ritrova anche nel testo che andiamo a valutare).
Se alcuni scrittori hanno avuto la fortuna di essere letti e consacrati anche per la loro adesione all’ebraismo, Lecco è rimasto un pochino in disparte, anche se, come è stato già detto, e noi lo confermiamo, i suoi romanzi sono pennellate sicure di un affresco tutto da riscoprire.
Ha ragione chi scrive sulla terza di copertina dell’edizione mondadoriana di Un don Chisciotte in America… la storia… sovrappone alla soggezione tenace del ricordo le sorprese di un imprevedibile presente che si dilata continuamente.
Sì perché la vicenda, che è quella di un uomo cha da Roma parte per New York alla ricerca di una ragazza che ha amato quindici anni prima e di cui non è riuscito a cancellare i ricordi e le tracce, tranne alcuni momenti, per il resto si risolve in un continuo, anche misterioso se vogliamo, tentativo di analizzare la propria esistenza senza disconoscere nemmeno l’aspetto più intimo e sessuale.
Quello che è, a tutti gli effetti, un giro per l’America tipo Fermata d’Autobus, si risolve anche negli ennesimi tentativi del protagonista, ma in questo caso lo scrittore vero e proprio, di districarsi nella ricerca di una verità, verità soprattutto sessuale, che spesso e volentieri approda ad un nulla di fatto e ad un vuoto assoluto.
Accanto a descrizioni di donne incontrate per caso (per esempio Ellen, incontrata sull’aereo che da Roma va a Los Angeles) … Io sono una donna sola. Io vivo sola, là, a New York, ci sono considerazioni sulla letteratura e soprattutto sugli scrittori… Forse i libri sono soltanto questo. Dei ricordi per non vivere. E gli scrittori forse sono della gente che ha anche meno voglia di vivere degli altri. Oppure… Credo che la solitudine degli scrittori sia come la croce e i chiodi della più terribile delle morti, quella di Cristo appunto. Cristo è esemplare per l’orrore della sua morte, non per la grandezza della sua vita. E’ l’orrore della sua morte a far g rande la sua vita. Quando uno scrive, parla al mondo.
Ma il romanzo è un insieme di donne: c’è la ragazza non ancora maggiorenne che incontra in un autobus che sfreccia per le strade infinite d’America (Che cosa dunque avrà mai questa ragazza che mi è sembrata bella, brutta e poi di nuovo né bella né brutta? Sarà perché quasi tutto nella sua faccia sporge? Che cosa si può pensare quando in una faccia sporge quasi tutto?
Ci sono anche donne più anziane, ma misteriose, che hanno un rapporto ben saldo, anche se discontinuo, col proprio partner… Lui va in giro dicendo che ha più di ottant’anni. In realtà ne ha soli settanta. Io, com’è naturale, ne ho dieci di meno, cioè sessanta.
E poi, dopo interminabili colloqui anche con maschi (che tra l’altro sembrano conoscere perfettamente la storia sentimentale del protagonista), lo scrittore re-incontra, dopo più di dieci anni, la donna che gli ha spezzato il cuore, ma dalla quale cerca una soluzione alla sua solitudine. Soluzione che troverà (dopo tante disquisizioni anche intellettuali, il protagonista si rende conto che non potrebbe mai vivere con quella donna perché di notte mette in testa dei bigodini color argento) e che in qualche modo lo indurrà ad una decisione assai drastica.
Libro un pochino lungo (certi dialoghi sono estenuanti), ma essenziale e definitivo.
L’edizione da noi considerata è:
Alberto Lecco
Un don Chisciotte in America
Mondadori
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