RECENSIONI
Robert Hültner
Un'indagine senza importanza
Del Vecchio Editore, Pag. 184 Euro 15,00
Nel suo splendido Storia naturale della distruzione (che aspettate ad andarlo a comprare, è un consiglio spassionato) Winfried G. Sebald, a proposito della situazione post-bellica della Germania affermava, senza ombra di dubbio, che il popolo tedesco aveva rimosso completamente il 'problema'nazista. Nel senso che preferiva non affrontarlo piuttosto che dichiararsi responsabile di una tragedia che aveva coinvolto milioni di cittadini. Un'analisi spietata che confermava, tra l'altro, l'assoluta problematicità degli assetti territoriali dell'ex impero austro-ungarico.
Il giallo in questione, ambientato in un periodo che precede la seconda guerra mondiale – siamo nel 1920 – ne è la riprova, e ha fatto bene la curatrice Paola Del Zoppo, a fine libro (ma forse era meglio inserire le informazioni all'inizio), a fornire al lettore notizie sugli anni cruciali che precedettero l'avvento di Hitler al potere.
Perché Monaco (sono i dintorni ad essere il setting del romanzo) fu una fucina di eventi e sommovimenti che rese assai problematica l'unità del paese e a rendere poi 'fattibili' gli eventi che portarono il nazifascismo a trionfare nelle elezioni del '33. Basti pensare alle accuse che lo stesso Hitler mosse ai fautori della Repubblica Consiliare (esperienza politica della città di Monaco atta a superare l'empasse imperialista per una via pacifista alla repubblica, tra cui figurava anche Rainer Maria Rilke) come culla della congiura mondiale ebrea-bolscevica.
Un'indagine senza importanza, pur mantenendo i connotati del giallo tradizionale (se proprio vogliamo trovargli una paternità scomoderei Simenon e il mito di Maigret) - la morte di una contadinella, le indagini che partono chiotte e poi all'improvviso gli inaspettati risvolti – fa i conti proprio con la situazione politica del momento e il giro di commercio d'armi (tranquilli, non aggiungo niente altro per non togliere ovviamente il gusto e il piacere ai lettori) ne è in qualche modo il costrutto principale.
E questo ci permette un'altra considerazione: quando siamo certi che il fiume scorre tranquillo sino al mare, ci accorgiamo invece che lungo il tratto il cammino subisce delle deviazioni improvvise ed inaspettate. Metafora per dire che il genere poliziesco (termine questo che ci permette di inglobare giallo, noir e qualsiasi altra definizione) non è quella materia predeterminata e chiusa che molti, per tanti anni, ci hanno voluto far credere. Chi lo avrebbe mai detto che sostanza del nostro interesse fosse un ispettore, come abbiamo detto prima, simenoniano che nei dintorni di Monaco indaga sul delitto di una disgraziata e su un traffico di armi e che, 'perversione' di tutti gli scrittori di gialli, non è che uno delle innumerevoli avventure dello stesso personaggio?
Poco tempo fa abbiamo recensito un nome nuovo del filone 'hard boiled' (nome nuovo per modo di dire, visto che risale agli anni cinquanta): Neill Graham e il suo Killer sul velluto (Mattioli 1885). Ora abbiamo Robert Hültner e il suo ispettore Kajetan.
Ho il sospetto che in quanto a scoperte costui non sarà davvero l'ultimo.
di Alfredo Ronci
Il giallo in questione, ambientato in un periodo che precede la seconda guerra mondiale – siamo nel 1920 – ne è la riprova, e ha fatto bene la curatrice Paola Del Zoppo, a fine libro (ma forse era meglio inserire le informazioni all'inizio), a fornire al lettore notizie sugli anni cruciali che precedettero l'avvento di Hitler al potere.
Perché Monaco (sono i dintorni ad essere il setting del romanzo) fu una fucina di eventi e sommovimenti che rese assai problematica l'unità del paese e a rendere poi 'fattibili' gli eventi che portarono il nazifascismo a trionfare nelle elezioni del '33. Basti pensare alle accuse che lo stesso Hitler mosse ai fautori della Repubblica Consiliare (esperienza politica della città di Monaco atta a superare l'empasse imperialista per una via pacifista alla repubblica, tra cui figurava anche Rainer Maria Rilke) come culla della congiura mondiale ebrea-bolscevica.
Un'indagine senza importanza, pur mantenendo i connotati del giallo tradizionale (se proprio vogliamo trovargli una paternità scomoderei Simenon e il mito di Maigret) - la morte di una contadinella, le indagini che partono chiotte e poi all'improvviso gli inaspettati risvolti – fa i conti proprio con la situazione politica del momento e il giro di commercio d'armi (tranquilli, non aggiungo niente altro per non togliere ovviamente il gusto e il piacere ai lettori) ne è in qualche modo il costrutto principale.
E questo ci permette un'altra considerazione: quando siamo certi che il fiume scorre tranquillo sino al mare, ci accorgiamo invece che lungo il tratto il cammino subisce delle deviazioni improvvise ed inaspettate. Metafora per dire che il genere poliziesco (termine questo che ci permette di inglobare giallo, noir e qualsiasi altra definizione) non è quella materia predeterminata e chiusa che molti, per tanti anni, ci hanno voluto far credere. Chi lo avrebbe mai detto che sostanza del nostro interesse fosse un ispettore, come abbiamo detto prima, simenoniano che nei dintorni di Monaco indaga sul delitto di una disgraziata e su un traffico di armi e che, 'perversione' di tutti gli scrittori di gialli, non è che uno delle innumerevoli avventure dello stesso personaggio?
Poco tempo fa abbiamo recensito un nome nuovo del filone 'hard boiled' (nome nuovo per modo di dire, visto che risale agli anni cinquanta): Neill Graham e il suo Killer sul velluto (Mattioli 1885). Ora abbiamo Robert Hültner e il suo ispettore Kajetan.
Ho il sospetto che in quanto a scoperte costui non sarà davvero l'ultimo.
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