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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Naseem Rakha

Una madre non dimentica

Newton Compton Editori, Pag. 333 Euro 12,90
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A soli quindici anni, Shep viene assassinato dentro casa durante una presunta rapina. Il padre, il vice sceriffo di Blaine, una cittadina rurale dell'Oregon, lo ritrova insanguinato e privo di vita. Da quel momento, la vita degli Stanley è sconvolta. Irene, la madre, non si da pace. La sorellina, Bliss, segnata per sempre. Inizia così uno dei più sconvolgenti romanzi che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Una madre non dimentica (che peccato il bellissimo e poetico titolo in inglese, The crying tree) è una storia atroce. Una storia tanto verosimile che alla fine del libro, lo confesso, ho pianto, per ben due volte. Colpisce come una lama al petto la forza straordinaria di questa madre che dopo esser scesa all'inferno del dolore per la perdita del figlio decide, un giorno, di scrivere al presunto assassino rinchiuso nel braccio della morte. Si chiama Daniel e poche settimane dopo la sospetta rapina, quando era ricercato in tutta la zona, si fa ritrovare in un bar pieno di gente per essere arrestato. Sconvolge la determinazione con cui, questo ragazzo che di mestiere faceva il meccanico, solo al mondo, decide di consegnarsi al suo destino senza fiatare. Com'è possibile? Cos'è successo davvero quel giorno, in quella casa di Blaine? Ma davvero un meccanico mezzo delinquente ha scelto quella casa a casaccio per rapinarla, e si trovava per puro caso in camera con un ragazzetto a modo che suonava la tromba per i campi e conosceva a memoria i nomi di tutti i fiori della zona? Sarà Irene a voler andare a fondo. Ci andrà quando deciderà, il giorno in cui Shep avrebbe compiuto 25 anni, di perdonare il suo assassino e inizierà con lui una corrispondenza che le aprirà le porte di una verità ben diversa da quella che suo marito, Nate, le aveva raccontato quel maledetto giorno di maggio del 1985 (e che sarà il primo a rivelarle l'arcano che lui si è tenuto nascosto perché diretto responsabile dell'accaduto). La scrittura di Naseem Rakha è abile a giostrare fra momenti di cronaca e di introspezione, a giocare col tempo facendo sì che le due storie, quella della condanna a morte di Daniel e quella dell'uccisione del ragazzo e del dolore della madre e gli anni duri che ne seguono, vadano di pari passo. E ti costringe. La scrittura di Naseem Rakha, giornalista radiofonica che vive in Oregon, e alla sua opera prima, ti costringe a un'attesa quasi messianica nonostante sia angosciosa, per cui staccarsi dalla pagina diventa impossibile. Una madre non dimentica si muove con una disinvoltura ammirevole fra tematiche scottanti come l'accettazione dell'omosessualità da parte di una famiglia (non importa che sia della provincia americana), l'orrore per la pena di morte e la condizione dei condannati, il destino come traccia inesorabile che segna vite inconsapevoli e gli errori; che si pagano, certo. Ma solo se si vive nell'unica condizione che fa sbagliare un essere umano: l'ignoranza. Il libro è di un'intensità che probabilmente fa il paio con Brokeback Mountain, il racconto di Annie Proulx (ancora una scrittrice, americana, guarda caso) inserito nella sua raccolta Gente del Wyoming, pubblicato in Italia da Baldini & Castoldi. Un romanzo fondamentale, emozionante. Un invito a riflettere sul vecchio adagio di Oscar Wilde, quello dell'amore che non può dire il suo nome, ancora oggi, terribilmente, inverosimilmente tanto attuale.

di Adriano Angelini


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