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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Orsella Nehman

Uova di matrigna

Excogita, Pag.56 Euro 8,50
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Ogni scarrafone è bello a mamma soia

motto cinese



Librino svelto, simpatico - anche troppo: talora stinge nell'ammicco, nella ruffianeria. Però godibile: repertorio ironico e garbato, sebbene introdotto e concluso da allegre allegorie ribalde, della posizione più o meno esatta dalla/della matrigna in quei cespugli genealogici che, nella flora vivaistica sociale, fan concorrenza ai solidi o malaticci alberi ai quali si affidavano le generazioni precedenti. Anche perché non c'era alternativa: o meglio, le opzioni sembravano poco o affatto praticabili. La famiglia contadina, patriarcale, che pure riuniva tre o quattro generazioni più impertinenti come parenti acquisiti, ovini e suini, credo la rimpiangessero solo i sociologhi, poiché, appena se ne trovò e diffuse un'altra, ebbe straordinario successo - a dimostrare il piacere che si prova nel gioco dell'uva ("ognuno a casa sua"), e la veracità vivace di motti quali "fratelli coltelli, parenti serpenti". La comune, costruzione artificiale, nacque morta, anche perché o era una cosa seria, e dunque durissima e difficilissima da perpetuare, dovendo in essa condurre all'armonia tante diverse teste, oppure era frutto della deriva modaiola, superficiale e perciò maldigerita, di chi latesta l'aveva tra le nuvole, o dei volponi che sanno profittare d'ogni anche solo utopico progetto perridurlo alla merda che sono loro. Infine, in un'Italia antidivorzista, familista amorale, cattolicastra, adagiarsi su convivenze più o meno clandestine, condotte tra bugie, sotterfugi, silenzi, ipocrisie.

La crescita verso costumi più maturi ha reso possibile, oggi, modellare i propri rapporti di coppia su figure meno arcaiche o, ad esser franchi, imbarazzanti. E però fa nascere o ricalcolare personaggi - come la "matrigna" - le cui funzioni, (cfr. cap. "Lei non sa chi sono io", e p. 25) se dal lato giuridico-sociale sono conosciute e riconosciute, da quello emotivo e partecipante lo sono meno. Talvolta il cuore è più innanzi dei codici, talaltra arranca: l'Autrice fornisce un buon esempio, trattato con lieve positivo sarcasmo, sulla gelosia della matrigna per la figliolina che s'infila nel lettone e requisisce il maschio di casa, peraltro ben felice di farsi accaparrare. Eh, sì: come si permette 'sta squinzietta, 'sto scarafoncino slavato, di mettere le zampettacce sue sul mio uomo? "Vorresti sbranarla, la piccola bionda": (p. 15) ma ci si riduce a chiudersi al cesso a sfumicchiare, indi in cucina ad abbottarsi di caffè.

Non a caso ho preso quest'esempio, che potrebbe sembrare inopportuno in una dinamica familiare, proprio per chiarire quanto il testo - che, ripeto, non è un saggio, bensì un excursus divertito e divertente sui sabba(ti) famigliari - non si priva di una sua profondità, per fortuna non sentenziante. La Nehman avverte come, ridendo e scherzando, delle verità si posson dire - lei sostiene che impresta da Freud, (p. 53) ma ben prima l'aveva detto Chaucher avviato a Canterbury: e affronta perciò in modo autentico quel groviglio di odi, amori, attrazioni e repulsioni che è una famiglia in genere, e una rinnovata o acquisita in specie. Parlare di tali argomenti è sempre utile, anzi, direi necessario: chi impara a dire, a oggettivare, i propri impulsi, può riconoscerli, analizzarli, e nel caso siano eccessivi correggerli o trattenerli. Se, viceversa, essi rimangono nell'inespresso, non avranno altro modo di emergere che nell'atto impuro - con le conseguenze che si possono immaginare. Il surplus di decongestione, poi, che si ottiene trattando la materia in maniera disinvolta, consente ancor più di manipolarla.

D'infilata, la discussione su ciò che è "matrignesco" induce a riflettere su ciò che è "genitoriale": e se la matrigna ha il compito d'accudire e affezionare degli ovetti scaricati nel nido da un'altra femmina, può darsi anche il caso che genitori "di sangue" - per incapacità, insipienza, disamore, mancanza di modelli - si comportino con la prole come se non fossero figli loro. Ho come la sensazione che il "romanzo famigliare" fantasticato da molti piccoli origini da una simile situazione d'incompletezza, d'improprietà, d'avvilimento, spesso tramandatasi da genitori che non sanno difendere la prole perché nessuno ha mai difeso loro, a figli indifesi che diverranno a loro volta padri e madri di vinti. In questo senso, una matrigna o un patrigno che spezzi il ciclo, più che opportuno, è necessario.

Due parole, infine, sulla grafìa dell'Autrice: curata, elaborata, ha risorse retoriche non indifferenti, come questa catena di allitterazioni ed echi, a rinfoderare l'incipit di un capitoletto: "Lo sci è uno shock fin da subito. Mentre scivoli nella scioglievolezza del sonno come un lindor, mentre scendi con scioltezza tra le scie del tuo rimmel lasciato sul cuscino, mentre uno scialle tiepido di scemenze ti fascia i pensieri, lo sci entra in scena". (p. 39) Oppure la sciolta anfibologia Lettóne/Lèttone (inteso come abitante della Lettonia, p. 15), o i diversi witz, com'è "la famiglia allagata" di p. 27. Non stupisce, dunque, di trovarla copywriter, cioè Autrice di pubblicità, poiché su tali processi di traslazione e topologìa quel mestiere si basa. E anche -temo - sulla valorizzazione di quello sterco che ci viene ammannito in apertura e chiusura del testo.



di Vera Barilla


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