RECENSIONI
Cristina Cosentino, Giuliano Rosciarelli
VENDOLA. Il volto nuovo della sinistra
Editori riuniti, Pag. 398 Euro 15,00
Ma siamo certi che qualcosa di sinistra può essere ancora detta, senza dover poi affogare nella nutella la propria depressione a causa dell'ennesima maschera che ci illude, anche se poeticamente, che c'è una strada oltre i viscidi e reazionari giochetti di palazzo alla D'Alema o al vuoto pneumatico di stile e contenuti di Veltroni?
I recenti attacchi mediatici – uno degli ultimi, in ordine temporale, quello della numeraria dell'Opus Dei con vezzo della giarrettiera chiodata senatrice Paola Binetti, la quale negherebbe la comunione al Governatore della Puglia per via delle sue pratiche sodomitiche – sembra confermarci che il protagonista di questo libro, inizia a far paura ai devoti e non solo.
Nichi Vendola, da qualcuno salutato come l'Obama italiano.
Omosessuale dichiarato appunto, comunista, cattolico... In effetti se fosse stato anche meticcio e con un parente musulmano, avrebbe fatto tombola!
Ammetto di aver letto il libro di Cristina Consentino e Giuliano Rosciarelli tutto d'un fiato. Forse perché non si tratta di una brutta quanto ruffiana biografia stilata dalla tastiera felpata e un po' unta del vespone di turno.
La collana Report propone piuttosto un libro corale fatto da molte voci, da don Luigi Ciotti, presidente di 'Libera' e fondatore del 'Gruppo Abele', a Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e politico impegnato da anni in una rivoluzione «gentile» per i diritti civili. Sono amici, colleghi (di destra come di sinistra), compagni, uomini di cultura, scienziati, manager che hanno affiancato Nichi nel lavoro, nelle sue battaglie o nella vita privata.
Gli autori dunque, più che il quadro, hanno dipinto la cornice. Così, intervista dopo intervista, il lettore si trova immerso nella passione della politica: si racconta di un uomo che ama l'onestà intellettuale, la professionalità, il gusto del bello, la coerenza e la dignità. E che pensa che gestire la cosa pubblica, oltre ad essere una missione, sia una cosa molto difficile.
Ne esce un ritratto variopinto e mai scontato di un Governatore del Sud, terra devastata dalla criminalità e dalle sanguisughe del potere, cresciuto a pane e Gandhi, Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy; di un leader che ricorda con emozione la sua infanzia a Terlizzi e le serate passate davanti al camino col padre a leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza; di un «estremista» che da quando fa politica, lotta quotidianamente contro la Sacra corona unita, e che è autore della «legge 28/2006» sull'emersione del lavoro nero premiata dal Parlamento europeo con il riconoscimento «European Regional Champions Awards 2008».
Questo è un libro dove, quando ci si interroga sui temi della politica, ci si accorge con stupore che si parla soprattutto di cultura come di omosessualità, ed erano interi decenni che non si sentiva qualcuno ragionare in questi termini. A caso, l'ultimo fu Pasolini, un uomo, come scrisse Laura Betti, «pulito in un paese orribilmente sporco».
Nichi Vendola infatti, nel suo percorso a tratti onirico, parte idealmente proprio da lui, il poeta assassinato, un altro comunista dissidente il cui peggior difetto era l'omofobia interiorizzata, quel disprezzo per se stesso che oggi affligge ancora molti italiani, parlamentari e ministri compresi (sic!). Ma Nichi Vendola ha risolto anche questo: la sua fierezza, il suo orgoglio è un luccichio negli occhi. L'omosessualità non ha mai rappresentato nella sua vita politica un elemento di distorsione rispetto alla carriera. Anzi, ha indicato uno «spazio di autonomia», e in taluni casi una specie di cartina tornasole.
La domanda quindi che emerge prepotente dal libro è: sono questi gli ingredienti necessari per un leader che vuole cambiare il trend politico di una patria che, come canta Battiato, è schiacciata dagli abusi del potere e da gente infame che non sa cos'è il pudore? La risposta per gli autori è ovviamente positiva, anche perché da quando Nikita ha brandito la spada, ha allarmato come un terremoto la pletora di barbagianni e di vecchie galline spennacchiate dell'intero palazzo. E, ironia della sorte, con lui non possono neppure applicare il metodo Boffo, così efficace in un paese a regime confessionale che usa la diffamazione per uccidere gli avversari: Vendola non ha scheletri nell'armadio, sembra strano ma è così. Potrebbero scagliargli contro il rampante prognatismo dal tacco sibillino della femme fatale Santanchè che chioserebbe sul cattivo gusto di portare un orecchino alla sua età, ma temo che darebbe scarsi risultati mediatici se non un ulteriore svolta glamour della vita mondana della nostra classe dirigente abituata ormai a festini di ogni tipo, da Berlusconi a Marrazzo.
Allora, Pasolini adesso ha un erede? Forse e anche i più scettici, quelli che come me non riescono in nessun caso a coniugare cattolicesimo e diversità, e che rivendicano, non per vezzo, una certa avversità nei confronti di qualunque appiglio ecumenico, comprese «Le fabbriche di Nichi» – così sottilmente simili a quel «Meno male che Silvio c'è!» – alla fine stanno a guardare con curiosa speranza cosa succederà sul finir della notte... giacché qui, ormai da tempo, non si fanno che incubi.
di Paolo Pedote
I recenti attacchi mediatici – uno degli ultimi, in ordine temporale, quello della numeraria dell'Opus Dei con vezzo della giarrettiera chiodata senatrice Paola Binetti, la quale negherebbe la comunione al Governatore della Puglia per via delle sue pratiche sodomitiche – sembra confermarci che il protagonista di questo libro, inizia a far paura ai devoti e non solo.
Nichi Vendola, da qualcuno salutato come l'Obama italiano.
Omosessuale dichiarato appunto, comunista, cattolico... In effetti se fosse stato anche meticcio e con un parente musulmano, avrebbe fatto tombola!
Ammetto di aver letto il libro di Cristina Consentino e Giuliano Rosciarelli tutto d'un fiato. Forse perché non si tratta di una brutta quanto ruffiana biografia stilata dalla tastiera felpata e un po' unta del vespone di turno.
La collana Report propone piuttosto un libro corale fatto da molte voci, da don Luigi Ciotti, presidente di 'Libera' e fondatore del 'Gruppo Abele', a Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e politico impegnato da anni in una rivoluzione «gentile» per i diritti civili. Sono amici, colleghi (di destra come di sinistra), compagni, uomini di cultura, scienziati, manager che hanno affiancato Nichi nel lavoro, nelle sue battaglie o nella vita privata.
Gli autori dunque, più che il quadro, hanno dipinto la cornice. Così, intervista dopo intervista, il lettore si trova immerso nella passione della politica: si racconta di un uomo che ama l'onestà intellettuale, la professionalità, il gusto del bello, la coerenza e la dignità. E che pensa che gestire la cosa pubblica, oltre ad essere una missione, sia una cosa molto difficile.
Ne esce un ritratto variopinto e mai scontato di un Governatore del Sud, terra devastata dalla criminalità e dalle sanguisughe del potere, cresciuto a pane e Gandhi, Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy; di un leader che ricorda con emozione la sua infanzia a Terlizzi e le serate passate davanti al camino col padre a leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza; di un «estremista» che da quando fa politica, lotta quotidianamente contro la Sacra corona unita, e che è autore della «legge 28/2006» sull'emersione del lavoro nero premiata dal Parlamento europeo con il riconoscimento «European Regional Champions Awards 2008».
Questo è un libro dove, quando ci si interroga sui temi della politica, ci si accorge con stupore che si parla soprattutto di cultura come di omosessualità, ed erano interi decenni che non si sentiva qualcuno ragionare in questi termini. A caso, l'ultimo fu Pasolini, un uomo, come scrisse Laura Betti, «pulito in un paese orribilmente sporco».
Nichi Vendola infatti, nel suo percorso a tratti onirico, parte idealmente proprio da lui, il poeta assassinato, un altro comunista dissidente il cui peggior difetto era l'omofobia interiorizzata, quel disprezzo per se stesso che oggi affligge ancora molti italiani, parlamentari e ministri compresi (sic!). Ma Nichi Vendola ha risolto anche questo: la sua fierezza, il suo orgoglio è un luccichio negli occhi. L'omosessualità non ha mai rappresentato nella sua vita politica un elemento di distorsione rispetto alla carriera. Anzi, ha indicato uno «spazio di autonomia», e in taluni casi una specie di cartina tornasole.
La domanda quindi che emerge prepotente dal libro è: sono questi gli ingredienti necessari per un leader che vuole cambiare il trend politico di una patria che, come canta Battiato, è schiacciata dagli abusi del potere e da gente infame che non sa cos'è il pudore? La risposta per gli autori è ovviamente positiva, anche perché da quando Nikita ha brandito la spada, ha allarmato come un terremoto la pletora di barbagianni e di vecchie galline spennacchiate dell'intero palazzo. E, ironia della sorte, con lui non possono neppure applicare il metodo Boffo, così efficace in un paese a regime confessionale che usa la diffamazione per uccidere gli avversari: Vendola non ha scheletri nell'armadio, sembra strano ma è così. Potrebbero scagliargli contro il rampante prognatismo dal tacco sibillino della femme fatale Santanchè che chioserebbe sul cattivo gusto di portare un orecchino alla sua età, ma temo che darebbe scarsi risultati mediatici se non un ulteriore svolta glamour della vita mondana della nostra classe dirigente abituata ormai a festini di ogni tipo, da Berlusconi a Marrazzo.
Allora, Pasolini adesso ha un erede? Forse e anche i più scettici, quelli che come me non riescono in nessun caso a coniugare cattolicesimo e diversità, e che rivendicano, non per vezzo, una certa avversità nei confronti di qualunque appiglio ecumenico, comprese «Le fabbriche di Nichi» – così sottilmente simili a quel «Meno male che Silvio c'è!» – alla fine stanno a guardare con curiosa speranza cosa succederà sul finir della notte... giacché qui, ormai da tempo, non si fanno che incubi.
di Paolo Pedote
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