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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Ermanno Detti, Laura Detti, Nicoletta Azzolini

Viaggio a Roma - guida magica per ragazzi

Jouvence, Pag. 83 Euro 12,00
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Buono il prezzo, non proprio tascabile il formato, idea non nuova - guide kids only dedicate a grandi città se ne sono viste in giro - ma ben svolta, come quei temi non originali però in bella scrittura messi. Grande merito - per fatto personale -, l'aver riportato nell'ultima pagina una bella foto (1870) del ponte Nomentano: a poche centinaia di metri, dagli anni'20 ai primi '60, abitò la famiglia di mia madre.

Essì: se si portano amici o parenti in visita alla propria città, non si resiste a indicare la chiesa dove si sposò zio Caratòzzolo, o la strada dove abitarono poveri mamma e papà prima del divorzio. Chiaro che in una guida turistica non ci si può comportare così: tuttavia, e in specie parlando a dei ragazzetti benintenzionati, si possono indicare episodi di storia "in pantofole" ossia minore, di vita quotidiana, confrontando l'allora e l'oggi, e anche magari allargandosi a comprendere, nella realtà dei fatti, la finzione delle storie - Roma si presta, essendo città di cinema.

Difatti, troviamo in questo libretto San Pietro, il Gianicolo, il Pincio: la Roma ufficiale, turistica, fissata però con un taglio colloquiale più che didattico - della chiesa di san Bartolomeo sull'isola Tiberina si bada alla palla di cannone incastonata in una parete dal 1849, e di Santa Maria in Trastevere si racconta di come, in antico, vi sgorgasse addirittura del petrolio - fons olei. Non parliamo poi di quei luoghi, sacri o profani, che titillano il gusto grand macàbre dei piskèlli: la chiesa di santa Maria della Concezione ha un sotterraneo decorato dalle ossa e dai teschi dei frati cappuccini - ne era la cripta -, e a via dei Gracchi un Museo dell'orrore custodisce pezzi usati nei film "de paura", da registi da Mario Bava e Dario Argento in giù.

Doverosamente, questo baedecker per fanciulli elenca quindi i luoghi della città che sono da essi, senza pedanterie: dal museo della civiltà romana al luna park, entrambi all'EUR, alle baroccherie prospettiche del Borromini in palazzo Spada e palazzo Barberini; dai burattinai ai teatri (il Verde, il Mongiovino) ove si praticano le arti delle marionette e delle ombre cinesi, fondamentali per ogni italianino - e forse per ogni italiano tout court; dall'Explora, che è il museo dei bambini di Roma, dove si può frequentare uno studio tv, un'officina, o vedere un film, alla Giannino Stoppani, libreria dedicata ai bimbi che da grandi vogliono diventare "scrittori della narrativa italiana" - e a quelli normali, che faranno i calciatori, le veline, i sottosegretari.

Non poteva mancare, in un libro sull'Urbe, un capitolo dedicato ai serci, e uno ar magna': sassi e cibo greve sono l'orgoglio dei romani. I primi, perché ognuno, umile che sia, racconta una storia nella Storia della città - fosse pure storia di monnezza, della zozzeria che pur'essa in Roma è gloriosa, vantando questa capitale il più antico sistema fognario ancora funzionante, la Cloaca Maxima, un'apposita dea, Cloacina, da venerarsi in caso di ritardo dell'idraulico (introvabile sin dai tempi di Tarquinio Prisco, evidentemente).

Il secondo, perché ogni popolo, innanzitutto, si riconosce e si riunisce attorno alla tavola - quando nessuno ha la malaugurata idea di predicargli l'ideologia del sangue e del suolo: dal roastbeef e pudding alla bouillabaisse e canard a l'orange, dalla Sachertorte ai würstel con crauti, dalla paella e gaspacho al meatloaf e applepie, dal tom yam kung e pat moh al kebab e al tandoori, e finalmente alla pizza e agli spaghetti, a tavola non s'invecchia, e ci si sente parte di una comunità. La Nostra guida, mirata ai più piccoli, segnala supplì al telefono, grattachecca e carbonara, tre specialità non tra le più romanesche - ma è comprensibile, visto che la cucina urbana prevede piatti quali carciofi alla giudìa, rigatoni co' 'a pajata, coda alla vaccinara, e, ad andarci lisci, porchetta. Specialità peraltro sempre più difficili da trovare, a parte l'ultima.

Che manca, alla guida? Quel che manca alla Città: la musica. Vero è che i concerti vanno e vengono, e quel che rimane sono gli ambulanti - spesso di discreta agilità. E vero è che esiste una editoria per bambini, ma non un'arte dei suoni che possa determinarsi infantile nelle sue caratteristiche quanto la narrativa. Esistono brani per l'infanzia dovuti a grandissimi maestri, da Schumann a Bartok, da Prokofiev a Britten: manca, ci pare, una pratica che renda la musica, anche quella grande, famigliare, domestica. Ma qui si cozza, temo, contro un'industria che ha tutt'altri scopi e progetti. E che sa bene che i suoi primi "responsabili d'acquisto" sono nella fascia d'età 10-18 anni: perché frantumarne le scelte su un'offerta diversificata e consapevole, quando conviene aggrupparli su alcuni poli (il pop, la neo-disco, etc.) fino a esaurimento scorte?

Qui finisce la magia. E la guida giustamente, e la recensione.



di Giulio Lascàris


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