RECENSIONI
Vassilij Grossman
Vita e destino
Gli Adelphi, Traduzione di Claudia Zanghetti, Pag. 982 Euro 16.00
Di questi tempi leggere un libro di quasi mille pagine, pur se di uno scrittore russo, è cosa a dir poco entusiasmante (credo che sia anche una questione di età, nel senso che tutto è direttamente proporzionale all’evento: se hai venti anni, nemmeno lo consideri, io che ne ho 64 sono arrivato alla fine).
Vita e destino era già stato pubblicato in economica da Adelphi ma ora, considerando i tempi, la casa editrice milanese ha voluto strafare e ce lo ripropone con diversa copertina (ma non gli basta: ha pubblicato anche Stalingrado, sempre di Grossman in versione adulta). E’ chiaro che gli intenti sono del tutto leciti, il problema semmai, ed è l’unico, è che la guerra del libro è diversa da quella del momento e che, nonostante le avvedute e sacrosante avvertenze dello scrittore, qualcosa di diverso si avverte.
Il libro fu sequestrato a suo tempo (1960-61) e riuscì a vedere la luce solo nei primi anni ottanta per mano di edizioni svizzere. Non chiedetevi cosa c’è di insensato perché il libro ha subito certi ostacoli, c’è già tutto scritto al suo interno, semmai quello che mi preme sottolineare, accanto alle discussioni sullo stalinismo e le varie correnti di pensiero sovietiche, è che il romanzo (fatico a volte a ritenerlo tale, e non una cronaca dettagliata di una immane tragedia) proprio perché complesso e lungo, sia anche e soprattutto un romanzo d’amore.
Faccio fatica a scegliere dei momenti essenziali, ma tanto perché ho voglia di fare il preciso dico che… Uomo e nazismo non possono convivere. Se vince il nazismo, l’uomo smetterà di esistere, resteranno solamente delle creature antropomorfe con un ‘anima compromessa.
Oppure… La logica degli eventi fece sì che una guerra che era del popolo, raggiunto il suo momento di pathos supremo durante la difesa di Stalingrado, proprio nella fase di Stalingrado desse a Stalin la possibilità di proclamare l’ideologia del nazionalismo di Stato.
Su quasi mille pagine questi estratti sono quisquiglie, pinzillacchere. In realtà c’è molto altro (persino la presa diretta dei due grandi rivali, Stalin e Hitler e di quest’ultimo si legge… per la prima volta Hitler pensò a un forno crematorio acceso e provò un umano terrore).
Ma quello che nessuno ha menzionato è che le grandi battaglie, le grandi guerre, pur se caricate di immenso dolore, hanno in sé la meraviglia del riscatto e la sollecitudine del sentimento.
In alcuni momenti Vita e destino è ineguagliabile.
di Alfredo Ronci
Vita e destino era già stato pubblicato in economica da Adelphi ma ora, considerando i tempi, la casa editrice milanese ha voluto strafare e ce lo ripropone con diversa copertina (ma non gli basta: ha pubblicato anche Stalingrado, sempre di Grossman in versione adulta). E’ chiaro che gli intenti sono del tutto leciti, il problema semmai, ed è l’unico, è che la guerra del libro è diversa da quella del momento e che, nonostante le avvedute e sacrosante avvertenze dello scrittore, qualcosa di diverso si avverte.
Il libro fu sequestrato a suo tempo (1960-61) e riuscì a vedere la luce solo nei primi anni ottanta per mano di edizioni svizzere. Non chiedetevi cosa c’è di insensato perché il libro ha subito certi ostacoli, c’è già tutto scritto al suo interno, semmai quello che mi preme sottolineare, accanto alle discussioni sullo stalinismo e le varie correnti di pensiero sovietiche, è che il romanzo (fatico a volte a ritenerlo tale, e non una cronaca dettagliata di una immane tragedia) proprio perché complesso e lungo, sia anche e soprattutto un romanzo d’amore.
Faccio fatica a scegliere dei momenti essenziali, ma tanto perché ho voglia di fare il preciso dico che… Uomo e nazismo non possono convivere. Se vince il nazismo, l’uomo smetterà di esistere, resteranno solamente delle creature antropomorfe con un ‘anima compromessa.
Oppure… La logica degli eventi fece sì che una guerra che era del popolo, raggiunto il suo momento di pathos supremo durante la difesa di Stalingrado, proprio nella fase di Stalingrado desse a Stalin la possibilità di proclamare l’ideologia del nazionalismo di Stato.
Su quasi mille pagine questi estratti sono quisquiglie, pinzillacchere. In realtà c’è molto altro (persino la presa diretta dei due grandi rivali, Stalin e Hitler e di quest’ultimo si legge… per la prima volta Hitler pensò a un forno crematorio acceso e provò un umano terrore).
Ma quello che nessuno ha menzionato è che le grandi battaglie, le grandi guerre, pur se caricate di immenso dolore, hanno in sé la meraviglia del riscatto e la sollecitudine del sentimento.
In alcuni momenti Vita e destino è ineguagliabile.
di Alfredo Ronci
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