Attualità
Fottuti e sfottuti
Qualche settimana fa ci siamo improvvisati ladri d’immagini: in due salette dei Musei Capitolini, accanto a dove ci si va a sposare, si era inaugurata una mostra intitolata “Arte ritrovata”, opere ruba-te, esportate, vendute illegalmente e poi recuperate. Severamente proibito fotografare. Più furbi dei guardiani abbiamo catturato l’immagine di questa magnifica Artemide Marciante. La storia è la se-guente.
L'acquedotto in negativo
E va bene, eccoci qua: la vacanza è finita e siccome siamo saggi abbiamo evitato le spiagge troppo salate, le montagne troppo ossigenate, le isole troppo isolate e le (altre) città d’arte troppo af-follate. A questo punto cosa ci avanzava? Roma in fondo non è tanto male: c’è gente che si fa dodi-ci ore di volo per venirla a vedere.
Una "strana" antologia tutta italiana: Urania Strani Mondi
Ci troviamo in un momento cruciale per la fantascienza italiana. Un momento che stava maturando da tempo, costruito con i due ingredienti complementari della vitalità e della fatica. La vitalità è quella di tanti autori presenti nel vivacissimo panorama italiano, consapevoli del proprio talento e decisi a dimostrarlo al di là di ogni ostacolo.
L'ombra dei padri
Eccola la teoria che potrà sembrare spietata, ma a nostro parere è assolutamente realistica. A un certo punto della vita, per non ingobbirsi come un germoglio spuntato sotto una pietra si deve rima-nere orfani. E se il decesso del genitore ingombrante non avviene spontaneamente, bisogna procurar-lo. Non intendiamo dire che il vecchio deve morire davvero; no, naturalmente. Basta che muoia sim-bolicamente, professionalmente, che si fermi al pit stop, mentre la nuova generazione passa avanti, cambia marcia e se ne va il più lontano possibile.
Raccapricci storici
Appia Antica. La notizia: Nuovo direttore, nuovi progetti, nuove promesse. Titolone sul giornale: “Per l’Appia soldi e fantasia”. Noi la percorriamo spesso sulle due ruote rischiando la pelle per via del traffico da tangenziale e compiangiamo i temerari turisti che ci si avventurano a piedi strisciando lungo i muri come malfattori.
Frustrazione meteo
Frustrati dalla mancata frequentazione di iniziative mondane o culturali perché ogni volta che uno cerca di mettere il naso fuori: bum! ecco la quotidiana bomba d’acqua, accompagnata dalle temperature polari del maggio più freddo degli ultimi settant’anni (quindi, di nuovi eventi da raccontare, neanche l’ombra), ci dobbiamo rassegnare a piazzarvi la replica di uno dei nostri articoli del passato. Ma è una proposta piena di caldo, sole, cicale e (come potrebbero mancare) ruderi.
Il mecenate
Dalla storia: “Gaio Clinio Mecenate, Arezzo, 68 – 8 avanti Cristo, uomo ricchissimo e potente, amico di Augusto, modesto scrittore per conto proprio ma grande protettore delle arti e degli artisti (Orazio, Virgilio, Properzio, tanto per buttar giù qualche nome)”. Dal dizionario: “Mecenate - Persona dotata di risorse e potere che sostiene concretamente la produzione creativa delle arti e degli artisti o il suo recupero”.
La macchina del tempo
Ci siamo saliti (la prima volta) facendo un salto indietro di mezzo secolo la sera del 27 aprile all’Auditorium Parco della Musica per “The Beatles Revolution”, un concerto dei Beat Box con la Roma Philarmonic Orchestra diretta (benissimo) da Stefano Trasimeni. La perfetta Cover Band. Identica agli originali nei suoni, nei cambi di costumi, parrucche, baffi e barbe finte, perfino con il bassista mancino.
Il relatore
Pareti di damasco rosso sangue, soffitto di bruna quercia, le finestre ermeticamente chiuse (pubblico in età: si sa, aria di fessura aria di sepoltura) praticamente una tomba. E abbiamo rischiato che diventasse la nostra, all’Accademia di San Luca l’undici marzo scorso. Si trattava della presentazione dell’Enciclopedia di Arti Contemporanee, quarto volume, a cura di Achille Bonito Oliva: quattro relatori (che ci asteniamo dal nominare) più lui.
Panze, ceffi...
In principio era una discarica. Sono passati duemila anni e sempre discarica è rimasta, ma adesso è storica. È il Mons Testaceus, monte dei cocci, dove venivano ammucchiati i frammenti delle anfore olearie e vinarie destinate ai triclini sontuosi dei ricchi (ma, fuori dal luogo comune sui romani crapuloni, di sicuro anche alle tavole dei poveri) che arrivavano per nave al porto fluviale di Roma.
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