I Classici
Kafka e l'esigenza dell'opera. I 'Diari'.
Molti anni fa, ne Lo spazio letterario, il critico e teorico della letteratura Maurice Blanchot, sottesa l'equivalenza di arte e immaginario, o meglio, assunto il secondo come il luogo in cui, soltanto, l'arte è possibile, e opponendolo alla realtà irriducibile delle 'cose', mostrava come un singolare percorso di allontanamento da essa, ed esperienza creativa dell'immaginario insieme, si compisse in modo esemplare nell'opera di Franz Kafka.
Una sublime e lunare lezione di fantascienza e di rigorosa semplicità estetica: 'La macchina del tempo' di H.G.Wells
1888. Nell'oscura rivista studentesca «Science Schools Journals» della Scuola Normale di Scienze di South Kensington vengono pubblicati tre frammenti di un romanzo di fantascienza: "The Chronic Argonauts", ossia "Gli Argonauti di Cronos". Sette anni più tardi, quell'oscura rivista inizia a diventare leggendaria: ha pubblicato i frammenti prodromici alla creazione de La macchina del tempo. Autore, il futuro professor H.G. Wells.
Victor Cavallo, che stava bene quando stava male.
C'è un film, non ricordo quale, di Matteo Garrone, dove Rossella Or, in preda a un attacco di nevropatia, comincia a lamentarsi che sta male. Stai male?, gli fa più o meno Victor Cavallo, e non sei contenta? Almeno c'hai qualcosa a cui pensare. Io sto bene quando sto male. Ora non so se le battute sono proprio queste, e se le ha scritte Cavallo. Ma appartengono pienamente a Cavallo, e sono la cosa più illuminante che sia mai stata scritta in campo psicanalitico.
Libro del parossismo dell'ozio, e del vagabondaggio: fiabesco e sinceramente reazionario, è ovviamente adorabile: 'Vita di un perdigiorno' di Joseph von Eichendorff.
Vagai tutto quel giorno. Il sole già splendeva obliquo fra i tronchi, allorché sbucai finalmente in una valle prativa, circondata da monti e costellata di fiori rossi e gialli, sui quali svolazzavano innumerevoli farfalle nell'oro del tramonto. Il luogo era talmente solitario da apparire migliaia di miglia lontano dal mondo. Solo i grilli stridevano; un pastore, seminascosto tra l'erba alta, traeva suoni tanto malinconici dalla zampogna da far dolorare il cuore di nostalgia. «Guarda che bella vita tocca a un distillaccio simile!» pensai.
La tragedia collettiva di Romain Gary: Formiche a Stalingrado.
Per un attimo soltanto dimentichiamo l'autore in preda ai deliri della terza età di Biglietto scaduto (Neri Pozza); dimentichiamo l'autore alla ricerca di una tranquillità 'borghese' di Chiaro di donna (Casagrande) e anche quello anticipatore dell'immigrazione araba de La vita davanti a sé (Neri Pozza) e fermiamoci invece sul suo esordio letterario (quello che nella prima edizione Medusa Mondadori portava il titolo di Formiche a Stalingrado, mantenuto nella prima edizione Oscar Mondadori
La realtà rapsodica di Antonio Pizzuto: 'Signorina Rosina'.
Quando questa edizione fu pubblicata nel 2004, erano passati ben 48 anni dalla prima uscita di Signorina Rosina. Definirla uscita tutt'ora appare esagerato: lo scrittore palermitano s'industriò personalmente a farla rilegare come sorta di documento di appartenenza all'arte del narrare.
Perché prima di quel giugno 1956, Antonio Pizzuto aveva sì scritto qualcosa (novelle giovanili, traduzioni di Kant e di classici antichi, pure uno scritto teorico Note su una nuova estetica) ma nulla di quello che sarebbe stata una vera e propria dimensione letteraria che avrebbe segnato il nostro novecento.
La 'realistica' fantascienza vola sulle ali del gabbiano
Quando ho saputo della morte di Renzo Rosso erano passati già due mesi dal suo decesso. Sono rimasto molto male. L'avevo conosciuto una sera al Barabook di san Lorenzo, qui a Roma. Gli avevo appena fatto la recensione del suo straordinario ultimo romanzo pubblicato con Azimut nel 2006 (e per questo, e per aver pubblicato anche i suoi ultimi due saggi, Guido Farneti dovrebbe essere insignito di un premio speciale – ma non lo faranno perché l'editoria è in mano a illetterati, spesso in malafede).
Il soffio lieve del quotidiano. 'Il soldato' di Cassola.
Di questi tempi una storia come quella de Il soldato farebbe quasi ridere, a meno che non la si contestualizzi storicamente e qualche anima pia di regista (chessò Avati, chessò Mazzacurati, che peraltro ha già fatto un film tratto da Cassola) non la riprenda para para per trasformarla in un film lontano dagli squassi contemporanei.
Il soldato uscì nel 1958 in una stagione che vedeva lo scrittore toscano destreggiarsi (termine, forse, poco corretto per i sentimenti cassoliani di allora) tra una visione della vita prosaica
A scuola senza fare troppo le vittime. 'Il maestro Atomi' di Maurizio Salabelle.
Chissà se è mai capitato a qualche studente italiano di fare una gita scolastica in Giappone, per di più in compagnia non del suo insegnante ma di un ispettore scolastico inviato dal ministero. Per poi trovarsi coinvolto in una serie di situazioni assurde, come maneggiare l'indecifrabile moneta locale il cui valore deve essere descritto attraverso smorfie complicate e faticosi sospiri. Oppure di imbattersi in un bizzarro supplente che si porta a scuola una pentola d'acciaio munita di una struttura metallica collegata alla presa di corrente per dimostrare come dal "brodo primordiale dell'ammasso di molecole disordinate ad un certo punto venne fuori la vita".
Il manichino tragico di Ludwig Achim Von Arnim
Novelletta fantastica, d'epoca protoromantica, opera dello junker prussiano Karl Joachim ("Achim") Friedrich Ludwig von Arnim, Il manichino tragico è già intriso di quel ritorno al gotico, alla spiritualità e all'irrazionalità che tanto fertile si rivelò nell'Ottocento. È una storia d'amore intervallata da sortilegi e incantesimi: notevole per via d'una nuova incarnazione letteraria del "doppio". In questa circostanza, si tratterà, come vedremo, d'un manichino che assume vita non appena indossa il giustacuore del protagonista.
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