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Il Paradiso degli Orchi
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I Classici

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Alfredo Ronci

Quel che succede in fabbrica: “Memoriale” di Paolo Volponi.

Di tutto quello che è stato detto su questo libro (è considerato ormai da tutti come uno degli scritti fondamentali degli anni sessanta – e non solo), quello che mi ha parzialmente irretito (forse esagero, ma qualcosa di importante si è smosso) è stato il giudizio che ha rilasciato Elio Vittorini

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Alfredo Ronci

Il compagno ‘forzato’. ‘Il compagno’ di Cesare Pavese.

Tra le tante considerazioni fatte su Pavese, quella che più mi ha colpito è stata quella di Barberi Squarotti indicata nel suo libro La narrativa italiana del dopoguerra.

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Alfredo Ronci

Un capolavoro censurato: “Kaputt” di Curzio Malaparte.

Trovo scandaloso il modo in cui Curzio Malaparte è sempre stato trattato dalla 'critica' letteraria nostrana. Sentite cosa scrive Giuseppe Petronio nel suo Racconto del novecento letterario: fascista e antifascista, versipelle congenito, esempio esemplare di malcostume, cinico ed intelligente.

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Alfredo Ronci

Dalle parole ai fatti: “Il marchese di Roccaverdina” di Luigi Capuana.

Gilberto Finzi, nell’introduzione al presente volume, dice: Il marchese di Roccaverdina è il titolo di un romanzo tardivo: se non capolavoro, certamente opera maggiore di uno scrittore più spesso citato che letto

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Alfredo Ronci

Forse chiede molto di più: “Decadenza” di Luigi Gualdo.

Decadenza uscì nel 1892 per Treves, ma già in precedenza lo scrittore milanese si era fatto conoscere con altri romanzi, alcuni scritti direttamente in francese, e poi tradotti,

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Alfredo Ronci

Della rimembranza: “La ferita dell’aprile” di Vincenzo Consolo.

Curioso il caso del libro d’esordio di Vincenzo Consolo. Uscì nel 1963 per Einaudi, ma per una serie di avvenimenti rimase, come si suol dire, carta straccia. Cioè, vendette poco o nulla.

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Alfredo Ronci

Un ‘funzionario” o uno scrittore? Ballata e morte di un Captano del Popolo di Luigi Compagnone.

Ogni volta che si vuole fare uno studio, o semplicemente parlare di Luigi Compagnone, si è costretti a portarsi dietro gli altri nomi della letteratura napoletana: Domenico Rea, Carlo Bernari, Giuseppe Marotta, Aldo De Jaco, Michele Prisco e qualche altro ancora.

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Tu, sanguinoso scrittore: “Verderame” di Michele Mari.

E’ indubbio che ci siano meccanismi ben precisi che ci indirizzano su autori invece che su altri. In questa nostra rubrica di classici, in verità, le scelte che cadono su uno scrittore invece che un altro derivano però solo dalla qualità delle loro opere

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Alfredo Ronci

Comico, malinco(m)ico o insensato? “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima” di Achille Campanile.

L'arte di Campanile deve nascondere un mistero: non si spiegherebbe se no un successo editoriale che dura praticamente da ottant'anni.

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Un vecchio ‘ribelle’ che si ribella: “Barcelona” di Germano Lombardi.

Considerando l’anno di uscita e il fatto che fosse l’esordio narrativo di Gaetano Lombardi, possiamo dire, senza cadere nell’imprecisione, che Barcelona fu un perfetto esempio di romanzo sperimentale

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