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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Mario Soldati

Il padre degli orfani

Sellerio, Pag.84 Euro 8,00
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Il libro del Soldati offre il destro a non poche considerazioni moralistiche e comunque strettamente riflettenti il contenuto; e a queste si sono fermati vari critici, riconoscendo al giovane scrittore notevoli qualità tecniche, "di mestiere", ma negandogli in sostanza la presenza di quel certo ineffabile senza di che non è possibile parlare di un'arte anche in piccola parte realizzata (...). Perché i personaggi creati dal Soldati sono tutti adulteri e invertiti, prostitute e bancarottieri e i loro casi sarebbero narrati dallo scrittore con una ostentata indifferenza morale, la quale troverebbe poi la sua origine nei manufatti corrotti e squisiti di Rue de Grenelle...

Così si esprimeva Montale in occasione dell'uscita di Salmace, opera prima del giovane Soldati. Erano i tempi in cui i supremi intellettuali del nostro paese etichettavano i froci ancora come invertiti e parlare di un autore che ne trattasse l'ordito si rischiava di etichettarlo pure.

E Soldati di etichette ne ebbe a iosa: di questo racconto delizioso e psicologicamente ineccepibile, la Stampa, proprio agli albori degli anni '50, non ebbe altro modo di definirlo che "ingratissimo".

Siamo sì, per certi versi, ancora dalle parti di Salmace, ma un gradino oltre la già piena maturità espressiva dell'autore e il suo "giocare" con le proprie ossessioni.

C'è di nuovo un omosessuale, Antonio Pellizzari, protagonista della vicenda, fotocopia in qualche modo dell'Alessandro Rorà che presto vedrà la luce nella storia della Busta arancione (si diceva prima, racconto psicologicamente ineccepibile. Nel pennellare l'uomo e prima di rivelarci le sue tendenze, il Soldati ce lo descrive "ambiguo" ed affettatissimo: E come per scuotere da sé qualcosa di molesto picchiò le palme aperte una contro l'altra, due, tre volte, e chiamò ad alta voce, una voce quando gridava quasi bianca:«Madre Tersilla! Madre Tersilla!». Oppure: Era un pianto ora cupo, duro, con singulti che gli scuotevano tutto il corpo, e ora buffo, artificioso, con gemiti strani, isterici, quasi femminili.) e c'è ancora l'atmosfera pretesca e gesuitica che tanto segnerà la vita letteraria dello scrittore torinese: ma il titolo del racconto, ahimé, non è un cinico e divertentissimo ossimoro, ma un riferimento, nella conversione che colpirà il protagonista preso dalla smania di curare infanti e proteggerli, a quel Gerolamo Emiliani che l'agiografia cinquecentesca richiamò alla memoria indicandolo prima soldato e poi convertito alle opere di carità e che, molto dopo, Pio XI lo proclamò nel 1928 "padre degli orfani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata".

Racconto che svetta per la sublime perfidia e per l'arte di costruir menzogne (peccato che il Lavagetto del saggio La cicatrice di Montagne, sulla bugia in letteratura, si fermi a Proust e Svevo, altrimenti con Soldati, o meglio, coi personaggi del Soldati, avrebbe avuto pane per i suoi denti) e da alcuni definito persino "giallo morale": in cui per giallo s'intenda anche la sorpresa di un paio di gemelli d'oro prima scomparsi e poi ritrovati in luogo dove mai sarebbero dovuti essere (ma di gialli veri e propri lo scrittore ne partorirà, basti pensare alla serie dei racconti del maresciallo divenuti addirittura televisi) e per morale una sorta di tentazione "cattolicissima" dell'autore di fustigare azioni indecorose di un personaggio, il Pellizzari appunto, prima pensato "erotomane" e doppio e poi nella realtà ancor più meschino e prosseneta (ma non era di ostentata e indifferente morale l'accusa rivoltagli dal Montale?).

Insomma, Il padre degli orfani offre spunti tanti e saporosi. Al lettore un consiglio, se fosse possibile, recuperare la vecchia edizione Longanesi A cena col commendatore (ma erano gli anni '50!) dove la porzione è trina: il racconto in questione era il secondo, preceduto da "La giacca verde" e seguito da "Finestra". Ma, penso, si possa rimediare con le Opere, a cura di Cesare Garboli del 1992.



di Alfredo Ronci


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Sellerio, Pag.506 Euro 14.00

Sono tanti i modi attraverso i quali si conosce qualcuno. Io ho "cominciato" a conoscere Soldati partendo dalle ultime cose cinematografiche, anzi, per essere più preciso, dall'ultimo film girato dall'illustre torinese: Policarpo ufficiale di scrittura (1959). Sulla validità del quale il Morandini scrive tutt'ora: è un film di garbo, una miscela di ironia e di sentimento alla cui riuscita tutti hanno collaborato, dagli attori ai tecnici. Squisito livello figurativo. Con , aggiungo io, un rilevante Renato Rascel che vinse, per il ruolo, il Davide di Donatello.

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Mario Soldati

L'amico gesuita

Sellerio, Pag.190 Euro 10,00

Se ne son dette di tutti i colori sull'arte del Soldati, chissà perché per lo più macchiate di un'aura moralista (a cominciare dal quel bacchettone di Montale), che spesso sono stato costretto a pensar male dell'esercizio del giudicare.
Raffaele Nigro, che con una precisione spaventosa e certosina, dei racconti della presente antologia ricostruisce vita, morte e miracoli (chissà se è solo del Soldati disseminare scritti dappertutto, revisionarli e rivoltarli, o forse mania di tutti gli scrittori), ripara finalmente il torto.

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