RECENSIONI
Hakan Lindquist
Il collezionista di francobolli
Edizioni del Cardo, Pag.199 Euro 15,80
C'è poco da fare, se si vuol ridere dei froci bisogna o andarsi a leggere gli esilaranti fumetti di Ralf König (date un'occhiatina anche al suo sito personale) o andarsi a rivedere qualche vecchio episodio della sit Will e Grace. Sere fa su Sky ne ho gustato uno. Luogo: appartamento di una famiglia italiana (quella cioè del compagno di Will). Dialogo tra una ragazza e l'amico di Will.
Lei: a me pare che tutti i maschi italiani siano gay. Lui: ti credo, visto dove abitano? In uno stivale che sembra quello indossato dalle drag queen.
Battuta geniale, non c'è che dire. Ma se si scartano queste eccezioni il resto, oltre ad essere di una noia mortale, è di un funereo mai visto (o letto). Non bastano le dichiarazioni dei neodemocratici a renderci la vita difficile, ci mancano pure gli scrittori dell'altra sponda.
Per carità, qualche perla ogni tanto brilla: pensiamo al David Levinson di Camere di combustione, esempio perfetto di letteratura tout court, ma con riflessi "diversi".
Il collezionista di francobolli non può stargli dietro: è un livello diverso, che non ramazza nella sociologia del reale, ma solo nella consuetudine "popolare" delle reminiscenze infantili.
Hakan Lindquist lo conosciamo: di Mio fratello e suo fratello (sempre Edizioni del Cardo) avevamo detto a proposito della sua sostanza pedagogica che nel libro non viene mai meno la "celebrazione" della diversità (termine però inteso in questo senso: non ostentazione dello sbalzo, ma pervicace assunto), anche se spesso affiora un'omogeneità dei sentimenti e del trasporto erotico da far pensare che manchi, quasi paradossalmente un contr'altare "diversamente" omo.
Possiamo aggiungere che la sua caratteristica principale oltre a gareggiare con l'arte di un altro scrittore per adolescenti, Philip Ridley, è quella di una ricerca appassionata del tempo perduto, attraverso una limitazione temporale che non ha di sicuro una valenza simil-proustiana.
Insomma, Lindquist parla spesso di bambini, del confronto con gli adulti, ma il mondo degli adulti è fermo e statico, perché è solo quello degli ingenui, attraverso il loro sguardo e il loro ricordo, ad avere un calibro.
Qui Mattias ormai trentenne torna a Oskarshamn per assistere ai funerali di Samuel, un uomo che era stato suo compagno di giochi quando aveva undici anni, scoprendo di essere stato il suo amore nascosto. Tutto qua, non aggiungerei altro. Sottolineerei invece la pedissequa, e a volte monotona, narrazione su due livelli (il livello dei ricordi infantili e quello della realtà) che divide quasi geometricamente le vicende, sottraendo alla storia un'unicità, che pur su piani diversi, avrebbe potuto comunque vantare.
Poi, non lo diciamo mai, ma stavolta mi sento di segnalarlo, un limite piuttosto evidente: il prezzo del libro. Quindici euro e ottanta per duecento pagine ci sembrano francamente troppe.
Consigliato agli omofobi interiorizzati.
di Alfredo Ronci
Lei: a me pare che tutti i maschi italiani siano gay. Lui: ti credo, visto dove abitano? In uno stivale che sembra quello indossato dalle drag queen.
Battuta geniale, non c'è che dire. Ma se si scartano queste eccezioni il resto, oltre ad essere di una noia mortale, è di un funereo mai visto (o letto). Non bastano le dichiarazioni dei neodemocratici a renderci la vita difficile, ci mancano pure gli scrittori dell'altra sponda.
Per carità, qualche perla ogni tanto brilla: pensiamo al David Levinson di Camere di combustione, esempio perfetto di letteratura tout court, ma con riflessi "diversi".
Il collezionista di francobolli non può stargli dietro: è un livello diverso, che non ramazza nella sociologia del reale, ma solo nella consuetudine "popolare" delle reminiscenze infantili.
Hakan Lindquist lo conosciamo: di Mio fratello e suo fratello (sempre Edizioni del Cardo) avevamo detto a proposito della sua sostanza pedagogica che nel libro non viene mai meno la "celebrazione" della diversità (termine però inteso in questo senso: non ostentazione dello sbalzo, ma pervicace assunto), anche se spesso affiora un'omogeneità dei sentimenti e del trasporto erotico da far pensare che manchi, quasi paradossalmente un contr'altare "diversamente" omo.
Possiamo aggiungere che la sua caratteristica principale oltre a gareggiare con l'arte di un altro scrittore per adolescenti, Philip Ridley, è quella di una ricerca appassionata del tempo perduto, attraverso una limitazione temporale che non ha di sicuro una valenza simil-proustiana.
Insomma, Lindquist parla spesso di bambini, del confronto con gli adulti, ma il mondo degli adulti è fermo e statico, perché è solo quello degli ingenui, attraverso il loro sguardo e il loro ricordo, ad avere un calibro.
Qui Mattias ormai trentenne torna a Oskarshamn per assistere ai funerali di Samuel, un uomo che era stato suo compagno di giochi quando aveva undici anni, scoprendo di essere stato il suo amore nascosto. Tutto qua, non aggiungerei altro. Sottolineerei invece la pedissequa, e a volte monotona, narrazione su due livelli (il livello dei ricordi infantili e quello della realtà) che divide quasi geometricamente le vicende, sottraendo alla storia un'unicità, che pur su piani diversi, avrebbe potuto comunque vantare.
Poi, non lo diciamo mai, ma stavolta mi sento di segnalarlo, un limite piuttosto evidente: il prezzo del libro. Quindici euro e ottanta per duecento pagine ci sembrano francamente troppe.
Consigliato agli omofobi interiorizzati.
di Alfredo Ronci
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Hakan Lindquist
Mio fratello e suo fratello
Edizioni del Cardo, Pag.203 Euro 15,80Se fosse dipeso da me non avrei scelto una copertina del genere. Per due motivi: perché la nudità dei due soggetti è fuori luogo (per carità, lungi da me qualsiasi prurigine moralistica, insisterei invece sul "manierismo" fashion dei due elementi ) e perché l'immagine speculare alla Escher, seppur lontanamente assimilabile alla storia, non ne è il motivo centrale.
Comunque dettagli: quel che interessa è altro (...)
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