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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Miranda Miranda

Il mare sospeso

Cavallo di ferro, Pag. 374 Euro 18,00
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Una voce esile e acuta si distende nell'aria, un richiamo come proveniente da un altro mondo, forse una specie di cosmo orbe terracqueo, che ha la luce verde di quest'alba piovosa. La indovino sotto le palpebre chiuse.

Lo strido si ripete, a intervalli; se i morti avessero una voce, sarebbe questa. Un brivido di timore e di strano, triste struggimento mi riscuote dal sonno ormai diventato di carta velina e finalmente capisco cos'è il suono insistente: è il grido di un gallo ( ...) Viene forse da quel pezzo di terra rimasto, da oltre settant'anni, dietro i palazzi...


Una prosa ricca e densa di suggestioni esplora la psiche della protagonista, io narrante, ma attraverso il suo sentire dipinge un sontuoso e dolente affresco della città di Napoli. Un affresco: il termine pittorico ben si addice alla dimensione estetica che pervade il romanzo e che trova esplicita espressione nell'attenzione alle arti visive e alla musica. La fotografia artistica è la professione della protagonista e il canto è la professione del suo amante. Non è casuale, perché proprio la particolarità di queste professioni consente un continuo raffinatissimo gioco di specularità fra il dato emotivo e quello estetico.

Del resto niente è lasciato al caso. A partire dal titolo, che da solo sottende una pluralità di significati. C'è quello naturalistico:

All'improvviso, come spesso accade, incontrandosi con il primo margine della sera il mare si ferma in un attimo di immobilità assoluta, rimanendo come sospeso in una frazione di tempo che è morte o irresistibile inerzia...

Ma c'è anche un senso di sospensione legato alla precarietà del vivere. Come se i sentimenti e la volontà stessa dovessero sostare in attesa, campando alla giornata in una città difficile dove gli interrogativi sembrano senza risposta, e (nel caso della protagonista) nutrendosi di un amore pieno di incognite e proteso verso un futuro incerto. C'è una disparità crudele fra l'appassionato desiderio di appartenenza reciproca che lei prova verso il suo amante, tenore dalla voce fascinosa, e l'atteggiamento sfuggente di lui, intriso di piccole vigliaccherie e repentini cambiamenti d'umore.

Se poi la donna si scuote di dosso il velo dell'illusione, lo fa a duro prezzo di solitudine e d'angoscia.

Ogni notte penso che sarà difficile addormentarmi e invece sono questi risvegli sbigottiti la cosa che, alla fine, si rivela più gravosa. E' nell'inconsapevolezza, infatti, che questo dolore vigliacco prende forza e lavora; quando le difese sono sopite, cresce a mia insaputa, si scava il suo tunnel segreto dentro di me e poi scoppia, come un morbo chiuso...

In fondo c'è un parallelismo fra questo amore mal corrisposto e l'amore per la città di Napoli, alimentato da un profondo senso di appartenenza ma continuamente tradito a causa delle sue croniche piaghe, dal degrado urbano alla delinquenza organizzata.

Della città Miranda traccia suggestivi scorci paesaggistici, utilizzando al meglio il punto di vista della fotografia. E ci regala anche un'altra sorpresa, sotto forma di gustosi cammei ispirati a foto in bianco e nero su cui la protagonista lavora di fantasia inventando storie indipendenti. Un gioco che forse può avere come antenati gli episodi del Cuore deamicisiano, ma che più modernamente ricorda il Calvino di Se una notte d'inverno un viaggiatore . Con la differenza che in Calvino c'è tanto virtuosismo e un pizzico di crudeltà verso il lettore che rimane a bocca aperta, mentre questi raccontini sono, più che lasciati in sospeso, affidati alla fantasia e al sentimento del lettore, al quale risultano infine appaganti, perché vividi e partecipati, e in fin dei conti affini al tema della storia, non fosse altro che per la presenza di personaggi femminili dotati di una caparbia volontà di vivere.

Per dovere di critica segnaliamo anche un paio di difetti. Qualche volta i dialoghi risultano un tantino didascalici, specie quando la protagonista ragiona insieme alla zia sulle questioni della vita. Inoltre c'è un episodio di violenza a cui la protagonista assiste in prima persona. Mi è sembrata un'irruzione un po' stridente, una rottura dell'omogeneità in un romanzo che non è d'azione e in cui fino a quel momento certi temi realistici erano sì presenti , ma in una forma indiretta che nulla toglieva all'incombere di una realtà drammatica. Quisquilie. C'è sempre comunque da togliersi il cappello davanti alla buona letteratura.



di Giovanna Repetto


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Bisogna annullarsi nel viaggio: annullare ogni abitudine, ogni pensiero precedente, il pregiudizio, le consuetudini mentali e, al loro posto, mettere curiosità, innocenza, voglia di conoscere.
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