RECENSIONI
Jodi Picoult
L'altra famiglia
Corbaccio, Pag. 452 Euro 18,60
Se a proposito di 'altra' pensate a quello, beh fate bene: altra cioè diversa, almeno nell'accezione che si vuol dare ad una situazione che sarebbe del tutto normale se una resistenza tutta catto-moralista non imponesse delle etichette superflue e ormai vecchie come il cucco.
Zoe, dopo aver avuto un matrimonio apparentemente felice, all'ennesimo aborto nonostante vari tentativi d'inseminazione artificiale, decide di dare una svolta alla sua vita. In realtà è il marito che chiede il divorzio perché stanco delle poche attenzione della moglie tutta presa nella 'matematica della pregnanza'.
Il futuro, dopo il distacco, riserverà a quest'ultima una bella sorpresa: s'innamora di una donna incontrata per caso e quando l'unione si consolida ambedue chiedono all'ex marito di Zoe di poter disporre degli embrioni conservati in una banca del seme, precedentemente 'depositati' dalla coppia.
L'uomo, nel frattempo convertitosi ad un movimento religioso, si oppone con tutte le forze costringendo le due donne ad un confronto in tribunale.
La storia se vogliamo è tutta qui e contrariamente a precedenti avventure della Picoult, non ha nulla di noir. Sì, siamo in un ambiente 'legal' dove la scrittrice americana sembra avere una certa dimestichezza, ma le sue cose migliori sono sempre in ambito 'psicologico' nel tratteggio di questioni legate al mondo dei più piccoli e del confronto continuo e necessario con quello degli adulti.
Certo, siamo lontani dal precedente romanzo: Le case degli altri ci aveva davvero sorpreso non tanto per la struttura gialla, quanto per le indubbie capacità della Picoult di raccontarci una vicenda legata al mondo della disadattabilità e dell'autismo infantile. Qui la scrittrice, nonostante le si riconosca una freschezza ed una attitudine alla rappresentazione dei problemi della vita di tutti i giorni, gioca solo la carta di un 'politically correct' che alla fine risulta anche un po' stucchevole.
Le ultime righe del romanzo ne sono una testimonianza più che evidente: tutto bene quel che finisce bene, e in questo caso, una piena riconoscibilità sociale delle famiglie diverse, 'altre', e addirittura dell'educazione di figli all'interno di esse.
Per carità tutto legittimo (e meno male che ci sono scrittori che non solo si pongono il problema, ma tentano anche una soluzione di questo lontana da qualsivoglia retriva posizione), ma il libro ci appare il tentativo di calcolare e di sfruttare il processo dell'evoluzione sociale.
Cioè, la Picoult ha rinunciato a quel che sa fare meglio per gettarsi a capo fitto in un'avventura dove, dati i tempi, sa che troverà chi l'accoglierà a braccia aperte.
Le braccia aperte della solidarietà.
Ripetiamo, va bene così, ma la letteratura anche di genere non ha quasi mai bisogno di un lieto fine, ma di una sua sostanziale incertezza. Così è la vita, permettetemi di dirlo.
di Eleonora del Poggio
Zoe, dopo aver avuto un matrimonio apparentemente felice, all'ennesimo aborto nonostante vari tentativi d'inseminazione artificiale, decide di dare una svolta alla sua vita. In realtà è il marito che chiede il divorzio perché stanco delle poche attenzione della moglie tutta presa nella 'matematica della pregnanza'.
Il futuro, dopo il distacco, riserverà a quest'ultima una bella sorpresa: s'innamora di una donna incontrata per caso e quando l'unione si consolida ambedue chiedono all'ex marito di Zoe di poter disporre degli embrioni conservati in una banca del seme, precedentemente 'depositati' dalla coppia.
L'uomo, nel frattempo convertitosi ad un movimento religioso, si oppone con tutte le forze costringendo le due donne ad un confronto in tribunale.
La storia se vogliamo è tutta qui e contrariamente a precedenti avventure della Picoult, non ha nulla di noir. Sì, siamo in un ambiente 'legal' dove la scrittrice americana sembra avere una certa dimestichezza, ma le sue cose migliori sono sempre in ambito 'psicologico' nel tratteggio di questioni legate al mondo dei più piccoli e del confronto continuo e necessario con quello degli adulti.
Certo, siamo lontani dal precedente romanzo: Le case degli altri ci aveva davvero sorpreso non tanto per la struttura gialla, quanto per le indubbie capacità della Picoult di raccontarci una vicenda legata al mondo della disadattabilità e dell'autismo infantile. Qui la scrittrice, nonostante le si riconosca una freschezza ed una attitudine alla rappresentazione dei problemi della vita di tutti i giorni, gioca solo la carta di un 'politically correct' che alla fine risulta anche un po' stucchevole.
Le ultime righe del romanzo ne sono una testimonianza più che evidente: tutto bene quel che finisce bene, e in questo caso, una piena riconoscibilità sociale delle famiglie diverse, 'altre', e addirittura dell'educazione di figli all'interno di esse.
Per carità tutto legittimo (e meno male che ci sono scrittori che non solo si pongono il problema, ma tentano anche una soluzione di questo lontana da qualsivoglia retriva posizione), ma il libro ci appare il tentativo di calcolare e di sfruttare il processo dell'evoluzione sociale.
Cioè, la Picoult ha rinunciato a quel che sa fare meglio per gettarsi a capo fitto in un'avventura dove, dati i tempi, sa che troverà chi l'accoglierà a braccia aperte.
Le braccia aperte della solidarietà.
Ripetiamo, va bene così, ma la letteratura anche di genere non ha quasi mai bisogno di un lieto fine, ma di una sua sostanziale incertezza. Così è la vita, permettetemi di dirlo.
di Eleonora del Poggio
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Jodi Picoult
Le case degli altri
Corbaccio, Pag. 623 Euro 19,60Chi conosce Sheldon Cooper? Se la domanda la faccio a persone dai quarant'anni in su probabilmente, tranne rarissime eccezioni, mi guarderanno inebetiti. Più possibilità ho se il quesito lo pongo alla fascia dai venti ai trenta.
Risposta: Sheldon Cooper è il protagonista della sit comedy americana Big Bang Theory – che io trovo assolutamente sublime – : giovane fisico teorico, dall'altissimo QI, consegue il dottorato di ricerca a sedici anni
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