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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Jean-Christophe Grangé

L'impero dei lupi

SuperPocket, Pag. 495 Euro 5,90
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Grangé ormai è una star, tanto che spesso i suoi romanzi vengono 'identificati' con immagini tratte dai film tratti a loro volta dalle sue storie. Prendete la copertina di questo noir: sulla destra, in mezzo alle fiamme dell'inferno c'è il volto di Jean Reno che è spesso protagonista di siffatte avventure. Potenza della cinematografia e del mercato.

Se vogliamo Grangé è ancor meglio scrittore che sullo schermo: per quanto uno voglia, la durata 'sopportabile' di un film e le sue dinamiche spesso contrastano con un approfondimento psicologico che i romanzi dello scrittore francese contengono e che non è neanche pellegrino

Prendiamo ad esempio il colloquio tra due poliziotti a pag. 164: Come credi di capire il nemico se non sai quali sono i suoi punti di forza? Bisogna sapere cos'è che cercano i ragazzi in quella merda. La forza della droga è che è buona. Cazzo, se non sai queste cose non perdere tempo a combatterla, la roba.

'Finesse', potremmo dire. O apriti cielo! Qui in Italia un musicista che si è permesso di dire che a volte ha usato cocaina (quando a Milano la si respira nell'aria) è finito nella gogna mediatica.

Grangé invece ci ragiona, a buon diritto. Ma una battuta del genere in un film passa quasi per una boutade, in uno romanzo ha qualcosa di più pregnante.

L'inizio di questo noir è spumeggiante: Anna Heymes, moglie di un alto funzionario parigino, soffre di amnesia e di terribili allucinazioni e spesso ha difficoltà a riconoscere il marito. Dopo varie indagini personali viene a scoprire di aver subito un drastico intervento di chirurgia plastica e che non è quella che ha creduto di essere fino a quel momento.

Da qui una seria di mirabolanti avventure, di fuochi d'artificio, anche di noia ogni tanto, bisogna dirlo, e di capovolgimenti di fronte.

Grangé tiene e devia: nel senso che poi nella vicenda entrano in gioco i Lupi Grigi (formazione terroristica nazionalistica di destra della Turchia), la situazione internazionale, la paura degli arabi (con propositi anche di manipolarli: «il programma si chiamerà Morpho», spiega lui, «perché andremo a cambiare la morfologia psichica di un po' di arabi. Modificheremo la loro personalità, la loro geografia cerebrale. Poi li ributteremo nel loro ambiente d'origine, come cani contaminati in mezzo alla muta») e ovviamente poliziotti deviati (è ormai sport 'mondiale' quello di prendersela con quelli che invece dovrebbero difenderci. Ma tant'è, casi del genere li vediamo tutti i giorni anche in casa nostra!).

Si diceva: Grangé tiene anche se la sua inclinazione a mettere il naso nelle vicende contemporanee a volte ci sembra esagerata e spropositata. Ma la lettura va e i momenti di coinvolgimento sono maggiori delle pause.

Traduce Alessandro Perissinotto, che siccome è un 'noirista' pure lui, può dare una maggiore garanzia sulla possibilità d'acchiappo.



di Eleonora del Poggio


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Mangiabile


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Best thriller – Superpocket, Pag. 682 Euro 6,90

Potrei non parlare del romanzo e chiedermi solo: come fa una mente umana a partorire una storia del genere?
Connotazione negativa o positiva?
In questo specifico caso positivissima.
Non esito a definire Il giuramento uno degli intrecci più straordinari e complessi che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Lo scrittore francese da prova di un talento unico e di una lucidità mentale cristallina ed impareggiabile.

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Garzanti, Pag. 752 Euro 20,00

Giusto qualche settimana fa abbiamo recensito Il giuramento, una riproposta in edicola di Grangé, e ci si chiedeva come facesse una mente umana a partorire trame del genere, così fitte, così piene di colpi di scena, così diversificate e sempre comunque coerenti e precise (una metafora perfetta per 'specificare' i plot sarebbe quella di un fiume che si disperde in centinaia di piccoli rivoli per poi ricongiungersi compatto un attimo prima di 'scendere' a mare).

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