RECENSIONI
Simone Ghelli
L'ora migliore
Edizioni Il Foglio, Pag. 84 Euro 10,00
Strani racconti, non facili da valutare, forse perché discontinui nella qualità, ma questo è inevitabile trattandosi di una raccolta. Racconti diversi, ma anche uniti da un filo conduttore, o meglio da un intreccio di fili che affiorano qua e là lasciando intuire una sorta di tessuto omogeneo. L'Autore dà delle chiavi. Il tema dell'acqua, un archetipo che per lui ha una valenza in più, legata misteriosamente alla storia individuale (nella premessa incuriosisce, ma non spiega). E il tema della malattia mentale, presente in almeno tre racconti. In 'Attenti allo sceriffo' ne deriva una suggestione potente, di quelle sensazioni forti e scomode che ti restano addosso e ti obbligano a rileggere, quasi per esorcizzare, ma anche per gustare meglio, perché il racconto è buono.
Nel sonno, in un sogno che dura da notti, immagino le svastiche riprodursi dalla gobba dello Sceriffo e ridisegnarsi nel cielo, dettate dal movimento del suo bastone. Il grattare ritmico di unghie sulla vetrata interferisce con la trama silenziosa del mio dormiveglia. Ogni mattina, alle sei in punto, le mani sbattono sul vetro smerigliato per segnalare il passaggio dei primi pazienti deformati dalla disciplina dell'istituzione.
In altri, se non c'è la follia, c'è comunque un'atmosfera onirica, febbrile, di coscienza alterata dall'ebbrezza o dal prolungarsi della veglia. Così ad esempio nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, e in quello che la chiude, 'Passaggi dagli sconosciuti'.
In lontananza si udivano ancora le risate delle ragazze che si fingevano impaurite da Leo, trasformatosi per l'occasione in uno squalo tigre. Il profilo del suo corpo gracile e bianco si dimenava nell'acqua, una fiammella che oscillava nel vento e che si spegneva ogni volta che andava sotto la superficie, per poi riapparire improvvisamente dal buio.
(...) Infine ci sono i buchi neri in cui si disperde la trama di quella lunga notte. Non ricordo ad esempio il primo frame, come sia cominciato tutto intendo. E neanche di quando siamo rientrati nella jeep mi ricordo, a parte la fastidiosa sensazione della sabbia che mi pizzica sui testicoli (...) Leo che guida al volante come un demone lo vedo benissimo però, i riccioli rossi al vento...
Molto interessante anche 'L'argine delle abitudini', che ha il pregio di trarre suggestioni da elementi assolutamente semplici e quotidiani, e questo per me è il vero termometro del talento.
Infine, ma non ultimo, è presente l'argomento da cui gran parte degli scrittori (forse la maggior parte, forse addirittura tutti, sarebbe da farci sopra una ricerca approfondita) non riesce a tenersi lontano: il proprio rapporto con l'atto di scrivere. Ghelli ne parla nella premessa.
...l'acqua ha continuato ad accompagnarmi nel mio modo di procedere, di farmi portare dalla scrittura anziché anteporle una trama...
E nel racconto 'L'ora migliore' riprende l'argomento.
Io non ho nessuna lampadina in testa, nessun lampo di genio. La mia luce è a risparmio energetico, e quando si scalda m'illumina i pensieri a giorno, ma ormai si è già fatto tardi per scrivere. Sono per strada, sono sul tram, sto davanti al televisore. I pensieri mi passano davanti con tale velocità che non riesco a fissarli! Eccole allora che arrivano tutte quelle belle frasi che cercavo, ma per colare miseramente a picco nel mio stomaco, dove i succhi gastrici le digeriscono con il sadico piacere del lettore modello.
Coglie nel segno di un problema comune a molti, e mi viene da rispondergli: è vero, Simone, qualche volta ho pensato di girare con un registratore appeso al collo!
Sono tornata più volte su questi racconti, per varie ragioni: qualche cosa non mi ha convinto (stilisticamente c'è molto da perfezionare), qualche altra non mi ha convinto subito, qualche spunto mi è invece sembrato così interessante da meritare un'ulteriore riflessione. E' un libro schivo, quasi dimesso, che rivela i suoi pregi nel tempo.
di Giovanna Repetto
Nel sonno, in un sogno che dura da notti, immagino le svastiche riprodursi dalla gobba dello Sceriffo e ridisegnarsi nel cielo, dettate dal movimento del suo bastone. Il grattare ritmico di unghie sulla vetrata interferisce con la trama silenziosa del mio dormiveglia. Ogni mattina, alle sei in punto, le mani sbattono sul vetro smerigliato per segnalare il passaggio dei primi pazienti deformati dalla disciplina dell'istituzione.
In altri, se non c'è la follia, c'è comunque un'atmosfera onirica, febbrile, di coscienza alterata dall'ebbrezza o dal prolungarsi della veglia. Così ad esempio nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, e in quello che la chiude, 'Passaggi dagli sconosciuti'.
In lontananza si udivano ancora le risate delle ragazze che si fingevano impaurite da Leo, trasformatosi per l'occasione in uno squalo tigre. Il profilo del suo corpo gracile e bianco si dimenava nell'acqua, una fiammella che oscillava nel vento e che si spegneva ogni volta che andava sotto la superficie, per poi riapparire improvvisamente dal buio.
(...) Infine ci sono i buchi neri in cui si disperde la trama di quella lunga notte. Non ricordo ad esempio il primo frame, come sia cominciato tutto intendo. E neanche di quando siamo rientrati nella jeep mi ricordo, a parte la fastidiosa sensazione della sabbia che mi pizzica sui testicoli (...) Leo che guida al volante come un demone lo vedo benissimo però, i riccioli rossi al vento...
Molto interessante anche 'L'argine delle abitudini', che ha il pregio di trarre suggestioni da elementi assolutamente semplici e quotidiani, e questo per me è il vero termometro del talento.
Infine, ma non ultimo, è presente l'argomento da cui gran parte degli scrittori (forse la maggior parte, forse addirittura tutti, sarebbe da farci sopra una ricerca approfondita) non riesce a tenersi lontano: il proprio rapporto con l'atto di scrivere. Ghelli ne parla nella premessa.
...l'acqua ha continuato ad accompagnarmi nel mio modo di procedere, di farmi portare dalla scrittura anziché anteporle una trama...
E nel racconto 'L'ora migliore' riprende l'argomento.
Io non ho nessuna lampadina in testa, nessun lampo di genio. La mia luce è a risparmio energetico, e quando si scalda m'illumina i pensieri a giorno, ma ormai si è già fatto tardi per scrivere. Sono per strada, sono sul tram, sto davanti al televisore. I pensieri mi passano davanti con tale velocità che non riesco a fissarli! Eccole allora che arrivano tutte quelle belle frasi che cercavo, ma per colare miseramente a picco nel mio stomaco, dove i succhi gastrici le digeriscono con il sadico piacere del lettore modello.
Coglie nel segno di un problema comune a molti, e mi viene da rispondergli: è vero, Simone, qualche volta ho pensato di girare con un registratore appeso al collo!
Sono tornata più volte su questi racconti, per varie ragioni: qualche cosa non mi ha convinto (stilisticamente c'è molto da perfezionare), qualche altra non mi ha convinto subito, qualche spunto mi è invece sembrato così interessante da meritare un'ulteriore riflessione. E' un libro schivo, quasi dimesso, che rivela i suoi pregi nel tempo.
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