RECENSIONI
Patrick Modiano
La strada per Chevreuse
Einaudi, Traduzione di Emanuelle Caillat, Pag. 117 Euro 16,00
Nonostante tutto, io amo Modiano.
Nonostante in ogni suo libro si abbia costantemente l’impressione che la storia che si sta leggendo sia già stata scritta nei suoi libri precedenti. E nonostante il meccanismo narrativo che l’autore usa si ripeta ossessivamente, libro dopo libro. Come se fossero tutti capitoli di una sola, unica storia.
Anche in questa “Strada per Chevreuse”, pubblicato da Einaudi, il protagonista è un giovane (Jean Bosmans) alla costante ricerca di un passato misterioso che riaffiora a sprazzi nei suoi ricordi come tanti segnali morse provenienti da mondi lontani.
Come sempre il protagonista della storia è affiancato da una ragazza, Camille detta Teschio, persona silenziosa e quasi eterea, sospesa in una Parigi di cui Modiano traccia la topografia con la precisione esatta di un cartografo (altro elemento costante nei suoi libri).
Questa volta però ci si allontana per un attimo dalla capitale per sportarsi a Chevreuse (quanta musicalità nei nomi francesi), dove Bosmans ha vissuto da bambino e dove probabilmente ha assistito a un fatto che gli cambierà la vita. Intorno a lui, in una storia che si snoda su tre livelli temporali, fanciullezza, gioventù ed età matura, girano i soliti personaggi maschili, loschi e dediti a traffici poco chiari. E ci sono donne di rara bellezza ed eleganza, come Rose-Marie Krawelle, destinata ad essere raggirata e derubata da quelli che riteneva suoi amici. O come Martine Hayward, il cui marito è proprio uno dei tre uomini che minacciano Bosmans per quello a cui ha assistito da ragazzo.
Ma le storie di Modiano si intrecciano e si districano pagina dopo pagina e il filo che le lega non è sempre facile da seguire. Si va nel sud della Francia per sfuggire alle minacce e quando si torna a Parigi, in un agosto dalla luce limpida e rovente, dove tutti i personaggi sembrano svaniti per sempre, non si sa se sentirsi smarriti, se il passato ci ha finalmente raggiunti o se ci si sta tornando.
Probabilmente la Strada per Chevreuse non è il migliore dei libri di Modiano e qualcuno dirà che il premio Nobel che gli è stato assegnato nel 2014 è spropositato. Io ho letto tutto quello che di lui è stato tradotto qui in Italia e credo che bisogna vedere l’autore nel suo complesso.
Qualcuno in Francia (Le monde des livres) ha addirittura paragonato l’opera di Modiano a un'altra ricerca del tempo perduto di un grande autore francese.
Ma io davvero non oso associare i due nomi.
di Massimo Grisafi
Nonostante in ogni suo libro si abbia costantemente l’impressione che la storia che si sta leggendo sia già stata scritta nei suoi libri precedenti. E nonostante il meccanismo narrativo che l’autore usa si ripeta ossessivamente, libro dopo libro. Come se fossero tutti capitoli di una sola, unica storia.
Anche in questa “Strada per Chevreuse”, pubblicato da Einaudi, il protagonista è un giovane (Jean Bosmans) alla costante ricerca di un passato misterioso che riaffiora a sprazzi nei suoi ricordi come tanti segnali morse provenienti da mondi lontani.
Come sempre il protagonista della storia è affiancato da una ragazza, Camille detta Teschio, persona silenziosa e quasi eterea, sospesa in una Parigi di cui Modiano traccia la topografia con la precisione esatta di un cartografo (altro elemento costante nei suoi libri).
Questa volta però ci si allontana per un attimo dalla capitale per sportarsi a Chevreuse (quanta musicalità nei nomi francesi), dove Bosmans ha vissuto da bambino e dove probabilmente ha assistito a un fatto che gli cambierà la vita. Intorno a lui, in una storia che si snoda su tre livelli temporali, fanciullezza, gioventù ed età matura, girano i soliti personaggi maschili, loschi e dediti a traffici poco chiari. E ci sono donne di rara bellezza ed eleganza, come Rose-Marie Krawelle, destinata ad essere raggirata e derubata da quelli che riteneva suoi amici. O come Martine Hayward, il cui marito è proprio uno dei tre uomini che minacciano Bosmans per quello a cui ha assistito da ragazzo.
Ma le storie di Modiano si intrecciano e si districano pagina dopo pagina e il filo che le lega non è sempre facile da seguire. Si va nel sud della Francia per sfuggire alle minacce e quando si torna a Parigi, in un agosto dalla luce limpida e rovente, dove tutti i personaggi sembrano svaniti per sempre, non si sa se sentirsi smarriti, se il passato ci ha finalmente raggiunti o se ci si sta tornando.
Probabilmente la Strada per Chevreuse non è il migliore dei libri di Modiano e qualcuno dirà che il premio Nobel che gli è stato assegnato nel 2014 è spropositato. Io ho letto tutto quello che di lui è stato tradotto qui in Italia e credo che bisogna vedere l’autore nel suo complesso.
Qualcuno in Francia (Le monde des livres) ha addirittura paragonato l’opera di Modiano a un'altra ricerca del tempo perduto di un grande autore francese.
Ma io davvero non oso associare i due nomi.
di Massimo Grisafi
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Einuadi, Pag. 115 Euro 17,50Dunque, un premio Nobel. Patrick Modiano, classe 1945, nel 2014 ha vinto il prestigioso premio letterario.. E il recensore come si pone di fronte ad una situazione del genere, soprattutto se non ha avuto incontri precedenti col vittorioso?
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